• Sab. Nov 23rd, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Le immagini non lasciano spazio ad alcun dubbio. Nel bel mezzo dei festeggiamenti per la vittoria della coppa del mondo di calcio femminile da parte della Spagna, si vede un uomo che prende la testa di una giocatrice tra le mani, immobilizzandola, e la bacia sulla bocca. L’uomo è Luís Rubiales, presidente della federazione calcistica spagnola, e la ragazza si chiama Jenny Hermoso. Mentre Jenny è ancora una brillante giocatrice, il signor Rubiales ha perso la sua carica. Il bacio è evidentemente non consensuale e ha scatenato, lentamente ma inesorabilmente, una vera e propria sollevazione da parte di tutto il mondo femminista e di gran parte della società spagnola. Il fatto risale al 20 agosto, ma in un primo momento passa sotto silenzio. Nessun politico commenta, nessuna istituzione prende posizione, persino l’attenta stampa spagnola non evidenzia la gravità del gesto. A tutti sembra sfuggire la portata simbolica di quel bacio rubato. Ma non alle donne, fortunatamente, le quali cominciano ad inondare i social con commenti durissimi. È un onda che, ben presto, si trasforma in un vero e proprio tsunami mediatico, dal quale è impossibile sfuggire. Tutti sono chiamati ad una presa di posizione riguardo la vicenda. E tutti, sebbene con diversi livelli di aggressività, concordano che il presidente abbia abusato della sua posizione. Naturalmente lui nega tutto e non si dimette, anzi. Resta attaccato alla sua preziosa poltrona, come una colonia di cozze ad uno scoglio. In un assemblea convocata d’urgenza, le sue dichiarazioni di innocenza, il suo giuramento che il bacio fosse consensuale e, addirittura, provocato dalla Hermoso, alcuni passaggi intrisi di un malcelato machismo, ricevono non pochi applausi da alcuni settori della paludata platea maschile presente. Come a dire “Siete donne in un mondo di maschi, ragazze, questo è il prezzo da pagare…”. Una cosa semplicemente inaccettabile. Al punto che la reazione a queste sue dichiarazioni deliranti, e alla sua scelta suicida di atteggiarsi a vittima invece che assumersi le responsabilità del carnefice, scatenano un putiferio ancora maggiore. Rubiales viene bacchettato dalle giocatrici, dai giocatori della nazionale maschile, dagli allenatori, dalla politica, dalla Uefa e dalla Fifa. Tutto il mondo del calcio, e non solo, si erge a paladino della parità di genere e del messaggio universale di uguaglianza e rispetto per gli altri, che il calcio è deputato ad amplificare, grazie alla sua diffusione nel mondo, e alla celebrità quasi mistica raggiunta da alcuni giocatori. All’appello manca solo la giustizia ordinaria che, chiamata in causa dalla Hermoso con una denuncia per aggressione sessuale contro Rubiales, emette contro quest’ultimo – la notizia è di pochi giorni fa – un’ordinanza restrittiva che gli vieta di avvicinarsi alla giocatrice. Il limite fissato è di 200 metri. È una condanna ridicola, se si pensa al contesto, ma è pur sempre una condanna. Rubiales, a questo punto, ha tutti contro, e le sue dimissioni sono un atto dovuto.

Le giocatrici, però, non si fermano. Costringono la federazione a cacciare l’allenatore, considerato molto vicino a Rubiales, e già al centro di un caso precedente, che aveva visto coinvolte sette giocatrici, le quali si erano rifiutate di andare al mondiale, accusando Jorge Vilda, questo è il nome del mister, di mettere a repentaglio la loro salute. Non contente, hanno dichiarato una sorta di ammutinamento, se tutti i collaboratori di Rubiales, e più in generale, tutti quelli ancorati ad una visione “maschiocentrica” del calcio spagnolo, non saranno espulsi dalla federazione.

Tutto questo è celebrato, giustamente, come una grande vittoria del movimento femminista, soprattutto perché ottenuto in un settore esclusivamente imperniato intorno agli uomini, e per il quale il calcio femminile è comunque un’attività marginale. Ma è davvero così? Siamo di fronte davvero ad un cambiamento? Ho qualche dubbio. Giustificare un bacio non consensuale con l’euforia di un momento, è, esattamente, come giustificare la molestia sessuale – di qualunque ordine e grado – con un abbigliamento provocante, o come  tollerare la violenza domestica in nome della preservazione dell’integrità famigliare. Significa accettare l’assioma secondo il quale, in presenza di determinate situazioni, i limiti si possono superare.

Ovviamente, nessun ordinamento giuridico dei paesi così detti “avanzati” accetta più questa impostazione. Ma il fatto che tale diritto sia tutelato dentro un tribunale, non significa necessariamente che quest’ultimo non sia violato impunemente fuori dallo stesso. Se le cose fossero state davvero diverse, se un reale rispetto verso le donne fosse stato un pensiero acquisito ed interiorizzato in tutti i settori dell’interazione umana, la vicenda non avrebbe mai dovuto arrivare in tribunale. Se le cose fossero state davvero diverse, qualche ora dopo il bacio rubato, a mente fredda, il presidente avrebbe dovuto scusarsi pubblicamente e dimettersi dall’incarico. Se le cose fossero state davvero diverse, la federazione spagnola avrebbe dovuto cacciare immediatamente Rubiales, senza neanche attendere le sue eventuali dimissioni. Oppure, in una versione più buonista, se le cose fossero state davvero diverse, Rubiales e la Hermoso avrebbero dovuto presentarsi in sala stampa, e il presidente avrebbe dovuto spiegare al mondo che il suo gesto è stato inconsulto ed ingiustificabile, ma anche che, dopo aver parlato con sincero pentimento alla giocatrice e alla squadra, tutti avevano deciso di continuare il rapporto, per costruire un futuro ancora più radioso la squadra fresca vincitrice della Coppa del Mondo.

Il clamore che ha suscitato la vicenda e l’odore di trionfo che la circonda, ci dimostrano che la strada verso la reale parità di genere è ancora lunga, sebbene più simbolica che altro. Una vittoria è sempre una vittoria. E questa sarà ricordata a lungo.

Fonti: Ctxt, Spagna (tradotto e pubblicato in Italia da Internazionale) -Wikipedia