Fiorentina – Atalanta 3 -2
Gianni Ammavuta
Oggi ero preparato ad un’altra sconfitta. Avevo già scritto il pezzo, lo dico apertamente. I motivi erano vari. Il primo è che l’Atalanta era ed è, sulla carta, molto più forte di noi. Il secondo è che dopo le soste, la Fiorentina, storicamente, ha sempre collezionato brutte figure. Il terzo era il legittimo sospetto che l’umiliazione patita a San Siro, non fosse del tutto smaltita. Quando l’Atalanta, in tutta comodità, è andata in vantaggio sugli sviluppi di un fallo laterale (sigh), ho tirato fuori il pezzo dai toni cupi scritto ieri, e mi preparavo a puntellarlo con dettagli dell’attualità per renderlo credibile. Ma l’Atalanta dimostra di non avere abbastanza fame e non stende la piccola squadra che le sta di fronte. I bergamaschi giocano con sufficienza e il reparto difensivo neroazzurro cade in letargia collettiva sia sul gol del pareggio di Bonaventura – comunque pregevole – sia su quello del momentaneo vantaggio di Quarta, che di testa insacca con una bella torsione. In questa insperata rimonta, l’unica nota stonata sono i tre attaccanti viola: assenti ingiustificati. Ma la Viola è squadra fragile per natura, come già detto. E infatti, per non essere da meno dei loro sonnolenti dirimpettai, la Fiorentina si mette in modalità Subbuteo, e concede un altro gollettto facile facile a Lockman, concedendogli uno slalom in piena area di rigore senza opposizione alcuna, e un tiro sul primo palo che trova nonno Terracciano in versione balneare, il quale si fa passare il tiro sotto la mano. E siamo 2 a 2. Quando tutti sono convinti che il festival degli errori difensivi sia giunto al termine, e che il pareggio sia inevitabile, ecco che gli orobici confezionano il terzo ed ultimo disastro difensivo della giornata: da un ridicolo traversone basso e lentissimo, nasce il colpo di tacco involontario da parte di un difensore atalantino, che devia magicamente la palla verso il centro dell’area, dove tutti la guardano sfilare senza calciarla. Tutti tranne Kouamè. L’esterno viola è lesto ad infilarsi, e a colpire il pallone in spaccata, per il gol del definitivo 3 a 2.
Una vittoria bella per intensità e spirito, che riaccende l’entusiasmo dei tifosi, e che rappresenterà certamente un’iniezione di fiducia per la squadra, in vista della gara di Conference.
Ma il calcio, almeno quello che piace a me, è un’altra cosa.
Inter – Milan 5-1
Francesco e Ludovico Begali
Pioggia su Milano, diluvio di gol (nerazzurri) a San Siro: 5 derby vinti nel 2023, 5 gol presi ( dal Milan): amici milanisti non siete su scherzi a parte e nemmeno su Canale 5. C’è solo l’Inter!!! Tenere palla e non tirare in porta non funziona, specialmente contro l’Armeno che corre come un treno e il Minotauro Thuram, metà Dzeko, metà Lukaku, che fa gol e fa ciao al difensore rossonero Thiaw (pronuncia: Ciao) . Continuate a prender in giro Chala, così segna di più. Frattesi segnerebbe a San Siro anche coi fari spenti. Il Milan pernde una manita secca e dura in faccia. E il Toro Lautaro non ha neppure segnato. Salutate la capolista.
Genoa -Napoli 2 -2
Marco Germelli
Avete presente il gioco dell’oca? Per quanto desueto e giurassico, rimane il gioco più bastardo che ci sia. Ti dà l’illusione di avercela praticamente fatta, ma, se arrivi vicinissimo al traguardo, mettiamo ad una sola, miserabile casella di distanza, ed inavvertitamente ottieni più di uno al lancio del dado, puoi soltanto lambirla, appena toccarla, quella casella….per poi retrocedere dei punti in eccesso, tornando a contemplarla da lontano. E magari il traguardo, alla fine, lo taglia un altro giocatore, che pure era millemila caselle indietro rispetto a noi.
Questo è quanto occorso ieri al Marassi, più o meno. Dominio genoano per oltre un’ora, 2-0 meritato, sensazione al contempo euforizzante e spaventosa di essere ad un passo dall’impresa…. e poi crollo finale, con gli ospiti partenopei che si fanno sotto ed agguantano il pareggio in extremis.
Gioco dell’oca se ve n’è uno.
D’accordo, neopromossa contro campioni d’Italia in carica, comunque un’ottima prova… tutto quello che volete. Ma se il ciuco è il simbolo da sempre della compagine napoletana, stavolta dietro la lavagna col relativo cappello d’asino ci finiscono i rossoblu, per l’oggettiva occasione persa.
Che palle.
Per sfogare il mio disappunto, vado a giocare al gioco dell’oca.