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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Vita e libertà: dialogo sui diritti fondamentali e sul valore della libertà a Con-Vivere

DiFrancesco Morelli

Set 11, 2023

Uno degli appuntamenti più interessanti del festival di Convivere 2023, “Vita e libertà” ha chiuso la rassegna dei dibattiti sul tema “Umanità” domenica 10 settembre alle ore 20 sul palco di corso Rosselli. Ospiti della manifestazione due attivisti delle ribellioni in Iran e Sudan, Rayhane Tabrizi e Yagoub Kibeida, che hanno risposto alle domande della giornalista Gabriella Jacomella. Rayhane Tabrizi, è impegnata per sostenere il movimento di ribellione femminile contro il regime teocratico iraniano. Nata a Teheran, dopo essersi laureata in interpretariato, ha iniziato a lavorare come hostess per la compagnia Iran Air. Questo lavoro le ha dato l’opportunità di visitare molti paesi, fino a quando ha deciso di stabilirsi in Italia, dove è diventata deal manager di una multinazionale ed ha iniziato a dedicarsi al volontariato. Dopo l’uccisione di Mahsa Amini, nel settembre 2022, è diventata attivista contro la teocrazia iraniana. È stata eletta presidente dell’associazione Maanà, un ente che organizza eventi in Italia e all’estero per divulgare la lotta pacifica contro il regime sanguinario iraniano. Tabrizi ha ricordato i molti paesi in cui la libertà, valore dato per scontato nell’occidente, non è ancora garantita  e può essere soppressa nel giro di 24 ore, come in Iran, Somalia, Sudan, Niger. L’attivista ha anche ripercorso le tappe dell’involuzione del suo paese passato da una condizione di libertà  esistita fino al 1979, al regime  imposto dall’arrivo dell’ayatollah Khomeyni. Tabrizi ha riportato le testimonianze sulle atrocità che stanno accadendo in questi anni nel suo paese e ha sottolineato come la ribellione sia appoggiata da uomini e donne che scendono in piazza a protestare contro le regole della polizia morale. Ha citato il caso di Mahsa Amini, uccisa per aver indossato  lo hijab nel modo sbagliato ed ha raccontato delle “procedure” disumane che vengono utilizzate dalla polizia iraniana, che, spesso arresta i manifestanti e li tortura a morte. Il 16 settembre, come ha ricordato l’attivista, sarà il primo anniversario della morte di Mahsa Amini e il regime si sta preparando per evitare altre proteste. Yagoub Kibeida è un cittadino italiano, di origine sudanese. È l’executive director di Mosaico Azioni per i rifugiati e Board member ECRE (European Council on Refugees and Exiles), il cui obiettivo è quello di proteggere e promuovere i diritti dei rifugiati e richiedenti asilo. Kibeida ha illlustrato la situazione dei suoi concittadini in Sudan che stanno portando avanti una rivoluzione pacifica contro la guerra voluta da due generali: Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti, capo di una forza paramilitare del supporto rapido (rsf) che ha attaccato l’esercito regolare capitanato dal generale Abdel Fattah Al Burhan, presidente del paese dopo il colpo di stato del 2021. Il Sudan è un paese che ha attraversato due colpi di stato in due anni, uno nel 2019 e uno nel 2021 e che ancora è sconvolto dalla guerra dei due generali per ottenere il potere. Hemedti è diventato l’uomo più ricco del paese: ha preso con la forza il controllo della maggior parte delle miniere d’oro del paese e fa  affari mandando diversi dei suoi uomini a combattere come mercenari in altri conflitti in Yemen e Libia. Kibeida ha spiegato che il Sudan è anche un paese estremamente vicino alla Russia e a Putin, il quale è riuscito a raggirare le sanzioni europee grazie proprio all’oro del Sudan estratto dalla Wagner ed esportato in Russia. Lui stesso è stato arrestato cinque volte per il suo attivismo e per  avere ripetutamente  portato la questione sudanese alla comunità europea per denunciare i crimini dei due generali, anche se non ha trovato in Europa l’aiuto sperato.

Il dibattito di Con-Vivere ha messo in luce le realtà di paesi come  Iran e Sudan accomunate dalla lotta pacifica per il rispetto dei diritti fondamentali delle persone  e dalla poca esposizione mediatica delle loro vicende all’estero, centrando l’obiettivo di accendere l’attenzione su drammatiche realtà considerate abbastanza lontane da poter essere passate sotto silenzio.