Foto di copertina: la famiglia di Vincenzo Menzione e Emma Frediani
Vennero da Napoli a metà dell’800 e si stabilirono a Massa, dove avviarono diverse attività industriali e commerciali. La storia della famiglia Menzione è diventata un libro: “I Menzione da Napoli a Massa”, curato dallo storico massese Franco Frediani, che dal 6 settembre è disponibile nelle edicole e nelle librerie di Massa. Per ricordare Giovanni Menzione, patriarca della famiglia, Frediani ha voluto anche l’apposizione di una targa di marmo che verrà scoperta venerdì 15 settembre alle 18, alla cui realizzazione ha contribuito anche l’amministrazione massese. La cerimonia, avrà luogo in via Giardini, nella casa che fu la prima abitazione di Giovanni (l’attuale B&B Il Cuore), alla presenza del sindaco di Massa Francesco Persiani, dell’assessore alla cultura Monica Bertoneri e dell’avvocato Ezio Menzione, ultimo erede massese della famiglia. Franco Frediani ha spiegato chi erano i Menzione: “Nel 1869, Giovanni Menzione, agiato commerciante napoletano nel settore del lapideo, decise di trasferirsi a Massa con tutta la famiglia. Quale posto migliore di quello ove intratteneva proficui rapporti di lavoro? In poco tempo gettò le basi di quella che sarebbe divenuta una delle aziende del lapideo più importanti della Toscana. Di carattere affabile e generoso, fu accolto a Massa come un figlio e in breve fu parte attiva della vita sociale, occupando anche cariche politiche quale quella di assessore comunale. Fu Giovanni a sviluppare l’azienda: nel 1871 acquistò i terreni alla Zecca, in località al Buco, al bordo del fiume Frigido, e lì costruì la prima segheria. Seguiranno l’acquisizione di alcune cave, sia a Carrara, che nel versante massese, tra cui la “Madielle”, la “Poggio dei Pucci” col breccia violetta e, di particolare importanza, la “Rocchetta” e la “Valsora Palazzolo” col pregiato bianco P. Quindi aprì una seconda segheria alla Zecca. Nel 1885 acquistò un arenile di 8300 metri quadrati. “in luogo detto Scalo di San Giuseppe” che destinò a deposito marmi, e alcuni anni dopo, nel 1888, comprò anche un bastimento di 131 tonnellate, il “Francesco Primo”, che ribattezzò col suo nome “Giovanni Menzione”. Nel 1889 acquistò un vasto terreno olivato a Ortola in località Magazzone, sulle pendici della Foce. Nel 1892, a monte di Canevara, inaugurò un molino da grano a cilindri con annesso rustico per il custode, a cui seguirono un secondo mulino e un frantoio alla Zecca. Nel 1895 aprì una terza segheria in località ai Margini e comperò alcuni stabili di civile abitazione. Insomma, di anno in anno la “Giovanni Menzione” andò sempre più espandendosi, affermandosi e rafforzandosi sia nel ramo industriale e commerciale del marmo, sia in quello dell’agricoltura col commercio di grani e farine. Giovanni, circondato dall’affetto dei suoi cari, morì il 22 dicembre 1905 all’età di 71 anni, nell’abitazione di via Giardini. I figli Vincenzo e Francesco ereditarono e gestirono il vasto patrimonio, di cui peraltro già si occupavano. Vincenzo a 29 anni, convolò a nozze con Emma Frediani, la figlia primogenita del tipografo Bernardo, uno stimato professionista discendente da antica famiglia di stampatori. La coppia si stabilì nella casa dei genitori di Emma, in piazza Mercurio 14, almeno sino al 1890 quando, l’aumentare della prole, ben 12 figli, li spinse all’acquisto della grande casa di via Alberica, 45 vani su tre piani, più soffitta, cantina ed un giardino piuttosto grande. Come il padre, anche Vincenzo fu parte attiva della vita politica cittadina ricoprendo la carica di consigliere comunale. Riconosciuto unanimemente un benefattore, fu tra l’altro presidente del circolo filantropico “L’amicizia” e contribuì alla costruzione dell’Istituto dei Fratelli Cristiani, fornendo i marmi per i pavimenti. Sotto la direzione di Vincenzo l’azienda si espanse ulteriormente e vennero acquisite altre proprietà. Tra queste, quella che comprende quasi tutto il Monte di Pasta,. Una parte del lato nord fu poi ceduta al comune per accorparla al Parco della Rimembranza, mentre l’area in piano, da via Sottomonte alla Cervara, nell’immediato dopo guerra fu “svenduta” allo stato che, grazie ai fondi americani UNNRA, vi realizzò il Villaggio Apuano. Dopo una vita, tutta dedicata al lavoro e alla famiglia, un inesorabile male strappò Vincenzo agli affetti dei suoi cari all’ancor giovane età di 55 anni: il 24 agosto 1911 morì nella grande casa di via Alberica 23. La casa rimase abitata dai Menzione sin quando gli ultimi eredi si trasferirono nel pisano, dove tutt’ora, l’avvocato Ezio, conduce un avviato studio legale.
Il patriarca Giovanni Menzione