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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Rivoluzionaria da salotto: Amelia Sarteschi

DiAlessandro Fiorentino

Set 5, 2023

Dopo il congresso di Vienna, che seguì la fine del periodo Napoleonico, in Europa si vennero a formare nuove realtà politiche, mentre in Italia il territorio rimaneva ancora oggetto delle brame di altri stati e delle lotte tra i resti dei vari ducati e potentati locali. Sulla scorta dei movimenti rivoluzionari che scossero quasi tutti gli Stati europei, in Italia si formarono gruppi di lotta clandestini di orientamento democratico che, a più riprese, diedero il via a moti insurrezionali esauritisi nel 1861 con l’unità d’Italia. La Carboneria, questo il nome in generale delle organizzazioni rivoluzionarie di quei tempi, promosse i moti del 1820-21 nel Regno delle due Sicilie, quelli del 1831 in Emilia, Marche e Umbria. Tra l’inizio del 1848 e la primavera del 1849 tumulti ancor più forti sconvolsero ancora una volta il Regno delle due Sicilie, la Toscana, il Regno dei Savoia, Venezia, Milano (con le famose “Cinque giornate”) e, oltre confine, Parigi, Vienna, Berlino.Tutti  si conclusero con la concessione da parte dei rispettivi sovrani di una Costituzione o comunque di rilevanti cambiamenti nell’ordinamento politico sociale del proprio paese. Questi moti rivoluzionari furono così imponenti e sconvolgenti che è rimasta ancor oggi nella vulgata la frase “È successo un ‘48” quando si vuole indicare un accadimento di portata rilevante.

Ai moti partecipò il battaglione degli Universitari Toscani composto da studenti delle Università di Pisa e Siena  e fra questi c’era il fivizzanese Angelo Sambuchi. Così riporta Esuli Luigi, nel suo libro “Angelo Sambuchi e gli altri : per una storia del Risorgimento a Fivizzano”, dagli scritti di alcuni protagonisti di quell’impresa:“A Pisa in quel marzo 1848 gli studenti indossarono la divisa e presero il trano che dalla stazione di Pisa portava a San Rossore … poi per Aulla, Pontremoli ed il Passo della Cisa. Ma i piemontesi che erano sull’altro versante della Cisa ritenevano il parmense zona di loro influenza e si opposero al passaggio ed allora i volontari ripiegarono su Fivizzano dove vennero accolti con grandi feste e da qui percorsero a piedi la prima tappa : Fivizzano-Gabellina…Ti ricordi come fummo albergati a Fivizzano ? Non locanda, non alloggio forzato ma la casa di amorosi ospiti che spontanei ci dettero ricovero, nutrimento di cure affettuosissime, straordinarie per bontà naturale dell’animo, per rispetto alla situazione nostra, per chi ha parte di sé in situazione consimile… i coniugi Sambuchi di Fivizzano che avevano un loro unico figlio nel battaglione universitario”.

E così, tra i vari universitari fivizzanesi come Samuele Senni, Gaetano Sansoni, Giovan Battista Sarteschi, Annibale Contivecchi, di soli 16 anni e Antonio Zannoni, che presero parte attivamente agli scontri sul campo, bisogna prendere in considerazione anche chi le battaglie le faceva in altri luoghi: i salotti.

Già dai tempi dell’illuminismo, i salotti erano dei cenacoli culturali dove artisti di ogni genere potevano esibirsi o comunque mettere in evidenza il proprio operato, al fine di trarne vantaggio e notorietà. Erano diffusi in tutta la penisola e rappresentavano, in un certo senso, un elemento di unità. Nei salotti,  le dame ospitavano e intrattenevano i propri ospiti, appellandosi all’arte della conversazione, per divertirsi, ma anche per discutere di vicende politiche  concrete. Il pubblico dei salotti era eterogeneo: per la prima volta, uomini e donne si trovavano all’interno di uno stesso spazio, in posizione paritetica. Inoltre le signore, al centro di tutte le dinamiche sociali dei salotti, erano corteggiate da diversi uomini, attratti da questo nuovo ruolo assunto dalla figura femminile, lontana dal modello di angelo del focolare domestico.

Una di queste dame assunse un ruolo molto importante: si tratta di Amelia Sarteschi, che nacque a Fivizzano nel 1802, nipote del più famoso poeta Labindo Fantoni. Nella sua vita fu anch’ella poetessa, scrittrice e  promotrice dell’emancipazione femminile. A questo proposito, così scriveva sull’istruzione femminile nel 1835 nella sua “Lettera ad un’amica”: “Se è vero che le donne possono agire grandemente sulla condotta dei loro mariti e su quelle de figli, se è vero che sieno capaci di produrre miglioramenti nei costumi come di concorrere alla grand’opera del perfezionamento sociale, sarà altresì verissimo che meritano esse di essere educate il più diligentemente possibile, che è quanto dire, essere ben istrutte a compiere i propri doveri e poterli adempiere”

Fu una gran sostenitrice del movimento rivoluzionario, specie per i fatti del ’48.  Il suo salotto di Firenze ospitò molte personalità di spicco del tempo, tra poeti, giornalisti, scrittori e studiosi, tra cui possiamo citare  Giuseppe Montanelli (prozio del famoso giornalista) e Francesco Domenico Guerrazzi che di lei scrisse: “ Sbattuti come gran spelta per le città d’Italia dalla fortuna sempre nemica ai virtuosi, i patrioti sapevano di poter far capo al suo ambitissimo salotto; e ciò rappresentava il punto più luminoso della sua vita”.

Il salotto della Calani fu modello per quello che Mathilde Bonaparte, sua cara amica, costituì successivamente a Parigi, dopo il divorzio del 1846 da Anatolio Demidoff. Nonostante una vita non proprio idilliaca, tra  incomprensioni familiari – rinunciò al cognome del padre a causa del suo carattere fermo e violento – la morte del primo marito ed una malattia che la portò lentamente alla morte a soli 54 anni, riuscì a far ruotare intorno a sé ed al proprio consesso personalità influenti che parteciparono a quel complesso movimento rivoluzionario chiamato Risorgimento, che più tardi diede i natali alla  nazione italiana. Una donna proiettata nel futuro che a ragione può essere considerata una madrina della  patria e della storia che ne ha fatto uno stato protagonista nel mondo ed in Europa.