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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Henry Murrain | Colombia

DiGianni Ammavuta

Ago 30, 2023

L’apparel e i modi di fare di Henry Murrain sono esattamente quelli che ci si aspetta di trovare in un uomo che ha deciso di dedicare la sua vita alla gentilezza. Sguardo mite, barba ben curata, dialettica pacata e colta, sobriamente elegante, Henry Murrain è personaggio di rilievo nell’amministrazione di Bogotà, la famigerata capitale della Colombia. Nel 2020, all’indomani della vittoria alle amministrative, l’attuale sindaca Claudia Lopez Hernandez, lo nomina assessore alla cultura, premiando il suo sforzo di combattere la violenza di genere, attraverso un percorso di cambiamento culturale, più che normativo.

Hanry si è laureato in filosofia nel 2001, ma i suoi interessi sono altri, e hanno radici lontane. Nato e cresciuto in un quartiere a maggioranza bianca, Henry ha conosciuto tutte le difficoltà che un bambino di colore, dall’animo gentile e affatto incline alla violenza, può incontrare in un ambiente simile. I soprusi di ieri, l’hanno reso l’uomo che è oggi. Un uomo che ha impostato la sua vita sulla ricerca delle radici della violenza maschile, e sulla creazione di una serie di strumenti innovativi per eradicarla. Il primo di questi strumenti è stata la creazione di “Linea Calma”, una linea telefonica d’ascolto e di aiuto, riservata a tutti gli uomini che si rendono conto di essere in procinto di picchiare la moglie. Un’altra iniziativa interessante è la produzione di una miniserie, trasmessa sui social e negli spazi pubblici, in cui vengono proposte le situazioni critiche più frequenti che precedono o portano alla violenza di genere, e in cui si cerca di far capire agli uomini che è possibile farsi aiutare e fermarsi prima che sia troppo tardi. Ma è “Hombres al cuidado”, “Uomini premurosi”, il progetto che presenta gli aspetti più rivoluzionari e di rottura, rispetto alla metodologia di intervento classica in materia di violenza sulle donne. Hombres al cuidado è un corso formato da quattro moduli di dieci ore ciascuno, il cui obiettivo è quello di “insegnare” agli uomini il mestiere di essere donna, avvicinandoli a tutti quegli aspetti che la cultura sudamericana, intrisa di machismo, considera poco virili e appannaggio esclusivo delle donne: cambiare pannolini, cucinare, rigovernare i piatti, fare la lavatrice, stirare, fare le pulizie di casa. Il progetto ha ottenuto i fondi dall’amministrazione in carica, e il luogo prescelto dove effettuare i moduli, è il Carcere Distrital di Bogotà.

La criminalità, in generale, è un fenomeno legato ad una molteplicità di fattori sociali, ma in Colombia – ma anche in altri paesi sudamericani – essa continua ad essere fortemente intrecciata col machismo: rompere le regole, non temere il pericolo o la morte violenta, esercita ancora una certa fascinazione, e fa sentire gli uomini molto maschi. Da un vero “macho”, ci si aspetta che non pianga mai, che non esterni i suoi sentimenti, che reprima le sue emozioni, e che esprima la sua personalità solo attraverso l’aggressività fisica e/o sessuale. Gli studi di Henry hanno dimostrato che, in realtà, dietro agli episodi anche più efferati di violenza di genere, si nascondo uomini impauriti e insicuri, travolti da un’impulsività quasi infantile. Una larga parte dei 1200 detenuti del Distrital, è formata da uomini colpevoli di reati sessuali o di violenza domestica, e per la maggioranza di loro, la gelosia è stata l’innesco per l’esplosione della violenza. Il Distrital, quindi, rappresenta un terreno di sperimentazione estremo per testare la validità pratica delle teorie antimachiste di Henry. Per due volte a settimana, un’infermiera si chiude nella biblioteca del carcere insieme a qualche decina di detenuti con una passato a dir poco inquietante, e parla loro di consapevolezza, di cura di sé e, soprattutto, degli altri; li aiuta a capire cosa vogliono davvero, e a non temere le proprie emozioni. I concetti teorici sono poi corroborati da prove pratiche di cucina, di pulizia, di cambio di pannolini e così via, durante le quali i detenuti sono invitati a riflettere sulla mascolinità.  Altri esercizi pratici, immaginiamo particolarmente probanti per l’autostima di questo tipo di detenuti, sono il disegno di donne incinte su quaderni color pastello, la vestizione delle bambole, o i giochi di ruolo che simulano situazioni familiari a rischio, e nei quali i partecipanti recitano, improvvisando, sia le parti maschili che quelle femminili. Come quella in cui una figlia minorenne confessa ai genitori di essere incinta. Alla fine i detenuti sono invitati al dibattito per analizzare le posizioni prese durante la recita. Una parte dei moduli, infine, è dedicata alla visione e al commento degli episodi della miniserie fatta realizzare da Henry. La stragrande maggioranza di chi frequenta i moduli si riconosce facilmente nel protagonista maschile di uno o più episodi, e questo li aiuta a capire quanto poco sarebbe bastato per fare una scelta diversa, e non rovinare per sempre la propria vita. Infondere in loro la convinzione che si può abbandonare il machismo e sentirsi uomini comunque, anzi migliori, è la sfida a cui Henry ha deciso di dedicare tutto sé stesso.

Nei paesi occidentali è quasi blasfemo ridurre la comprensione di cosa significhi essere una donna, alla mera esecuzione di una serie di compiti domestici; ma è altrettanto vero che sarebbe irrealistico credere che un uomo colpevole di violenza domestica, si possa redimere attraverso un corso rapido di femminismo concettuale. Perciò, se le esperienze di immedesimazione vissute con Hombres al cuidado, riuscissero a fermare anche un solo atto di violenza, grazie al fatto che l’aggressore ha imparato in carcere che tortura possa essere, banalmente, stirare una camicia a maniche lunghe, sarebbe un piccolo, grande successo di un uomo e della sua convinzione che il cambiamento è sempre possibile.

Fonti: Der Spiegel, (articolo originale, tradotto, stampato e distribuito in Italia da  Internazionale)