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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Passeggiata nel Chianti con Claudio Bonci: il castello di Malclavello

DiSilvia Ammavuta

Ago 26, 2023

terza e ultima parte

Continuiamo a sfogliare il libro «Del perduto e ritrovato castello di Malclavello in Chianti» edizione 2018 Press & Archeos di Donatella Tognaccini e Francesca Marchetti,   con Claudio Bonci.

“Le notizie storiche si fermano però al XII secolo – fa notare Claudio – Quel che accadde dopo è spiegato bene nel libro: per quasi tre secoli non esiste memoria, come se il castello ricordato per l’ultima volta nel 1136 fosse scomparso. Solo nel catasto del 1427 la sua immagine esce nuovamente dalle nebbie della storia, ma ormai profondamente mutata e senza più la denominazione originaria di Malclavello. Il luogo ora è chiamato Serravalle, toponimo che deriva anch’esso da chiusura di valle, quindi sempre attinente alla morfologia del territorio, perciò, o è un luogo che non puoi chiudere bene, oppure quel castello è stato messo a chiusura di quella zona, potrebbe quindi essere inerente alla delimitazione di quel territorio. Nel 1427 fu di proprietà di Bindaccio di Granello Fibindacci signore di Cacchiano, siamo all’interno della famiglia Ricasoli, ed era costituita dalle mura entro le quali vi erano la torre e due casette abitate dai contadini. Dalle mappe dei capitani di parte guelfa sappiamo che nella seconda metà del 1500 divenne proprietario Giovambattista Ricasoli proprietario anche della Torricella, presso Nebbiano.”

Castello di Brolio

Claudio mi indica la direzione in cui si trova Nebbiano, con il dito puntato verso la direzione di Brolio, e Siena. “La storia di Giovambattista è legata a quella di sua sorella Maria Maddalena Ricasoli Quaratasei, proprietaria di Cacchiano dal 1587 al 1591. Quando morì il fratello, che aveva mostrato evidenti segni di pazzia, la sorella impugnò il testamento e vinse la causa sulla sua eredità, tanto che Serravalle in seguito divenne parte della fattoria di Cacchiano. Ed ecco che la pazzia di Giovambattista si lega alla storia che ti volevo raccontare di Galileo Galilei che si svolse alla villa Torricella.”

Mi viene da domandarmi se veramente egli fu pazzo, purtroppo la storia ci insegna che spesso alcuni personaggi scomodi, o troppo sensibili, venivano tacciati di follia per poterli estromettere, per esempio, da un’eredità o per metterli a tacere. Insomma, spesso la stravaganza di alcuni tornava comodo ad altri per potersene disfare. Un esempio, senza andare troppo indietro nel tempo è Alda Merini, scrittrice e poetessa, con un animo di grande sensibilità, la cui pecca probabilmente fu il suo relazionarsi con il mondo esterno fuori dalle regole. Sovente, tutto ciò che usciva dalle regole automaticamente veniva classificato come pazzia. In alcune famiglie erano giochi per togliere potere economico e decisionale.

“Be’, lui veniva considerato pazzo, non fosse altro perché era un burlone e i suoi scherzi spesso erano cruenti.  Alla sua morte, fu istituito un processo a favore della sorella per confermare la pazzia del fratello e in quell’occasione fu chiamato a testimoniare anche Galileo, che rischiò di restare vittima in uno dei tanti giochi – scherzi del Giovambattista.” Un’occhiata all’orologio e realizziamo che, anche questa volta, il tempo è volato. Torniamo indietro continuando a parlare di Galileo , e scendiamo con le suole delle scarpe che scricchiolano sullo sterrato: abbiamo un passo baldanzoso e anche questo mi riporta indietro nel tempo, sarà stata quella parola, per me, così romantica ed evocativa? Borro, piccolo torrente, la sua etimologia è ancora una volta la storia del passato che si affaccia nel presente…