Oggi si va sul monte Sagro, la bella montagna che sovrasta la città di Carrara: infatti, pur trovandosi interamente nel comune di Fivizzano, viene definita la montagna dei “carrarini”. Il monte Sagro è una piramide distaccata dallo spartiacque principale delle Apuane che si erge maestosa con i suoi 1753 metri ed alla cui base esistono varie cave tutt’ora in funzione di marmo pregiatissimo. L’ascesa a questo monte avviene normalmente dal versante marittimo, un pratone con pendenze abbordabili da chiunque con un po’ di allenamento, mentre la parete nord est è praticamente inaccessibile a causa delle sue pareti a strapiombo. Quest’anno, in seguito a un incendio che ha bruciato tutti i vecchi palei, o paleri (erbe infestanti tipiche delle Apuane, che, quando seccano, in estate, possono facilmente incendiarsi)come vengono chiamati in zona, il monte si è ammantato di nuova vegetazione che gli conferisce un meraviglioso verde smeraldo.
Arriviamo di buon mattino alla Foce di Pianza, quota 1269 metri e lasciamo la macchina nell’ampio parcheggio. Si parte seguendo i sentieri CAI numero 172 e 173, che per un breve tratto procedono uniti fino ad incontrare il bivio dove si dividono. Qui lasciamo sulla destra il 172 che prosegue verso la Foce della Faggiola quindi alla Foce Luccica fino ad incontrare il sentiero CAI numero 38 che unisce il paese di Colonnata a quello di Vinca e decidiamo di seguire il 173 verso la Foce del Fanaletto. La scelta è dovuta al fatto che pur essendo il percorso più impegnativo per la sua maggior pendenza, esso ci porterà in vetta in maniera a, come diciamo noi, “dritto per dritto”. Infatti dopo una ventina di minuti abbandoniamo sulla sinistra il 173 e puntiamo direttamente alla cima.
Mi fermo per prendere fiato e noto dabbasso una figurina che sale agilmente: è una ragazza giovane che in breve ci raggiunge, ci saluta con un sorriso e ci sorpassa con il suo bel passo. La cosa non solo non mi turba, anche perchè stiamo facendo una gara, ma anzi mi rallegra per il fatto di vedere giovani, nuove leve, che amano come noi la montagna.
Arriviamo sul crinale ed improvvisamente ci appare in tutta la sua bellezza il Pizzo d’Uccello che, giustamente, viene definito il nostro Cervino; proseguendo oltre incontriamo il sentiero che giunge dalla Foce della Faggiola ed in breve siamo in vetta fino alla grande croce che sovrasta la sommità del monte.
Beh qui, lasciatemelo dire, si gode uno dei panorami più belli che si possano immaginare. La vista spazia su tutta la Lunigiana e poi il Pizzo d’Uccello, il Pisanino che con i suoi 1947 metri di altitudine è il re delle Apuane, quindi la cresta del Garnerone, il Grondilice, il Contrario, il Cavallo con le sue quattro gobbe, la Tambura, il Sella, il Fiocca, il Macina e ancora le Panie ed il Corchia.
Lo sguardo, girando verso sud, incontra lo Spallone e quindi il mare da Livorno al Golfo dei Poeti. Lontano, nelle giornate prive di foschia, appaiono nitidamente le isole di Capraia, Gorgona ed il”dito” della Corsica mente ad ovest si riescono a distinguere le Alpi marittime e l’ardita piramide del Monviso.
In basso c’è la vista terrificante e nel contempo affascinante dei bacini marmiferi che hanno devastato nel corso dei secoli la purezza delle montagne. Canal Bianco, Ravaccione, il Torrione e poco più avanti il monte Betogli, che ricordo da ragazzo con la cima intatta e che oggi non esiste più.
Dopo una breve sosta ristoratrice scendiamo verso la Foce della Faggiola incontrando dei meravigliosi gigli arancione che spiccano sul verde smeraldo del prato. Qui ritroviamo il 172 che con un lungo giro ci riporta alla Foce di Pianza dove concludiamo, certamente stanchi ma pienamente appagati, la nostra giornata.