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Diari Toscani

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Amedeo Modigliani: un livornese a Parigi

DiPierluigi Califano

Ago 12, 2023

Ci sono persone che passano veloci nel mondo. Eppure lasciano un’eredità che li pone di diritto nell’immaginario collettivo. Amedeo Clemente Modigliani nacque a Livorno il 12 luglio del 1884. In quel periodo la sua famiglia viveva le drammatiche conseguenze della bancarotta dell’azienda del padre. Per fortuna, sua madre, Eugénie Garsin, nata a Marsiglia ma di origine livornese, fondò una scuola materna privata e risollevò il bilancio famigliare. Amedeo fu cagionevole fin da ragazzo. Contrasse una febbre tifoide che lo costrinse ad abbandonare gli studi e soggiornare a Capri per riprendersi. Nel 1898, suo fratello maggiore Giuseppe Emanuele, venne condannato al carcere per l’appartenenza al movimento operaio. Amedeo, costretto a casa dalla salute sempre precaria, si appassionò al disegno. Divenne allievo di Guglielmo Micheli che era stato a sua volta allievo di Giovanni Fattori, tanto che Modigliani rimase influenzato dai Macchiaioli, conobbe lo stesso Fattori e Silvestro Lega. Nel 1902 Amedeo Modigliani si iscrisse alla “Scuola libera di Nudo” di Firenze. L’anno successivo si spostò a Venezia dove frequentò l’Istituto per le Belle Arti. Con l’euforia e l’intraprendenza dei vent’anni, decise di emigrare in Francia. Si stabilì a Parigi, in una comune di artisti squattrinati di Montmartre. Sviluppò uno stile unico che non era riconducibile al movimento cubista, molto in voga nella Parigi di inizio secolo scorso. Amedeo Modigliani inventò forse la frase: “Buona la prima”: le sue opere erano dipinte di getto e mai ritoccate. Si interessò alla scultura e ciò che produsse negli anni parigini, fu un punto di rottura con ciò che c’era stato prima. Quelle maschere, quelle bocche increspate, i nasi storti e i colli allungati, erano qualcosa di originale. Amedeo Modigliani dovette abbandonare la scultura a causa delle polveri che peggioravano la sua tubercolosi, retaggio delle continue polmoniti avute da ragazzo. Si dedicò esclusivamente alla pittura e la sua modella divenne Elvira, una donna bellissima incontrata in un caffè parigino. Elvira appoggiata al tavolo e Nudo in piedi, sono due delle prime opere di Modigliani. Parigi ospitava tutti gli artisti più importanti del primo novecento. Amedeo Modigliani conobbe, Pablo Picasso, Diego Rivera, il futuro marito di Frida Kahlo. Poi ancora Max Jacob e Maurice Utrillo, suo grande compagno di sbronze. Conobbe una donna che divenne il suo amore e la sua musa, Jeanne Hébuterne. I suoi ritratti divennero a figura intera e il nudo fu predominante nelle opere. Il 3 dicembre del 1917 una sua personale alla Galérie Berthe Weill fu chiusa dal capo della polizia che rimase scandalizzato da quei nudi esposti, il solito teatrino di vizi privati e pubbliche virtù. Quello stesso anno ricevette una lettera da una donna con la quale aveva avuto una relazione, Simone Thirouz: lo informava che aveva avuto un figlio partorito in Canada, Modigliani non riconobbe mai il bambino che visse fino al 2004 diventando sacerdote. La storia con Jeanne divenne sempre più forte e i due si trasferirono in Provenza. Amedeo e Jeanne divennero genitori della piccola Jeanne, certo un po’ di fantasia non sarebbe guastata, che nacque il 29 novembre del 1918. A Nizza, Léopold Zborowski tentò di aiutare Modigliani a vendere qualche opera. Purtroppo Amedeo riuscì a vendere solo alcuni quadri e i guadagni li bruciò in alcool e droghe. Paradossalmente, in quel periodo produsse le sue opere che oggi hanno il maggior valore. Nel 1919 fece ritorno a Parigi insieme a sua moglie e sua figlia. Affittò un appartamento in rue de la Grande Chaumière. Ritrasse le due Jeanne e continuò a dipingere malgrado la salute si stesse sempre più deteriorando a causa della cagionevolezza e dello stile di vita non propriamente adeguato al suo corpo minato. Incrociò un altro illustre toscano, Gino Severini,  episodio che poi Severini  avrebbe ricordato  nel suo libro: Vita di un pittore. Una mattina di gennaio del 1920, Amedeo Modigliani iniziò a delirare. Era steso nel letto circondato da scatolette di sardine, in completa indigenza. Sua moglie, incinta al nono mese, gli teneva la mano e convocò un medico che diagnosticò al pittore la meningite tubercolare. Modigliani venne ricoverato all’Hopital de la Charité, dove morì il 24 gennaio del 1920. Al dramma si aggiunse quello del suicidio di Jeanne che si gettò dalla finestra della casa dei suoi genitori il giorno successivo a quello della morte di Amedeo. La donna spense anche la vita del figlio che aveva in grembo, rendendo orfana la piccola Jeanne che venne affidata alle cure della madre di Amedeo e portata a Livorno. La breve e intensa vita di Amedeo Modigliani sembra la sceneggiatura di un film. Quella di un uomo che passa velocemente, non prende nulla e ci lascia l’inestimabile valore della sua arte. Amedeo Modigliani riposa nel cimitero di Père-Lachaise a Parigi accanto alla sua musa che gli diede quel piccolo raggio di luce del quale aveva bisogno anche lei.