Quando percorrete il viale XX Settembre, in prossimità dell’antico centro di Carrara, alzando lo sguardo verso le Apuane, si presenta alla vostra vista una cima caratteristica e inconfondibile, non molto alta: infatti, supera di poco i 1000 metri. Quella vetta sono io: il monte Serrone, situato fra Fantiscritti e Colonnata, alla sinistra olografica del monte Maggiore e al culmine del bacino marmifero di Canalgrande, alcuni mi conoscono con il nome di “Campanile di Colonnata”.
Il mio nome deriva per corruzione da “Serra” che significa monte, altura, catena montuosa o comunque cresta. Sulle Apuane è usato in alcune località: Serra di Pariana, Serroni di Forno, Serretta di Resceto.
Un tempo ero dotato anche di un’altra cima di altezza inferiore ai 1000 metri, rivolta a nord-ovest, troncata dall’escavazione del marmo verso la fine degli anni ’90. A questo punto, sorge spontanea una domanda “ma la legge non impone il rispetto delle vette?”.
Molti si chiederanno perché racconto queste cose: in fondo le Apuane sono piene di cime, pinnacoli e vette importanti. Pensiamo soltanto alle cave Cervaiole, quanto danno ha creato l’estrazione del marmo a quella parte del monte Altissimo?
Certo non mi considero più importante di altre, ma come vi ho già comunicato ho una prerogativa fondamentale: la mia sagoma, come si vede anche nella foto, mi associa alla Pietà di Michelangelo. Qualcuno dice che il grande scultore fiorentino, per realizzare quel capolavoro, si sia ispirato proprio a me. Non si sa se sia vero, quello che invece posso testimoniare sono le grandi sofferenze che ho patito quando, per molti anni, sulla mia parte più nascosta all’occhio degli osservatori, sono stata martoriata con imponenti scavi e asportazione di marmo prezioso. Mi sono deciso a prendere carta e penna per dare continuità ad un percorso che ci riconcili con la montagna. Chi trae vantaggio da questa insana distruzione ha orecchie soltanto per il tintinnio del dollaro, mentre le istituzioni fingono di non capire, oppure adottano provvedimenti che non solo non cambiano lo stato delle cose, ma addirittura lo rinforzano, vedi l’articolo 21. Il mio unico desiderio è quello di rivolgermi alla comunità, la mia unica speranza è la presa di coscienza di coloro a cui sta a cuore la tutela del paesaggio e della natura.