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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Antonio Meucci: i sogni di un italiano

DiPierluigi Califano

Lug 29, 2023

Vincerei facile se scommettessi sul primo gesto che fa ognuno di voi al mattino. Prende il telefono cellulare e controlla se ci siano notifiche di vario genere. Chissà se Antonio Santi Giuseppe Meucci avesse previsto quanto l’invenzione del telefono avrebbe cambiato per sempre il mondo che sarebbe arrivato dopo di lui. Nacque a Firenze il 13 aprile del 1808, nel quartiere di San Frediano. Nel 1822 fu ammesso all’Accademia delle Belle Arti, durante i sei anni di frequenza studiò, oltre le materie base, la chimica, la meccanica e la fisica. La famiglia Meucci era numerosa, erano nove figli e il giovane Antonio dovette iniziare a lavorare per partecipare al bilancio famigliare. Fu assunto come custode in una delle porte fiorentine. Antonio Meucci non era certo tipo che si accontentava, integrò il lavoro con quello della preparazione dei fuochi d’artificio. Purtroppo il 4 aprile del 1825 ci fu un incidente e rimasero ferite otto persone. Antonio Meucci venne condannato al carcere, la pena venne sospesa. Nel giugno dello stesso anno un suo collega cadde e si ruppe una gamba, Meucci venne accusato di negligenza e si aprirono le porte del carcere. Rimase pochi giorni e venne liberato. Si fece trasferire in un’altra porta, quella di San Gallo. A causa di una disputa amorosa: si era invaghito, corrisposto di una ragazza, che aveva rifiutato un suo collega, gli si aprirono di nuovo le porte del carcere. Il  collega ferito lo provocò a tal punto da fargli lasciare il posto di lavoro e Antonio Meucci fu accusato di abbandono del servizio. Le donne causarono altre due incarcerazioni a Meucci che decise di licenziarsi nel 1830. Trovò lavoro nei teatri fiorentini, avendo avuto l’esperienza del Teatro della Pergola come attrezzista con nozioni di meccanica, chimica e arti figurative. In quel periodo allestì un piccolo laboratorio per effettuare i suoi primi esperimenti. Durante la sua esperienza in teatro conobbe Maria Matilde Ester Mochi che sposò il 7 agosto del 1834. Una delle maggiori attrattive per il mondo era, all’epoca, l’opera italiana, che aveva estimatori importanti. Grazie a ciò, un impresario proveniente da Cuba ingaggiò la compagnia della quale faceva parte Antonio Meucci con sua moglie e il brigantino Coccodrillo li condusse all’Avana,  dove Meucci andò anche per fuggire alle condanne pendenti per le quali gli era stato ritirato il passaporto. Il contratto durava cinque anni ed era rinnovabile. Antonio Meucci venne in contatto con ingegneri locali e li aiutò inventando dei filtri per l’acqua che aveva una durezza molto elevata a causa di agenti inquinanti. Nelle sale del Gran Teatro dell’Avana, Antonio Meucci attrezzò un laboratorio-officina nel quale poté effettuare esperimenti vari, tra i quali una speciale formula per la conservazione dei defunti da riportare in patria. Agli inizi del 1848 si interessò di galvanostegia e si erudì al punto di essere stato il primo ad introdurre la ricopertura elettrochimica con oro e argento in America. Divenne molto popolare e gli venne commissionata la ristrutturazione del Gran Teatro rimasto lesionato da un violento uragano. Progettò un nuovo impianto di ventilazione e un meccanismo per alzare sipari e palchi. Nel 1849 nel corso di esperimenti di elettroterapia, scoprì la trasmissione della voce per via elettrica. Antonio Meucci diede il nome alla sua invenzione, la chiamò: telegrafo parlante, poi peggiorò denominandolo: telettrofono. Nel 1850, alla scadenza naturale del contratto, la compagnia teatrale si spostò a New York. Solo Antonio non partì insieme a loro a causa della morte di sua figlia di sei anni. All’inizio di maggio del 1850 i coniugi Meucci arrivarono a New York e si stabilirono a Staten Island. In quel periodo un altro illustre italiano si trovava in America, Giuseppe Garibaldi. Totò e Peppino si incontrarono e divennero massoni della Loggia Tompkins. Meucci aprì una fabbrica di candele steariche, che non ebbe molto successo, era troppo avanti. Nel 1854 sua moglie Ester fu costretta a letto da una grave forma di artrite reumatoide, probabilmente contratta durante il soggiorno a Cuba, dal clima molto umido. Antonio Meucci per poter comunicare con Ester mise a punto un collegamento telefonico tra la camera da letto e il suo laboratorio. Furono i primi esperimenti. Successivamente Meucci riuscì a collegare trenta telefoni usando un nucleo magnetico permanente, una bobina e un diaframma in pelle. Antonio Meucci perfezionò il suo prototipo sostituendo il diaframma con uno in metallo e un coperchio che fungeva da cono audio. In quegli anni Antonio Meucci dovette fronteggiare gravi disagi economici e fu vittima dell’esplosione del traghetto Westfield che collegava New York a Staten Island, rimanendo infermo a lungo. Nonostante le difficoltà il 12 dicembre 1871 fondo la Telettrofono Company, avrebbe avuto bisogno di un ufficio marketing. La società si proponeva di ottenere brevetti e vendere licenze, compresa quella dell’apparecchio di comunicazione che aveva inventato. La difficoltà fu quella di reperire i 250 dollari che all’epoca erano una cifra esorbitante per depositare un brevetto regolare. Nel 1872 Antonio Meucci si rivolse a Edward B. Grant per sperimentare la sua invenzione. Si fidò a tal punto che gli consegnò i disegni delle sue ricerche. Grant aveva come consulenti, Alexander Graham e Elisha Bell che videro nell’invenzione di Meucci una miniera d’oro. Infatti Grant tergiversò e fece scadere i diritti di Meucci che fece causa a Grant e suoi compari. Antonio Meucci non riuscì ad avere giustizia e morì il 18 ottobre del 1889 nella sua casa di Clifton a Staten Island. Riposa insieme ad Ester, al Garibaldi-Meucci Museum di New York. Malgrado le fredde leggi e la burocrazia, Antonio Meucci ha inventato quel mezzo che ci permette di comunicare ed essere più vicini e questo lo sanno anche gli americani che si sono appropriati del sogno di un toscano, di un grande italiano.