È stata una settimana difficile. Sono stato sospeso tra la voglia di andare a vedere il film di Barbie oppure andare ad un concerto di Al Bano, e, magari, anche andare a piedi a Capo Nord. Fortunatamente non ho avuto il tempo di fare nessuna delle cose e la domenica è arrivata come una ciambella di salvataggio. Oggi cambiamo stabilimento, per il semplice fatto che abbiamo parcheggiato a 180 chilometri da quello abituale. All’ingresso c’è uno che parla come Finocchiaro di Compagni di scuola, speriamo che non arrivi Fabris, altrimenti lo distrugge psicologicamente. La passerella che ci porta verso il mare è di un legno scuro che ricorda il colore della pelle dei signori Aiazzone. Il bagnino somiglia maledettamente al cantante Christian. Quando arriva una sua amica e l’apostrofa con la parola “cara”, i nostri dubbi sul fatto che sia un vero bagnino, aumentano. Ci accomodiamo su dei lettini risalenti all’impero asburgico: per fortuna siamo in riva al mare. Passa un omino piccolo di statura, che indossa una cesta e si autodefinisce “tellinaro”: in pratica è lui stesso lo strumento per raccogliere le telline, licenze linguistiche tipicamente romane. Accanto a noi ci sono delle donne che hanno labbra e seni posticci. La cosa meravigliosa è che quando passa il venditore di gonfiabili ne acquistano uno a forma di fenicottero e un altro a forma di unicorno. Resto basito perché i due gonfiabili somigliano a Fassino con un evidente problema di ipertiroidismo. Si raggiunge l’apoteosi nel momento in cui le due donne salgono sui gonfiabili ed entrano in acqua: la sensazione è quella di vedere dei gonfiabili su dei gonfiabili. Decidiamo di entrare in acqua e ci accorgiamo che la profondità massima è di circa 12 centimetri, questo avvalora il fatto che il bagnino sia il cantante Christian. Assistiamo alle carampane che giocano con i gonfiabili imitando una battaglia in acqua, Fassino è perplesso. Ci stendiamo al sole e dietro di noi c’è una coppia che mangia come se non ci fosse un domani. Quando tirano fuori i cannelloni in confezione da 180, immaginiamo i loro succhi gastrici spaventati. Devo andare a fare la spesa, il frigorifero intona canti tirolesi con l’eco. Usciamo dallo stabilimento e in lontananza le note di Cara il tempo vola, ma tu da ora non sei più sola: Cuccarini scansate.