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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Lamenti da ‘l Furtin   

DiPietro Marchini

Lug 20, 2023

Abito in una pineta a due passi dal mare, in quello che, mi dicono, sia il centro storico di Marina di Carrara o, se volete di Marina est. Dovrei essere contento di respirare l’aria dei pini e la salsedine che mi arriva dal mare, ma non è così, qualcuno forse pensa che io sia un incontentabile e allora provo a far capire il perché di questo mio stato d’animo….. scusate stato di pietre.

Venni ad abitare in questo sito, agli inizi del 1800 quando, in seguito alla rivoluzione francese, ci furono importanti rinnovamenti anche nel campo dell’arte, della cultura e delle tecnologie. In particolare, per quel che mi riguarda più da vicino, l’inventore francese Claude Chappe ideò un sistema di comunicazione a distanza che fu denominato “segnalatore ottico”. Aveva lo scopo di trasmettere: dati, lettere, numeri facendo uso di appositi codici, da una zona ad altre dotate del solito sistema. Io avevo il compito di mandare o ricevere informazioni con località della Versilia e soprattutto con la fortezza Castruccio di Avenza. Per esempio navi sospette o dichiaratamente nemiche o corsare che fossero in procinto di avvicinarsi alla costa. Come si può facilmente intendere il mio lavoro era di notevole importanza, tanto che mi definirono “scrittore a distanza”.

Nel 1837 Samuel Finley Breese Morse pittore, storico e inventore statunitense, mise a punto un progetto che realizzò insieme al suo collaboratore Alfred Vail nel 1848: sto parlando del più famoso Alfabeto Morse, che servì anche a Guglielmo Marconi quando, nel 1896 inventò il telegrafo senza fili, questo alfabeto è ancora oggi, in parte, utilizzato dai radioamatori.  Bene o male, fate voi, la nuova tecnologia mi tolse il lavoro e l’incuria umana ha fatto il resto. Ricordo perfettamente il tempo della mia attività, quando ancora non c’era la pineta ed io ero interamente circondato da blocchi di marmo in attesa dell’imbarco. Non posso scordare la Marina, Montemarcello, l’orizzonte lo scrutavo giorno e notte senza interruzione, a volte mi sentivo un po’ stressato, ma ero felice di essere utile e di godere di una vista superba, che non a tutti è consentita. Vivevo in una Marina di Carrara senz’altro più povera, ma più tranquilla e serena, ero felice quando ascoltavo il vociare, o meglio le urla e a volte anche le parolacce, che uscivano dalla bocca dei più fanatici appassionati di calcio. A proposito è parecchio tempo che non le sento più, cosa è successo?

Non voglio pensare che questo campo di calcio, dove giocava una squadra che si chiamava “La Portuale”, sia stato chiuso e magari invaso dalle erbacce alte fino al muro di cinta, non voglio credere che una comunità, che si definisce dignitosa, rinunci allo sport soprattutto quello che serve molto alle giovani generazioni. Io so, per esperienza, che in assenza di luoghi e passatempi corretti come quelli sportivi, ai ragazzi non resta che tuffarsi in assembramenti che durano tutta la notte e confondono il cervello. È  passato molto tempo e lo si legge perfettamente nella mia immagine, “solo perduto e abbandonato”: sì, proprio come nella Manon del grande maestro Giacomo Puccini. Per fortuna qualcuno ancora mi guarda anche se in modo compassionevole, sono spesso circondato da cani al guinzaglio che padroni premurosi portano allo sgambatoio, e che mi lasciano un segno tangibile del loro affetto, anche se è poco piacevole l’odore.

Mi scuso per non essermi presentato prima, sono la Torretta di via Garibaldi, quella che i marinelli, in modo molto amichevole chiamano “’l Furtin”. Avevo bisogno di sfogarmi e di raccontare la mia storia.  Vi sembra un fatto normale che io sia trattato in questo modo? Potrei essere ancora utile per tante manifestazioni e richiami di ragazzi e giovani che vogliano riconoscersi nella natura e nella storia, ma qualcuno deve pensare a ridarmi la dignità che mi spetta.