Ezio Bienaimè nacque a Venezia il 13 febbraio 1923. Il padre, Angelo, ornatista specializzato in temi floreali, aveva sposato Anna Bavaro, originaria di Venezia ed aveva accettato di lasciare Carrara per andare a lavorare nel grande laboratorio di scultura del suocero. A Venezia nacque anche la sorella Licia. In seguito La crisi economica del 1929, che aveva travolto gli Stati Uniti, ebbe effetti anche sul mondo della scultura e la famiglia Bienaimè, trovandosi in difficoltà decise di rientrare a Carrara. Ezio, unico maschio dei quattro figli di Angelo Bienaimè, a Carrara erano, nel frattempo, nate altre due bambine, Dora e Albarosa, venne particolarmente seguito e instradato dal padre a coltivare l’evidente attitudine all’architettura, che rientrava in una propensione per l’arte e per la scultura trasmessagli dai suoi avi che si erano distinti in queste discipline. Ezio frequentò l’Accademia di Belle Arti di Carrara e si diplomò nell’anno accademico 1940-1941. Dal padre, sin da quando era bambino, Ezio aveva ereditato anche l’interesse per la filatelia, passione che coltivò per tutta la vita e che lo vide anche autore di un piccolo trattato dedicato al 100 lire Democratico. La morte prematura del padre, 1942, segnò profondamente Ezio che cominciò a lavorare come disegnatore nella zona industriale di Carrara sotto la direzione degli ingegneri Papasoli e Simoncini, dai quali acquisì notevoli competenze sugli aspetti strutturali della progettazione. Nel 1943 fu richiamato in guerra finendo nel Battaglione San Marco, con il quale, l’anno successivo partecipò a una pericolosa azione nel porto di Ancone da cui uscì gravemente ferito. La lunga convalescenza la passò a Venezia dove conseguì il diploma di liceo artistico e si iscrisse all’Istituto Superiore di Architettura. Ancora una volta, però, gli eventi storici condizionarono il suo destino: nel 1945 venne arrestato dall’esercito inglese e portato nel campo di concentramento di Grottaglie, a Taranto, dove restò fino al 1946. Una volta rientrato a Carrara, decise di riprendere gli studi iscrivendosi alla Facoltà di Architettura di Firenze. In ambiente universitario cominciò a stringere relazioni con alcuni suoi insegnanti, nomi prestigiosi dell’ambiente che notarono subito il talento dell’architetto carrarese e, ancor prima della laurea, cominciò a progettare edifici. Già nella villa Martinelli a Carrara del 1949 – edificio articolato su tre livelli seguendo l’andamento del terreno e caratterizzata da un rivestimento marmoreo dell’artista carrarese Cherubino Binelli – Bienaimé aveva dichiarato l’essenza della sua architettura nel rapporto con l’ambiente circostante e nell’uso espressivo dei materiali, essenza che nei lavori con Ricci si fa sempre più esplicita. Si vedano, a questo proposito, gli edifici per abitazioni in via Nazario Sauro (1955) e villa Leva a Carrara (1958), casa Balmain a Marciana Marina (1958-1960) e i concorsi per la sede del comune e per la Camera di commercio di Carrara (1957-1958). Nel 1954 si sposò con Mirella Trusendi, da cui ebbe tre figli, Claudia, anche lei architetto, e Nicola e Michele. Nello stesso anno, aprì uno studio con Aldo Pisani e ricevette una serie di incarichi per conto dell’imprenditore carrarese Pregliasco: i palazzi a Marina di Carrara in viale XX settembre e in via Genova (1951, 1955), il grattacielo a Carrara in Piazza Farini, oggi Piazza Matteotti (1955), la Galleria Pregliasco a Massa (1958). Nel 1961, dopo la laurea, realizzò il Museo del Marmo a Carrara, oggetto della sua tesi di laurea, in collaborazione con Dante Petrucci, curandone anche l’allestimento con gli architetti Lenzi e Pisani. Nel 1963, sempre con Pisani, progettò la Galleria Leonardo da Vinci, con negozi, uffici ed edifici residenziali a torre, a Massa; realizzò diverse residenze a Montia, zona collinare nei pressi di Carrara: villa Baruzzo Franzoni (1959), condominio Du Jardin (1960), ville sovrapposte (1963), edificio residenziale a quattro piani (1968). Nel 1967 l’architetto Bienaimè seguì Ricci nei lavori per il padiglione italiano all’expo di Montreal 1968 e dal 1967 al 1977 fu nell’equipe che elaborò il piano regolatore di Pachino, in provincia di Siracusa. Nel 1973 ricevette l’incarico per il piano particolareggiato del Centro storico di Sarzana con Augusto Mazzini: sulla base del PRG di De Carlo del 1966, lavorò al recupero degli spazi urbani storici puntando sui servizi fondamentali della scuola e dell’ospedale e organizzando le vie di circolazione. Fra i lavori degli anni ’70 e ’80 si ricordano la ristrutturazione del palazzo ex-Binelli a Carrara (1979), il restauro di palazzo Buttini a Pontremoli (1982), villa Merlini in Via Monteverde a Carrara (1977). Nel 1988 si occupò dello studio di fattibilità del Mercato Coperto di Carrara e nel 1993 realizzò il progetto esecutivo. Accanto alla professione di architetto, Ezio Bienaimè, portò avanti, dal 1962 al 1992, con uguale passione, anche quella di insegnante di architettura e discipline geometriche al liceo artistico di Carrara. Fu il fondatore dell’Ordine Provinciale degli Architetti di cui, per molti anni fu presidente. Nel 1995 ricette il premio Torre di Castruccio per l’architettura. Bienaimè fu anche, nell’anno accademico 1965-1966, assistente volontario presso la cattedra di Elementi di composizione dell’Università di Architettura di Firenze e poi ancora nel 1966-1967 al corso di Urbanistica II, e nell’anno 1969-1970 fu incaricato della cattedra di Urbanistica del professor Mario Cusmano dove rimane fino al 1974. Tra il 1994 e il 1998 partecipò ad una commissione istituita dal comune di Carrara per mantenere costante il rapporto con le associazioni ambientaliste e di volontariato, proponendo con il suo gruppo un coordinamento degli assetti territoriali del comprensorio Apuano. Morì a Carrara nel 2002.
A Ezio Bienaimè, nel centenario della nascita è dedicata la mostra Da Ezio…a Carrara: Ezio Bienaimè urbanista che si terrà al museo CarMi dal 23 luglio 2023 al 14 gennaio 2024.