di Emiliano Begali
terza e ultima parte
Subito mi accorsi che non solo la pasta andava rinnovata, ma anche tutto il locale. Mi venne, allora l’idea di trasformare il negozio del signor Ragù in una vera e propria casa della pasta, fatta come tutti i formati di pasta più famosi, penne, spaghetti, farfalle, lasagne, tortellini, nella quale si producesse ogni tipo di pasta. Il signor Ragù ne fu entusiasta anche se l’idea non era semplice da realizzare e richiese molto lavoro e molta fatica. Finalmente riuscimmo ad inaugurare la nuovissima Casa di pasta nella quale, non solo si poteva comprare la pasta, ma anche fermarsi a mangiare. Il signor Ragù e gli abitanti della piccola città erano al settimo cielo. Dopo un po’ di tempo, tuttavia, il signor Ragù, a cui la curiosità non era mai svanita, mi chiese di nuovo che cosa mi avesse spinto a lasciare la cucina e io, finalmente, riuscii a dirgli la verità: “Ero diventato una brutta persona, che voleva solo guadagnare sempre di più, per spendere tutti i soldi in cose molto costose e inutili.”. Il signor Ragù mi chiese, allora, se ero fiero di quel comportamento e di aver chiuso tutte le mie attività e io gli risposi che non lo ero: “In questo periodo passato qui con te ad aiutarti – gli spiegai – sono riuscito a capire quali sono le cose che veramente voglio. Non sono quelle che cercavo prima e neppure i miei cinque ristoranti di lusso. Io voglio costruire, anche nel mio mondo, una casa di pasta come questa. Un ristorante in cui ogni tipo di pasta, dolce o salata, può essere cucinata e dove le persone possano essere felici di mangiare, non perché sono in un ristorante di lusso, ma per la voglia e il piacere di gustarsi un buon piatto di pasta come quelli che ho fatto lavorando per te signor Ragù.”. “Hai visto che le cose sono cambiate, finalmente? E molto in meglio!” mi disse il signor Ragù e d’improvviso io ripiombai nel buio come quando ero stato aggredito a casa mia e poi mi ero risvegliato nel mondo in cui viveva il signor Ragù. Quando riaprii gli occhi mi ritrovai sdraiato sul pavimento di casa mia. Tutto era sottosopra, ma a me non importava né di essere stato aggredito, né di essere stato derubato. Quell’aggressione aveva in qualche modo contribuito a far crescere in me il coraggio di portare avanti le mie passioni. Così mi rialzai e decisi di realizzare il mio progetto anche se ci sarebbero voluti anni per farlo: avrei creato la prima casa di pasta del mondo. Ci credevo davvero e non mi sarei arreso mai.
fine
Illustrazione di copertina di Deborah Bertolini liceo artistico Artemisia Gentileschi di Carrara docente professoressa Anna Zavaglia
Illustrazione di Edoardo Di Casale liceo artistico Artemisia Gentileschi di Carrara docente professoressa Anna Zavaglia
Illustrazione di Edoardo Di Casale liceo artistico Artemisia Gentileschi di Carrara docente professoressa Anna Zavaglia