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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Andian p’r erbi: Cavolo selvatico (Lapsana communis), vulgo Gruncin

DiTiziana Telara

Lug 3, 2023

Il Cavolo selvatico, è una pianta diffusa in tutte le zone con clima temperato. In terra apuana cresce dal monte al  piano,  ai margini dei boschi, nei terreni e nei campi incolti, sui muri, lungo i bordi delle strade,  le stradine di campagna e i viottoli. È  una pianta annuale: una volta, veniva raccolta soprattutto  per alimentare i conigli. È  un’erba infestante, un po’ gracile, che ha un periodo di fioritura molto lungo, infatti produce fiori a profusione dalla primavera fino all’autunno, cioè da maggio ad  ottobre. I  fiori si schiudono al mattino verso le 6 o le 7 e si richiudono la sera. Il cavolo selvatico, chiamato in dialetto carrarese “gruncin”, si riconosce particolarmente proprio nel momento della fioritura  per il suo ombrello di fiorellini gialli  che si trasformano poi in piccoli piumini. Ha foglie dalla forma ovale e un  fusto peloso, che  racchiude un succo lattiginoso dal gusto nello stesso tempo amaro e salato, che ricorda quello del tarassaco.

La rosetta delle sue foglie basali  entra nella  rosa degli erbi. Si raccoglie in primavera, nella misura giusta, perché il suo nome, “lapsana”, derivante dal greco λᾰπάσσω lapásso = svuoto, scarico,  fa riferimento alle proprietà depurative della pianta . Per questo motivo le sono riconosciute proprietà evacuative importanti per l’intestino, senza provocare l’irritazione che hanno  tante altre sostanze contenute in famose tisane. Non solo, un tempo, per le sue  proprietà emollienti  era usata in cataplasma  per aiutare a risolvere ingorghi infiammatori dovuti al latte  delle mamme che allattavano. In alcune regioni, infatti,  è chiamata  anche “erba delle mammelle”. È efficace anche per guarire le screpolature. A questo scopo  si può preparare una pomata, mescolando  dello strutto di maiale con  il succo fresco della pianta , oppure si può fare un cataplasma  con le foglie fresche schiacciate e tritate.                                                             

Ancora: l’estratto fluido del “gruncin”  può essere utilizzato per abbassare il tasso di zucchero nel sangue. Le sue foglie sono commestibili e, come quelle del Tarassaco, hanno un sapore amarognolo. Le foglie più giovani e tenere vengono raccolte assieme agli altri erbi, e mangiate crude, nelle insalate miste, oppure  cotte come gli spinaci, o ancora aggiunte a zuppe, e minestre .