Amanti del trekking e dell’alpinismo, Diari Toscani non vi ha abbandonati! Parte oggi una nuova rubrica che racconterà di percorsi, di fatica, di passione e delle grandi emozioni suscitate dai paesaggi montani: Girovagando. A scriverla sarà Gianni Viaggi, esperto di alpinismo e di ricordi. Buon viaggio!
Lo sapevo, ci sono cascato di nuovo: alla mia età, potrei, anzi dovrei, starmene comodamente rilassato su un divano e invece sono qui su questa dannata salita. Alzo lo sguardo e vedo i miei compagni che vanno su, apparentemente tranquilli, mentre a me fanno male le gambe, l’aria mi sembra non voler entrare nei polmoni ed il cuore mi batte a mille. Mi chiedo perché lo faccio e la risposta arriva ben presto: alla prima sosta, mi volto e laggiù, a ponente, vedo il mare.
Siamo partiti da Arni e stiamo salendo sul sentiero 144 verso il monte Fiocca. Arrivati al Malpasso la fatica è sparita. Mi fermo alcuni minuti per riprendere fiato e mi guardo intorno. Che spettacolo! Tutt’attorno montagne verde smeraldo e poi ancora l’azzurro del mare all’orizzonte. Proseguiamo per il bosco del Fato Nero, una enorme, bellissima foresta di faggi secolari in cui la luce del sole fatica a penetrare e dalla quale si esce per arrivare al passo di Contapecore. Poi ancora su fino al passo Fiocca. Un paesaggio lunare dominato dall’imponente mole del monte Sumbra. Non c’è un filo d’erba. Si sale su di un esteso costone di marmo reso grigio dalle intemperie e una volta arrivati, si apre sotto i nostri occhi un’altra scena spettacolare. Laggiù il lago di Vagli, la Garfagnana e la catena montuosa dell’Appennino.
Saliamo fino alla sommità del monte Fiocca. Arrivo buon ultimo mentre gli altri stanno già bivaccando ma non m’importa. La visione che si apre alla vista è impagabile: Sagro, Cavallo, Pisanino, Tambura , Roccandagia, Sella, Sumbra e poi a sud le Panie e quindi ancora il mare. Dopo una breve sosta scendiamo per poi risalire, con rinnovata fatica, verso il passo Sella dominato dal monte omonimo. Qui inaspettatamente ritrovo la grande croce lignea dove, in un lontano febbraio del 1963, avevo posato per una foto che ancora conservo nel mio album dei ricordi coni i miei, allora giovani, compagni di classe. È ormai pomeriggio inoltrato ed è ora di rientrare verso Arni lungo una brutta, bruttissima via carrozzabile di cava che se da una parte ha alleviato il lavoro dell’uomo dall’altra ha letteralmente sconvolto e deturpato il paesaggio una volta incontaminato. Sono stanco ma felice e una volta arrivato a casa, dopo una lunga doccia, mi sembra che la cosa più logica da fare sia quella di aprire una carta dei sentieri CAI delle Apuane e programmare la prossima escursione.