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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini nacque a Corsignano, l’odierna Pienza il 18 ottobre del 1405 e tutto poteva immaginare fuorché diventare papa. Era il primo di diciotto figli, la sua famiglia era benestante. Enea fu mandato a studiare diritto all’Università di Siena. Il giovane preferiva Platone, Cicerone e Seneca allo studio della fredda materia legale. Enea fu accontentato e la famiglia lo mandò a Firenze per perfezionare gli studi umanistici, in quel periodo frequentò: Francesco Filelfo, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini. Enea Silvio dimostrò una certa predisposizione alla goliardia e una passione smodata per le donne. Dopo la laurea si stabilì a Siena ed iniziò ad insegnare. Nel 1431 accettò il ruolo di segretario di Domenico Capranica, il vescovo di Fermo. Partecipò al Concilio di Basilea dimostrando la sua abilità politica e diplomatica. Nel 1435 fu inviato dal cardinale Nicolò Albergati in missione segreta in Scozia e in Inghilterra, sembra che in quel periodo Enea Piccolomini ebbe due figli illegittimi. Erano i tempi del conciliarismo e di un piccolo scisma d’Occidente. Enea Piccolomini fu un paladino dei conciliaristi e appoggiò l’elezione dell’ex duca di Savoia Amedeo VIII, del quale divenne segretario particolare. Nel 1440 scrisse il Libellus dialogorum de generalis concilii authoritate, a difesa dell’autorità conciliare. Due anni dopo entrò alla corte dell’imperatore Federico III e venne nominato poeta laureato. Pubblicò la commedia Chrisis e la novella Historia de duobus amantibus. All’apice della sua carriera di poeta fu colpito da una grave malattia. Una volta guarito ci fu la sua conversione, seguì un regime di vita più castigato e fece pace con Roma dopo aver appoggiato Federico III. Venne nominato canonico della Cattedrale di Trento. Le sue doti diplomatiche furono evidenti nella riconciliazione del papato con gli elettori imperiali tedeschi. Enea Piccolomini prese i voti nel 1446 e venne ordinato presbitero il 4 marzo del 1447. Venne eletto il nuovo papa, Niccolò V, che era un umanista e un amico personale di Piccolomini. Enea venne nominato vescovo di Trieste, dove rimase in carica fino al 1449, quando venne nominato vescovo di Siena. Durante il suo incarico a Siena continuò nel suo lavoro diplomatico. Fu l’artefice di un accordo in Boemia con il capo degli hussiti. Poi accompagnò Federico III a Roma per sposare Eleonora ed essere nominato Re dei Romani e Imperatore del Sacro Romano Impero. Il 1453 fu un anno drammatico per l’Occidente cristiano. Il 29 maggio Costantinopoli cadde nelle mani di Maometto II. Fu un avvenimento traumatico per gli ambienti umanistici, Enea Piccolomini scrisse il Dialogus, un trattato dialogico in cui si rifletteva sull’autorità morale del papato e sulla necessità di una nuova crociata. Nel 1455 Enea Piccolomini tornò a Roma per una missione di carattere diplomatico tra la Germania e il nuovo papa, Callisto III. In quella occasione, con le raccomandazioni dell’imperatore Federico e di altri monarchi, chiese la nomina a cardinale. Il 17 dicembre del 1456 venne nominato cardinale e nel contempo finì di scrivere la Historia Federici III imperatoris. Il 6 agosto del 1458 Callisto III morì e l’abile politica di Enea Piccolomini lo fece salire al soglio pontificio il 19 agosto del 1458. Se all’epoca ci fossero state le scommesse, qualcuno che aveva puntato su di lui, sarebbe divenuto ricco. Assunse il nome di Pio II, in omaggio all’Enea virgiliano che veniva chiamato Pius. Una delle prime iniziative di Pio II fu quella di proporre una crociata contro i turchi ottomani. Il 14 gennaio del 1460 proclamò la guerra santa. Tuttavia non ottenne molto sostegno da nazioni e reami che si fronteggiavano tra di loro, come Luigi XI di Francia e Ferdinando d’Aragona. Non ottenendo il supporto delle potenze occidentali, Pio II fu costretto a cambiare strategia. Fece circolare una lettera indirizzata a Maometto II con la quale gli offriva di essere battezzato e il titolo di imperatore romano. Enea Piccolomini, Papa Pio II riuscì ad intrecciare una serie di rapporti propedeutici al finanziamento della crociata. Ottenne sovvenzioni dagli ebrei, promettendo una protezione contro l’antigiudaismo che poi mantenne. Ebbe relazioni con tutti i monarchi europei, combatté lo schiavismo dei portoghesi. Dopo aver lavorato a lungo, partì per Ancona al fine di condurre personalmente la crociata, era il giugno del 1464. Arrivò nella città marchigiana, come raffigurato da un capolavoro di Pinturicchio del 1502, e trovò cinquemila volontari pronti alla battaglia. I crociati rimasero in attesa delle navi da parte dei veneziani che non arrivarono mai. Pio II contrasse la peste all’inizio del mese di agosto del 1464. Morì il 14 agosto deluso per la mancata crociata contro i turchi ottomani e dal fallito conciliarismo. Il corpo di Pio II fu trasportato a Roma e riposa oggi nella Basilica di Sant’Andrea della Valle. Il Papa per caso ha vissuto intensamente il suo tempo nei mille ruoli che ha recitato. È passato per la vita lasciando un segno profondo.