di Vinicia Tesconi
Nona e ultima parte
Asteros e Licnon corsero fuori dalla navicella appena in tempo, prima della chiusura ermetica della porta. Dalla passerella che dalla Torre uno portava alla terrazza dei lanci, la videro alzarsi rapida nel cielo di Antea e virare giù verso la Terra. Il lancio era riuscito perfettamente. Per la prima volta tutti i tecnici di Antea si fermarono ad applaudire. Poi tornarono subito a preparare gli altri lanci.
<Avete fatto un buon lavoro!> la voce del primo dei tre verificatori fece sussultare Asteros e Licnon che erano rimasti appoggiati alla terrazza a guardare nella direzione in cui era salpata la navicella col bambino ritrovato. I due si voltarono e si trovarono in faccia ai tre saggi del pianeta di Antea. I loro volti impenetrabili non facevano sperare gran che di buono, anche se avevano esordito con un complimento e i due, ormai diventati amici, cominciarono ad aspettarsi una qualche forma di punizione, anche se il lancio era stato salvato. <Abbiamo ritrovato il bambino in fondo…è andato tutto bene, cioè…è tutto ok, ecco..> provò a farfugliare Asteros, dando per scontata l’imminente punizione. Licnon assentì con la testa alla parole di Asteros, anche lei cercando di convincere i Verificatori che il problema era stato risolto in maniera eccellente. <Chi ti ha fatto domande, Asteros?> tuonò il secondo Verificatore e senza lasciargli il tempo di replicare: <Devi imparare a stare zitto!>. Asteros e Licnon si guardarono sgomenti e non proferirono più parola.
<Dunque, stavamo dicendo – riprese il primo Verificatore – che avete fatto un buon lavoro e avete regalato a quel bambino la più straordinaria delle possibilità: vivere. Sappiamo che anche voi, come tutti gli Anteiani, vi struggete dalla voglia di vedere dove arrivano i bambini che facciamo partire da Antea e che questa possibilità è concessa solo per qualche secondo al termine del lancio>.
Asteros e Licnon annuirono, senza sapere bene se quel desiderio di sbirciare sulla Terra, cioè su quella vita che a loro non era stata concessa, fosse considerato un bene o un male dai verificatori. Dopo qualche secondo di pausa, il primo Verificatore riprese a parlare: <Quindi, abbiamo deciso di concedervi la possibilità di dare un ultimo saluto al bambino che avete perduto e ritrovato, da laggiù sulla Terra>. Nessuno dei tre verificatori aveva mutato espressione da quella specie di maschera cupa e impenetrabile che avevano di solito e, per qualche secondo, Asteros e Licnon faticarono a comprendere che erano stati appena premiati. Poi Asteros non potè più trattenersi e gridò: <Evviva! Grazie, grazie mille Verificatori!>. Nell’enfasi del momento arrivò quasi a tendere la mano verso i tre saggi di Antea, ma il loro sguardo altero lo fece tornare subito al suo posto.
<In più…- aggiunse il terzo Verificatore, quello che, praticamente non parlava mai –abbiamo deciso d istituire un nuovo organismo nel sistema di Antea: l’ente recupero bambini smarriti. Una misura in più che dovrebbe garantire ancora più successo ai lanci da Antea. E, visto che di bambini che scappano, voi due, avete dato prova di essere esperti, il nuovo ente sarà diretto da voi>. Asteros, a questo punto, mollò i freni e per la gioia cominciò a saltare trascinando con sè la povera Licnon ancora stordita dalle belle notizie. Fu di nuovo il primo Verificatore a riportare l’ordine: < Adesso è meglio che corriate alla terrazza dei sogni. Il bambino è quasi arrivato sulla Terra e voi potrete salutarlo!>. I due tecnici anteiani non se lo fecero ripetere due volte e corsero verso il primo tifone in arrivo ad Antea per arrivare in pochi secondi alla terrazza dei sogni. Per Asteros, ormai, anche quel mezzo di trasporto era diventato normale. Giunsero alla balaustra dove avevano trovato il bambino proprio nel momento in cui lui comparve sulla Terra. Lo squarcio temporale era aperto e i due amici poterono guardare con calma cosa stata succedendo al bambino.
La porta coi riquadri di vetro si aprì e il ragazzo chiamò la signora coi capelli lunghi e il signore con gli occhiali. Entrarono tutti nella stanza dove c’era la ragazza che adesso aveva in braccio un bellissimo bambino. Tutti avevano le lacrime agli occhi e il sorriso sulle labbra. Il papà del bambino mise un braccio intorno alla ragazza. <Ecco il nostro Jurij> dissero insieme il ragazzo e la ragazza che avevano scelto quel nome perché il ragazzo era un appassionato di astronomia e la ragazza era di origine russe.
<Jurij, come Gagarin: il primo uomo che viaggiò nello spazio> disse il ragazzo e Jurij aprì gli occhi. Per un attimo ricordò dove aveva già sentito quel nome ed anche che Asteros e Licnon gli avevano assicurato che avrebbe continuato a studiare le stelle e l’universo. Una luce attirò il suo sguardo oltre il vetro della finestra: Jurij puntò gli occhi in quella direzione e riconobbe i volti dei due amici che lo avevo salvato e che, in quel momento, lo stavano salutando dallo spazio. Jurij fece un piccolo sorriso verso Asteros e Licnon. <Ciao piccolo Jurij, ci rivedremo quando verrai a visitare le stelle!> dissero insieme Asteros e Licnon e il piccolo diede un leggero sospiro come segno che li aveva sentiti. Lo squarcio temporale si richiuse. Asteros e Licnon si incamminarono lentamente verso il loro nuovo lavoro e Jurij spostò lo sguardo sulle figure che aveva intorno e che lo guardavano piene d’amore. E in quel momento, tutti i ricordi della sua vita su Antea si cancellarono.
Illustrazione di Maria Semina classe IV^ B Liceo Artistico Artemisia Gentileschi Carrara Docente professoressa Doriana Guadalaxara
fine