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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il corpo è un tempio sacro, è l’essenza del noi: Cristina Cacioli docente di design

DiSilvia Ammavuta

Giu 2, 2023

In occasione della sfilata di moda degli studenti della LABA, Libera Accademia di Belle Arti di Firenze, che si è tenuta il 25 maggio 2023 presso il Tuscany Hall, Diari Toscani  ha incontrato la professoressa Cristina Cacioli, docente presso l’Accademia.

Professoressa, chi è Cristina Cacioli?

Sono una donna in cammino in una continua ricerca di risposte.

Lei è docente presso la Libera Accademia di Belle Arti, qual è la materia che insegna?

Design e Ricerca di tendenze.

Il design è il processo di creazione di oggetti esteticamente gradevoli e innovativi, in cui concorrono creatività, conoscenza, tecnologia e competenza, e la ricerca di tendenze in cosa consta?

La ricerca di tendenza analizza il trend, ovvero, l’evoluzione e i cambiamenti legati ai consumatori. Oggi siamo una popolazione che sta invecchiando, quindi lo studio e l’analisi saranno incentrate su questo fenomeno per uno sviluppo di prodotti e servizi che soddisfino le necessità dei consumatori.

C’è correlazione tra trend sociali e trend estetici?

I temi sociali hanno tempi di gestazione lunghi, sappiamo come sarà poi con dieci anni di anticipo, anche se, ultimamente, i tempi si sono ravvicinati. Comunque, dopo la gestazione c’è una “esplosione”. Ogni sfilata prende ispirazione da trend sociali e nella moda i trend sociali diventano trend estetici, per esempio: dopo il Covid, tutte le “aperture” sono state “chiuse” e i colori hanno preso tinte forti, adesso ci stiamo incamminando verso la normalizzazione, e tornano tutti i colori pastello e nude.

,Adesso vorrei fare una connessione fra moda e arte, partiamo con una domanda basilare: cosa è l’arte per lei?

L’arte è il punto di contatto con il mio divino, l’arte è libertà. Avrei voluto fare il liceo artistico, ma poi ho scelto il liceo classico.

E arriviamo alla sfilata “Divine” che si è tenuta questa sera al Tuscany Hall. Perché questo nome, da dove nasce questo titolo?

Nasce dalla necessità di riappropriarci di un aspetto più intimo e far emergere il divino che è in noi, potremmo chiamarlo dialogo con la nostra coscienza ed è quello che gli allievi del 3° terzo anno, l’ultimo, hanno fatto, dando ai loro capi una forma espressiva fortemente personale, con un linguaggio che va ad attingere nel personale. È  la ricerca di un qualcosa di speciale, sono esperienze sull’unicità. La moda è uno dei temi di proposte inedite, entro il quale vi è un dialogo molto intimo, da qui appunto il “Divine” la parte artistica dentro di noi. Ogni progetto è frutto del nostro essere divino, è una necessità che diventa reale, è come se si incarnasse, se prendesse forma.

Arte e moda: quanto è importante avere il coraggio di osare?

È essenziale, fondamentale. In Laba partiamo proprio da questo: uno sguardo sull’arte è importante, solitamente scegliamo un artista e ne studiamo il suo percorso. Quello è il punto di partenza per esprimere in libertà quello che siamo. L’arte ti lascia libero ed è necessario osare per crescere. L’arte è l’unico punto dal quale muovere i primi passi per tirare fuori la natura di ogni studente: liberi e non condizionati dal mercato, liberi di andare a toccare le proprie corde e lasciarle “vibrare”. Questo è il fashion design, sapere interpretare quello che hai dentro, per questo possiamo affermare che il fashion designer è un artista. Alcuni studenti diventano direttori creativi di importanti case di moda. Quello su cui mi preme focalizzare è: meno prodotti e più arte! Il prodotto moda lo trovi ovunque con prezzi diversi. L’obiettivo è quindi lavorare su meno prodotti ma più comunicativi e, siccome il divino crea, sulla creazione.  Il risultato di questo lavoro sono collezioni non replicabili, ovvero: ogni pezzo è a sé, addirittura in alcuni casi non viene fatto il cartamodello perché ogni realizzazione è un’opera d’arte non ripetibile. Ad esempio alla sfilata uno studente ha creato un capo sul quale è stato colato del colore fresco che si è sciolto in passerella. Lo potrà replicare infinite volte, ma ogni volta sarà diverso. È il racconto di una metamorfosi ed è evidente grazie al colore che cola durante il movimento, e il movimento è strettamente collegato al sentire del momento e al modo di “essere”. Le collezioni più creative vanno dritte al cuore di chi indossa quel capo e diventa protagonista, co-creatore di questo abito. E quell’abito si completa in maniera diversa ogni volta che viene indossato.

Durante la serata sono sfilati tanti capi, al di là della bravura delle modelle e dei modelli, degli stilisti, e dell’organizzazione, tutto ineccepibile e di grande effetto, alcuni capi era impensabile poterli indossare con nonchalance, mi chiedo: la Moda oltre a “vestire” è anche una forma d’arte, talvolta provocatoria?

Sì, assolutamente, più che una provocazione, è un andare avanti: la moda è questo, è quella sempre più avanti di tutti ed è sempre finalizzata a fare un passo avanti, ad abbattere le barriere, è il passo dopo l’altro che apre scenari e dialoghi diversi. La provocazione serve ad aprire la porta successiva.

Il rapporto tra Arte e Moda nasce agli inizi del Novecento, con le avanguardie diffuse in Europa, uno dei più noti esponenti stilisti è stato Yves Saint Laurent. 

Yves Saint Laurent è stato lo stilista che negli anni ‘60 creò l’abito Mondrian, fu colui che per la prima volta “osò” trasformare un’opera d’arte appesa alla parete in un qualcosa che si può indossare, un quadro che non è appeso è un’opera d’arte che entra a far parte dell’uomo. Diventa una moda democratica.

Quindi possiamo dire che esiste una moda democratica?

La moda non è mai stata democratica, l’abito è il primo segnale di appartenenza a una classe sociale. Storicamente si dice che la ricercatezza nacque alla corte di Maria Antonietta, solo più tardi iniziò ad essere democratica, con il prêt-à-porter negli anni ‘70 e soprattutto con il fenomeno del fast fashion degli anni ‘90. Prima di allora si parlava solo di couture, l’arte dell’alta moda femminile, in cui vi era ricercatezza nei tessuti con costi elevati che solo nobili e ceti sociali alti potevano permettersi.

Guardando l’abbigliamento si capisce con chi avremo a che fare? Un po’ come chiedere: dimmi come vesti e ti dirò chi sei…

Sì, con varie situazioni, il brand non è più sinonimo di stato sociale, oggi è più apprezzato lo styling. Ciò che è importante è che una persona sappia mettere insieme cose in maniera bella.  Oggi conta di più lo stile che riesci a disegnare su te stesso, la capacità creativa di chi indossa e anche di chi crea: torniamo a quanto dicevamo prima: co-creazione.

Che rapporto ha la moda con l’rte?

Sicuramente l’arte è l’ispirazione, il punto di partenza. Intanto vorrei parlare di arte organica: la natura. Da questa possiamo trarre ispirazione per le forme, per i colori, per le sensazioni e le emozioni che trasmette. Poi c’è l’ispirazione dal mondo dell’arte, nella moda c’è un approccio materico molto forte e quella più vicina è l’arte pittorica, anche se la stessa Street Art è fonte di ispirazione. Approccio cromatico, materico e forme sono i punti in comune fra tutte le varie arti. La scultura agisce per sottrazione, nella moda è l’inverso, spesso si agisce per addizione, abbiamo il corpo che deve essere coperto, l’abito è il contenitore del corpo, l’architettura è il contenitore del corpo e degli oggetti. Il corpo è un tempio sacro è l’essenza del noi. Nasciamo nudi e l’essenza dell’uomo è nuda. Noi aggiungiamo elementi che vanno a dare un senso. Il vestito ha la possibilità di farti stare bene, anche i colori hanno una loro funzione così come il tipo di abito.

La moda prende spunto dall’arte e trasforma quella stessa creatività in abiti, accessori e collezioni? E l’arte prende spunto dalla moda?

Sì, anche se in genere il percorso è inverso, l’arte è precedente alla moda.Da sempre, però possono esserci delle eccezioni.  I trend creator non sappiamo mai chi siano, non si sa mai quale sia stato il punto di partenza.

Quanto è determinante il valore estetico nella moda?

Dipende dal mercato: la moda vive di estetica, ognuno ha la propria sensibilità, ci sono caratteristiche riconosciute esteticamente belle, regole universalmente riconosciute e sono quelle che danno la percezione dell’equilibrio. Provare delle estetiche non universalmente riconosciute è sicuramente il passo per andare avanti, anche se può non piacere. Andare contro i giudizi, è andare oltre. Come creatori di moda è necessario uscire dagli schemi, è fondamentale. Credo non sia un caso se prima abbiamo parlato di osare facendo riferimento alle avanguardie del novecento.

Adesso la domanda è rivolta a Cristina Cacioli, cos’è per lei l’estetica?

Sono molto classica, per me è l’equilibrio, vengo dal mondo dell’architettura, ciò che sta in equilibrio per me è perfetto.

Quando nasce la moda?

Bella domanda, la moda nasce con l’uomo, potremmo partire dalla foglia di fico di Adamo ed Eva, la moda nasce per differenziare i ruoli sociali, è un evidenziatore.

La moda detta una tendenza, ma chi fruisce della moda, a sua volta, che ruolo ha?

Prende l’abito come una traduzione di un suo bisogno. Prima lo stilista dava indicazioni in verticale, adesso la situazione è in orizzontale. Si torna nuovamente alla co-creazione.

Quando e da cosa può arrivare l’ispirazione per ideare un capo di moda?

L’ispirazione può venire da un libro, una frase, un materiale, una caramella con una trasparenza, un quadro, un affresco. È intorno a noi a 360 gradi, basta saperla vedere. L’ispirazione è sempre legata a uno stato emotivo, è una traccia, altrimenti non è funzionale. L’ispirazione si traduce quindi in un impulso creativo sia artistico che intellettuale.

In Accademia ci sono più corsi di studio, un’immersione nell’arte che indubbiamente coinvolge tutti gli studenti, quanto questo favorisce la loro crescita artistica e creativa?

Vede, in Laba, oltre a respirare aria di “grande famiglia” si respira l’arte, gli studenti sono in contatto fra di loro, pur frequentando altri corsi di studio. Ne abbiamo cinque: fotografia, moda, grafica, pittura e arti visive, con alcune sezioni c’è maggiore interazione, e poi, c’è il momento del “caffè”: abbiamo un bar interno, in cui ci sono occasioni di incontro, ma è davanti al distributore automatico, in quei momenti davanti a quella macchinetta, – depositaria di gioie e dolori, di progetti e di scambi – che nascono complicità e condivisione. I ragazzi sono per la maggior parte ricettivi nei confronti di ogni idea o proposta ventilata, e, si sa: l’entusiasmo è contagioso.

Progetti e idee future per i suoi corsi?

Il prossimo anno accademico saremo osservatori cool-hunter: ricercatori di qualcosa di fresco, l’occhio italiano che andrà a monitorare i cambiamenti in Italia, e collaboreremo con un trendbook internazionale Il mio intento sarà anche quello di approfondire i talenti, sono fermamente convinta che ognuno di noi ha uno o più talenti, l’obiettivo per il prossimo anno è far lavorare il nostro Dio interiore.