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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Jurij il bambino che amava le stelle

DiDiari Toscani

Mag 28, 2023

di Vinicia Tesconi

ottava parte

I due tecnici si presero per mano e insieme avanzarono verso la roccia dei sogni perduti. Licnon aveva ancora un po’ di timore, ma la sicurezza della mano di Asteros le diede coraggio e insieme a lui passò attraverso quel blocco enorme che da pietra si trasformò in bambagia e che in pochi passi si dissolse completamente. Il sentiero era finito: davanti a loro c’era solo il balcone dei sogni e appoggiato al parapetto, con il mento sulle manine intrecciate c’era proprio il nascituro scomparso, intento ad osservare le stelle.

<Eccolo!> gridarono in coro Asteros e Licnon, precipitandosi verso il bambino.

Il piccolo vedendoli arrivare sorrise e indicò con una manina un astro tondo e luminoso che si vedeva benissimo in quel momento dal balcone dei sogni. Licnon  si sedette con calma accanto a lui e  seguì con gli occhi quel che lui aveva indicato.

< È  la Luna, piccolo. È  l’astro che illumina tutte le notti della Terra. Su Antea la vediamo solo dodici volte l’anno, ma sulla Terra la potrai vedere ogni notte, insieme a molte altre stelle. Ti va di andare laggiù?> chiese Licnon al bambino.

Il piccolo  non sembrava  molto convinto di muoversi da lì, ma in quel momento la luce intensa della luna illuminò il luogo in cui stavano aspettando l’arrivo della sua  navicella e Licnon  lo  toccò leggermente  su una spalla e gli disse:

<Guarda laggiù. Quella è la tua famiglia. Ti stanno aspettando. Sei ancora in tempo per partire.>

Il bambino guardò.

C’era un corridoio  col pavimento azzurro sul quale era seduta una bella signora coi capelli lunghi. In piedi vicino a lei c’era un signore con gli occhiali. Entrambi guardavano con ansia una porta con due riquadri di vetro. In quel momento dalla porta coi riquadri di vetro uscì un  ragazzo che indossava un camice verde. Il ragazzo andò a parlare con la signora dai capelli lunghi e con il signore con gli occhiali, che erano i suoi genitori. Tutti e tre sembrano stanchi e un pochino preoccupati. Il ragazzo salutò i suoi genitori e tornò dietro la porta. Allora il piccolo si sporse di più per vedere chi c’era dietro la porta e fu allora che la vide. Era una ragazza dai capelli scuri e dagli occhi pieni d’amore. Stava sdraiata su un lettino e anche lei sembrava molto stanca, ma felice di essere lì. Si accarezzava ogni tanto la pancia con  tenerezza. Il ragazzo le andò vicino e, con la stessa tenerezza, appoggiò la sua mano su quella della ragazza. 

< Quei due ragazzi sono i tuoi genitori  e i due signori fuori dalla porta sono i tuoi nonni– gli sussurrò Licnon –Ti stanno aspettando. Non temere. Potrai studiare lo spazio anche da laggiù. Anzi, potrai anche visitarlo! Gli uomini hanno costruito una nave spaziale con la quale si può viaggiare nell’universo!> gli spiegò Licnon.

<E’ vero – continuò Asteros –Il primo a volare nello spazio fu  un astronauta di nome Jurij Gagarin. Anche lui  era stato un nascituro di Antea e proprio qui aveva imparato ad amare le stelle.  Da allora gli uomini hanno fatto molti viaggi nell’universo.  Credimi, ti piacerà stare laggiù!>.

Il piccolo si staccò dal balcone dei sogni e si buttò tra le braccia di Licnon, che cominciò a correre seguita da Asteros  verso un nuovo ciclone che potesse riportarli alla torre uno.  Il viaggio fu turbolento come all’andata, ma questa volta Asteros non ebbe alcuna paura e il bambino, addirittura si addormentò tra le braccia di Licnon. In pochi secondi si trovarono all’ingresso della torre uno: tutto era  pronto per il lancio anche se  i tecnici avevano ormai perso le speranze di vedere partire il nascituro smarrito.

<Ecco il bambino – gridò Asteros – Avanti, tutti ai vostri posti!>

Animati dalla inaspettata bella notizia i tecnici della torre uno si precipitarono alle loro consuete mansioni per far partire la navicella. Lo starter cominciò di nuovo il conto alla rovescia: dieci, nove, otto..

 Licnon  si precipitò dentro alla navicella, seguita da Asteros che voleva assicurarsi che il bambino venisse posizionato bene e che la culletta non avesse problemi.

Sette, sei, cinque…

< E’ tutto a posto, Asteros. Andiamo.> disse Licnon dopo aver chiuso l’oblò della culletta con il bambino dentro.

<Sì, ok. Possiamo andare.> rispose Asteros.

< Buon viaggio, piccolo astronauta! Se un giorno andrai nello spazio ricordati di mandare un saluto al balcone dei sogni perduti!> gli disse Licnon.

Quattro, tre, due…

Asteros prese Licnon per un braccio e  disse: < Dobbiamo uscire, adesso. >

Uno, zero, partenza.

continua…

Illustrazione di Maria Semina classe IV^ B Liceo Artistico Artemisia Gentileschi Carrara Docente professoressa Doriana Guadalaxara