• Ven. Nov 22nd, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

OLTRE|FRONTIERA
Destinazione: Contea di Homa Bay, Kenya
Coordinate: 0°31′40.76″ S 34°27′36.63″E
Distanza da Firenze: 8.611 km

Immaginate di essere un contadino keniota che sta tornando a casa in bicicletta dopo l’ennesima, infinita giornata di lavoro. Il debole cono di luce del fanale, generato dal meccanismo a dinamo collegato alla ruota anteriore, non arriva ad illuminare nemmeno due metri del sentiero polveroso davanti a voi. Oltre, e tutt’intorno, ci sono solo buio e silenzio. La città è lontana, ma il viaggio verso casa è ancora lungo. A sinistra, laggiù dietro le colline, riposa il grande Lago Vittoria.

All’improvviso, come se fosse stato generato – letteralmente – dall’oscurità alle vostre spalle, un uomo vi supera correndo. È veloce, ed è completamente nudo. Non sembra interessato a voi. Ma sembra ripensarci e rallenta fino ad affiancarvi, continuando a guardare dritto davanti a sé, come se in quel momento non steste percorrendo lo stesso sentiero, praticamente spalla a spalla.  È a questo punto che gira la testa verso di voi, di scatto, senza muovere altri muscoli, in modo innaturale, sinistro. Il suo volto è coperto di cenere. Apre la bocca in un sorriso famelico, voi cadete a terra, spaventati a morte. Prima che la ruota anteriore si fermi e il fascio di luce scompaia, fate giusto in tempo a vederlo scomparire nel resto della notte. Sì, è vero, ne avevate sentito parlare, ma credevate si trattasse solo di vecchie leggende tribali. Ora che ne avete incontrato uno, non canzonerete più chi racconta storie sui night runners, i corridori notturni del Kenya occidentale.

Naturalmente questo è un racconto di fantasia, ma sono storie di questo tipo, vagamente inquietanti, che hanno alimentato, di generazione in generazione, il corpo di credenze mistiche che ancora oggi accompagna questo curioso fenomeno socio-culturale.  I corridori notturni esistono davvero: si tratta di persone che, correndo nude, si aggirano tra le case dei villaggi, turbando il sonno degli abitanti con scherzi di varia natura. È  una pratica diffusa in tutto il Kenya, ma nella parte occidentale del paese, sembra essere particolarmente intensa. Non si conoscono le motivazioni originali che hanno spinto i primi individui di queste zone a comportarsi così. Quindi, in assenza di una spiegazione logica, nell’immaginario collettivo i corridori sono persone comuni che, durante il giorno, sono perfettamente integrate nella società, senza palesare alcun comportamento sospetto; mentre la notte, possedute da forze demoniache, di stregoneria o mistiche, vengono spinte a fare cose che normalmente non farebbero, come terrorizzare la gente durante il sonno, nella pace delle proprie case. Non è un caso che nel dialetto locale i corridori notturni sono chiamati jajuok , cioè “strega”. Per molti, la corsa notturna è una maledizione, cui il malcapitato non può sottrarsi, pena la morte. Sempre secondo la credenza popolare, questa “possessione” – oltre a trasformare le persone in corridori notturni – dà loro anche una serie di capacità sovraumane, come quella di domare e cavalcare animali selvatici come gli ippopotami, i leopardi, e i coccodrilli. Nella versione peggiore di loro stessi, i corridori notturni non solo spaventano, ma possono anche nuocere alle loro vittime, ad esempio rendendole mute o addirittura uccidendole. Tutto ciò non è vero, naturalmente, ma rende l’idea di quanto sia radicata – nelle popolazioni locali e fra i suoi esponenti più anziani, la cui parola è sempre molto rispettata – la paura legata al mistero di questa pratica.

Un complesso studio etnografico, basato su decine di interviste nei luoghi, in cui gli episodi di corsa notturna sono più frequenti, ha dimostrato che la corsa notturna, generalmente, viene ereditata dai genitori, per matrimonio o per fascinazione personale. Staccarsene è possibile, ma sembra essere raro. È opinione comune che la corsa notturna sia un bisogno compulsivo, di cui non si riesce a limitare la forza. Dalle interviste emerge anche che i  jajuok  sono accreditati di grande attenzione nella scelta delle vittime delle loro scorribande notturne: donne che vivono da sole, persone che si sono trasferite da poco, anziani. L’intensità di ogni attacco è direttamente proporzionale alla reazione della vittima: tanto più la vittima cercherà di scacciare il corridore o, addirittura, di catturarlo, tanto più l’eccitazione e la “cattiveria” di quest’ultimo aumenterà. Nel campionario di stranezze che un corridore notturno perpetra normalmente, trovano spazio attività quali: gettare sporcizia nelle case attraverso fessure nei muri e nei tetti, spaventare i viaggiatori solitari, fare suoni di animali selvatici, defecare davanti alle porte, picchiare sulle finestre, correre molto velocemente, in modo rumoroso e in stato di nudità totale. Sempre all’interno di studio, colpisce particolarmente l’intervista ad un corridore notturno confesso, che è, insieme, un identikit di poteri e caratteristiche, nonché una difesa della sostanziale innocuità della figura, contenente quasi tutte le credenze popolari finora descritte, ma viste in una prospettiva positiva e di fascinazione. Insomma, una sorta di rivendicazione della bellezza, dell’unicità e dell’elitarismo dell’essere un corridore notturno: e cioè una creatura dominata da forze irresistibili, dotata di poteri eccezionali, padrona della notte, padrona degli animali, profonda conoscitrice degli uomini e delle loro debolezze, abilissima nel non farsi identificare, nè trovare dagli uomini comuni, vittima delle miscredenze e delle bugie.

La realtà è che, nel 2023, i corridori notturni sono percepiti esattamente per quello che sono: persone che, immotivatamente, creano caos, paura e frustrazione, solo per il gusto di farlo. Che questo abbia radici antiche e che sarebbe antropologicamente interessantissimo scoprirne l’origine, non cancella il fatto che il fenomeno sia inaccettabile, anche in una società come quella keniota, con valori, credenze e tradizioni tanto diverse dalla nostra. Inoltre, la persistenza di questo fenomeno è fonte di discriminazione, di violenza e fornisce un ottimo capro espiatorio in diverse situazioni delicate, se così si può dire. Dove non arriva la polizia, infatti, arriva la vendetta privata, la segregazione e l’isolamento, che può derivare dall’essere accusati, magari ingiustamente, di essere un night runner.

Come ho fatto altre volte, finisco con un piccolo consiglio: se proprio dovete andare in Kenya, limitatevi al vostro comodo safari, e non avventuratevi in remoti sentieri interni. Almeno di notte.

Fonti: Internazionale Newsletter “Africana”, Atlas Obscura, Journal of Religion in Africa, Wikipedia