di Vinicia Tesconi
settima parte
Oltre il bordo del pianeta, che era fatto di code di comete abbandonate, si vedeva la volta scura dello spazio nella quale brillavano alcuni puntini luminosi. Ogni tanto il cielo nero era solcato da scie colorate che si dissolvevano in pochi attimi. Non c’era molta luce e il percorso per arrivare fino al limite di Antea sembrava un tunnel oscuro, che, a tratti, diventava completamente rosso o verde o giallo o blu.
Ormai i due tecnici stavano quasi correndo quando, all’improvviso, Licnon andò a sbattere contro qualcosa che fino ad allora era rimasto nascosto tra le tenebre. L’impatto contro l’oggetto misterioso fece cadere all’indietro Licnon, che piombò addosso ad Asteros, il quale riuscì a reggere il colpo e a non farla cadere per terra.
<Accidenti che botta….tutto ok, Licnon?> domandò Asteros, aiutandola a rimettersi in piedi.
< Credo di…sì…ma cosa è stato? Contro cosa ho sbattuto?>chiese Licnon un po’ stordita.
<Non ne ho idea… tu che sei venuta qui tante volte, dovresti saperlo> rispose Asteros con una punta di polemica che fece sbuffare Licnon.
< È vero che sono già stata qui altre volte, ma questa strana cosa non l’avevo mai incontrata, prima> rispose Licnon, avvicinandosi all’ostacolo per capire di cosa si trattasse.
< Qualunque cosa sia – disse Asteros, che non si era mosso dal punto in cui si trovava – posso dirti che ha una gemella. C’è un ostacolo anche qui dietro, identico a quello contro cui hai sbattuto tu. Cioè, praticamente, non possiamo più andare avanti né indietro >.
Licnon si voltò verso Asteros e vide quella stessa strana cosa, grande e dura, che bloccava il sentiero alle loro spalle. Sembrava che due enormi rocce si fossero materializzate dal nulla per tenerli in trappola. Ai lati del sentiero, infatti, c’era una distesa di resti di stelle, comete, pianeti, meteoriti: rifiuti astrali acuminati come spuntoni di specchi in mezzo ai quali era impossibile avventurarsi.
I due ostacoli erano, in realtà, due ammassi di sogni perduti, cementificati nella roccia dei rimpianti, e avevano tutta l’apparenza di essere impenetrabili e insormontabili. Asteros si avvicinò con cautela al masso che aveva davanti per esaminarlo più da vicino, sebbene fosse dello stesso colore del buio che li circondava.
< Forse ho capito di cosa si tratta> disse Asteros, mentre allungava delicatamente una mano, per toccare il masso, scoprendo che il blocco si apriva come una sottile tenda di tulle.
<Ehi! Ma come …hai fatto?> gridò Licnon al colmo dello stupore.
<Sono le rocce dei sogni perduti: si formano quando qualcuno degli abitanti di Antea perde le speranze di realizzare un suo sogno. Le speranze si solidificano e piombano in mezzo al cammino che si sta facendo, per punire chi ha rinunciato a loro. Se si cerca di scalarle o di colpirle per distruggerle diventano dure come pietra, ma se le si tocca con gentilezza e umiltà si aprono come tanti strati di velo, per insegnarti che la speranza non va mai perduta e che si può sempre ripartire per raggiungere un sogno. > spiegò Asteros.
<Credi che questo masso sia formato dalle nostre speranze di ritrovare il bambino?> chiese Licnon.
<In parte. – rispose Asteros – Credo che in questo blocco ci siano anche i nostri sogni perduti per non essere nati. I nostri ricordi hanno attivato la paura di non riuscire a ritrovare il bambino in tempo per farlo nascere, e la paura è proprio l’elemento che contribuisce di più a far perdere le speranze. Per questo le nostre si sono solidificate e ci hanno intrappolato qui. Ma se smettiamo di pensare che falliremo e che anche questo bambino resterà su Antea, come è capitato a noi, allora spariranno. A che pensavi mentre stavi camminando, poco prima di sbattere contro la roccia?>
<Pensavo che…fu proprio perché ero venuta qui, il giorno programmato per il mio lancio, che persi l’occasione di poter nascere e che avevo paura che si ripetesse la stessa cosa con il bambino che stiamo cercando…> disse Licnon senza nascondere un po’ di tristezza.
<E io pensavo che il tempo che abbiamo per ritrovare il bambino sta finendo e che avrei dovuto spiegare al bambino perché non ha potuto nascere…Ecco! Sono stati questi nostri pensieri a far apparire i due massi! > replicò Asteros
<Mi dispiace per quel che ti è successo – continuò Asteros – ma ricordati sempre che noi che siamo rimasti su Antea abbiamo un ruolo fondamentale: preparare i lanci per far nascere i bambini sulla Terra. Se non ci fossimo noi, nessun bambino potrebbe partire. Noi abbiamo perso l’occasione di nascere, ma abbiamo vinto quella di aiutare a nascere tantissimi altri bambini e in ognuno di loro mettiamo un pezzetto di noi, per cui è come se nascessimo anche noi, milioni di volte.>
<Non l’avevo mai vista in questo modo, ma…hai ragione! – esclamò Licnon con un sorriso – E tu devi pensare che si possono compiere imprese incredibili, se si mettono insieme un ex bambino delle nuvole gialle con una ex bambina delle nuvole arancio!> disse Licnon, ritrovando il sorriso.
<Allora muoviamoci, che abbiamo un ritardatario da mettere in viaggio!> disse Asteros, mentre si apprestava a riprendere il cammino. Licnon lo prese per un braccio e lo fermò:
< Grazie amico, hai fatto un regalo al bambino e anche a me!>
Licnon era commossa. Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato, Asteros si voltò e ricominciò a camminare per nascondere che si era commosso anche lui e perché il tempo correva sempre più in fretta.
continua…