Qualcuno sostiene che bisogna guardare al futuro, ma io ho vissuto solo nel passato, come fossi un monumento e forse, un po’ malinconicamente, lo sono diventato. E allora lasciatemi dire: bei mé tempi, quando ero utile alla comunità ed orgoglioso di poter ammirare dalla mia altezza le bellezze del territorio. Nacqui nel 1866, lungo il tracciato della Ferrovia di Stato che collegava la stazione di Avenza a quella di San Martino a Carrara, per il trasporto dei passeggeri. Presi il nome dal proprietario di queste terre, un tale Anderlino Cristelli vissuto nel secondo periodo del XVIII secolo. La mia storia è strettamente legata alla celeberrima Via dei Marmi che, inaugurata il 10 settembre 1876, fu sciaguratamente smantellata, in nome della modernità, il 29 febbraio 1969. A dispetto dei ponti attuali che crollano, anch’io crollai ma sotto il peso delle bombe nella seconda guerra mondiale, e oggi sono ancora qui, come testimone della follia degli esseri umani, capaci spesso di distruggere anziché conservare, di rendere inutile ciò che ancora potrebbe essere valido.
Per più di cento anni sono stato non solo utile, ma indispensabile per il trasporto dei marmi dalle cave agli imbarcaderi della marina. Lungo la via ferrata correva, ansimando e sbuffando, la locomotiva a vapore che trascinava i carri con i blocchi informi o appena squadrati, e che fu usata per un periodo anche per il trasporto delle persone. Lungo il percorso attraversava ponti e viadotti che sono divenuti famosi nel mondo, citerò a proposito i Ponti di Vara, ma anche il Ponte di Ferro, fino alla stazione di San Martino per proseguire verso la marina attraversando Fossola, Monteverde, via Pascoli e finalmente l’Aurelia, dove io staziono. A dire la verità, non per vantarmi, potrei definirmi un’opera d’arte non intaccata dal tempo, dando ragione all’immensità della storia, tuttavia i miei archi consentono ancora il transito di frettolosi e poco interessati automobilisti. Ma cosa volete che ne sappia un ponte del progresso? Ebbene io non sono contro l’evoluzione, assolutamente! Sostituire la marmifera con i camion ha ridotto la fatica dei lavoratori e soprattutto dei buoi. Pensate che gli animali addetti all’agricoltura campavano tre volte di più di quelli costretti a trainare carri con pesi insopportabili. La marmifera ha quindi velocizzato il trasporto del marmo ma, lasciatemelo dire, anche la distruzione delle Alpi Apuane.
Ma, nonostante tutto, da un po’ di tempo mi fischiano le orecchie: ho avvertito che la comunità ha ripensato alla mia storia, forse sono tornato di pubblico interesse, o forse è soltanto una pia illusione. Sta di fatto che il ripristino della “via marmifera” sarebbe un interesse per tutto il territorio, per la visibilità turistica, ma soprattutto per la vivibilità delle popolazioni apuane. Certo, essere percorso da una locomotiva a vapore sarebbe il massimo della felicità, tuttavia potrei essere ancora utile per un suggestivo e caratteristico cammino di viandanti, ciclisti, bambini vocianti e mezzi di locomozione che non richiedono l’uso delle rotaie. Come si fa a non capire che il ripristino di un’antica viabilità, che dal mare porta ai bacini marmiferi, costituisca un sicuro e favorevole investimento per tutta la collettività? Penso al Ponte di Ferro, ai Ponti di Vara, alle innumerevoli gallerie, alle stazioni marmifere, a Fantiscritti legato alla leggenda di Aronte e la Sirenetta, immortalata da una scultura lungo il Carrione di fianco al Ponte alle Lacrime. Ne abbiamo per tutti i palati, purché si smetta di chiacchierare e si inizi con una seria ristrutturazione di un territorio di enormi potenzialità, ma di scarsa, se non addirittura colpevole inerzia da parte delle istituzioni e della popolazione.
Vi prego di scusare lo sfogo, ma ne avevo proprio bisogno. Vi assegno un compito: diffondete il mio lamento, perché un giorno non lontano possa diventare una bella realtà. Un abbraccio a tutti e un bacione ai più piccoli.
Con affetto, il Ponte di Anderlino