Folta chioma bruna, espressione sognante sul volto, una passione infinita per il teatro e una determinazione incrollabile nell’inseguire i suoi sogni: questa è Alessandra Berti, attrice massese, capace di arrivare al cuore degli spettatori con i suoi spettacoli. Altruista capace e perfezionista, sicuramente destinata a un futuro radioso nel mondo dell’arte.
Alessandra, com’è iniziato il suo percorso artistico?
È stato per caso, anche se poi il caso non esiste mai! Una mia amica, mi ha propose di partecipare ad un laboratorio teatrale di teatro-danza. Era il 1999: è iniziato tutto da lì. È stato un incontro dell’anima quello con il teatro, un sentirmi “a casa”, un partire per tornare in me, un ritrovarsi, un viaggio che continua e che, ad oggi, non si è ancora fermato, per fortuna. Un viaggio fatto di amore, passione, incontri, bellezza, arte, consapevolezza, studio e formazione costante, fame, urgenza, comunicazione urgente, libertà, sacrificio: il mio senso di “cura” e armonia. Il teatro civile, quello di cui mi occupo, mi parla continuamente di speranza, di possibilità, di un mondo migliore e di quell’io collettivo capace di toccare coscienze passando attraverso emozioni e messaggi condivisi. Un teatro capace di sperimentare, di cambiare, di evolvere, di rinascere di abbattere muri e costruire ponti, quel teatro che va in qualche modo a portare e a portarmi un abbraccio, che va a lenire la mia solitudine. Il teatro mi dà la possibilità di portare nel mondo, a modo mio, il mio piccolo contributo di luce.
Che successe dopo quel laboratorio?
Non mi sono più fermata: ho fatto corsi, scuole di teatro, provini, master, finchè ho trovato la mia dimensione nel teatro civile, che porto avanti da anni e nell’arte teatro terapia. Conduco da anni un laboratorio permanente di teatro civile che ho chiamato TeatroLabOfficina23 , presso Associazione Aics Musica e Spettacolo Massa Aps, che ho fondato nel 2004 con Mario Maestrelli. Scrivo e produco, portandoli in scena i miei spettacoli di impegno civile e sociale trattando molti temi, dalla violenza di genere, alla Memoria, alla Prevenzione, ai disordini alimentari, ai diritti umani, al tema migrante, all’emarginazione, alla legalità. Il filo conduttore è sempre lo sguardo rivolto al cielo, alla speranza, è sempre un Sì alla vita.
L’attività teatrale è stata una delle più penalizzate dalla pandemia. Lei come l’ha affrontata?
È stata veramente molto dura. Come tutta la categoria dei lavoratori dello spettacolo, abbiamo subito uno stop e molti, purtroppo, si sono arresi. Alcuni hanno cambiato mestiere. Mi sento grata alla vita e anche a me, per non aver mollato. Il fuoco sacro che sento dentro mi ha aiutato a capire ancora di più, nell’assenza obbligata, nell’impossibilità contingente, che sono nata per questo e che è necessario non disperdere il proprio talento, qualsiasi esso sia. Così durante lo stop e la sospensione covid mi sono dedicata a me ed ho terminato il mio percorso di formazione come Art Theatre Counselor – in Orientamento Sociale Arti Terapie Espressive , presso l’Istituto Teatrale Europeo di Roma, ed ho conseguito la qualifica professionale come Tecnico dell’Animazione Socio Educativa presso Serindform Srl in Massa. Nel mio curriculum ho una serie di definizioni: regista, attrice, autrice, insegnante di teatro, mediatrice teatrale, tecnico dell’animazione e altre, ma io amo presentarmi semplicemente come “teatrante”, mi dà più il senso di chi “fa” e si dà da fare, senza risparmiarsi, di chi con umiltà lavora operosamente. Operaia dello spettacolo insomma, più “pop”, del popolo!
Cosa rappresenta l’arte nella sua vita?
L’arte nella mia vita non rappresenta nulla…perchè l’arte è tutta la mia vita, è ciò che sono. Dico questo perchè mi ha permesso e mi permette di mettere insieme tasselli, briciole di pollicino che contribuiscono a formare la mia identità. Mi dà la possibilità di immaginare, di esprimermi, di credere nel dono dell’umanità, è la mia libertà, il mio libero arbitrio, la continua ricerca e produzione di “bellezza”, e la bellezza ci salva sempre. L’arte per me è prendersi cura di qualcosa o di qualcuno, è la mia maternità, il mio equilibrio, la mia pace. È una fabbrica di armonia e benessere, è ciò che mi fa trovare il mio posto nel mondo, il mio senso: è casa, radici, famiglia, mistero che si svela, è verità e amore incondizionato. È accoglienza, è ciò che mi prende per mano dando l’opportunità al mio mondo privato, di incontrare profondamente il mondo di tutti e che dà un senso alla mia esistenza. È la magia che si avvera all’improvviso, una visione che irrompe in me, una canalizzazione di energie e di ciò che non si riesce a spiegare, in quanto imponderabile e, per questo, ancor più straordinario e puro. Il mio teatro è il mio luogo e non-luogo protetto, senza giudizio, in cui poter essere me stessa, essere amata per ciò che sono, amare ed essere riconosciuta. È lo specchio di una società ideale, insomma, ma assolutamente possibile: è il mondo che vorrei, è coraggio.
Lei è una donna poliedrica e dai mille interessi e progetti. Ci può parlare di quello che è riuscita a realizzare sino ad ora?
Il teatro è sicuramente al primo posto ma la mia poliedricità deriva anche da esperienze fatte come organizzatrice di eventi, presentatrice di piccoli e grandi eventi, come animatrice per bambini, anziani, soggetti svantaggiati. Ho per altro scoperto che quando pensi di non avere più tempo per altre cose, magicamente il tempo si riesce a trovarlo, quando c’è ovviamente la volontà di “fare”. Vivo costantemente in cammino, ho sempre fame di conoscere, di conoscermi, mi stupisco di tutto come una bambina e mantengo una curiosità che definirei “viva e vivace”. Ho realizzato molti progetti, che conservo nella memoria, ma sono proiettata continuamente verso quelli futuri perché ogni progetto è una sorta di paragrafo nel libro della mia vita.
Non si stanca mai?
Mi piace anche la stanchezza che a volte mi arriva: ho imparato ad accogliere ciò che mi arriva e ad usarlo come spinta e carburante durante il viaggio. Alti e bassi ci sono, momenti di crisi e di conflitto anche, ma non mollo e vado comunque avanti. Gli abbracci, i feedback delle persone che e incontro sulla mia strada mi aiutano molto, come gli applausi a fine spettacolo o a scena aperta, che mi riempiono di una ricchezza inestimabile che amo. Dunque i progetti fatti si trasformano in progetti che proseguono, facendomi sentire viaggiatore e non passeggero ed è la volontà a fare la differenza, la scelta, di cui ogni volta mi assumo la responsabilità. Insomma non mi annoio. E nel mio bagaglio, l’ironia non manca mai.
Quali sono i suoi maestri?
Ho avuto incontri con grandi attori e formatori che mi hanno insegnato molto: voglio ricordare Giorgio Albertazzi, Michele Placido, Susana Zimmermann, Federico Tiezzi, Marco Balliani, Alfonso Santagata e tanti altri, che ho avuto la fortuna di incrociare e da cui ho “rubato”moltissimo! Ecco nella vita faccio anche questo, come tutti gli attori…rubo, rubo esperienza, rubo occhi, rubo strumenti, rubo la vita.
Nel suo curriculum ci sono molte collaborazioni importanti…
Quando si decide di dedicare la vita all’arte, non si può viaggiare soli. Amo molto il lavoro di gruppo: in team ci si può confrontare, si dialoga, ci si specchia nell’altro, si cresce, si impara, ci si scambia la pelle, si fa esperienza vera. Credo molto nella rete e negli intrecci di umanità e artistici. Ho avuto collaborazioni con gli enti pubblici, comune, provincia, Regione), grandi aziende private, scuole, Questura, Prefettura, associazioni come il Cesvot, strutture riabilitative e con altri artisti. Queste esperienze mi hanno insegnato a chiedere aiuto, a tendere mani, a stringerne molte e a lasciare andare, da sempre una mia grande difficoltà. Mi sento grata per tutto e ringrazio anche chi mi ha ferito, perchè mi è servito per maturare ed evolvere. Ci si scontra con la diffidenza, ma a questa contrappongo la fiducia nel prossimo e trovo il giusto equilibrio. A Massa collaboro con circoli culturali come l’Angolo Artistico Culturale Leonardo a Borgo del Ponte, con Barbara Molinari, Sara Tognini, Beatrice Sparavelli, e ho trovato sempre supporto per i miei progetti anche nei momenti di difficoltà. Ma devo ricordare anche le collaborazioni con Don Cipollini della Chiesa della Madonna Pellegrina, con l’Anpi per la Memoria, con Angela Maria Fruzzetti, con Associazione Acca. Sono molte le persone che vorrei nominare e che porto sempre nel cuore.
Lei è stata anche una presentatrice “scomoda” in alcuni programmi televisivi: ce ne parli…
Ho lavorato con l’emittente televisiva Teleriviera di Massa nello staff di Giuseppe Annunziata, insieme a Mario Maestrelli e a Rossana Lazzini , quella delle Iiene apuane”. La trasmissione si intitolava “Camminando Camminando” ed era una sorta di Striscia la notizia, in cui, dallo studio si lanciavano i servizi girati, con le riprese di Angelo Iannattone, in giro per la città, rispondendo spesso alle chiamate dei cittadini che volevano segnalare problematiche e disservizi. Ricordo che facemmo servizi clamorosi e intervistammo anche personaggi famosi come Roberto Benigni che mi abbracciò dicendomi “La mia Alessandra!” e Raffaele Paganini che mi propose anche di andare con lui in tournée. Ricordo ogni cosa con riconoscenza e mi dico che in tutto ciò che ho fatto e che faccio ho sempre messo e metto amore, questo le persone lo sentono, questo arriva, ne sono sicura. Ho avuto anche un’esperienza nelle reti Mediaset: un piccolo ruolo in una serie tv con Luca Laurenti, Fubelli ed altri noti, su Italia 1, che si chiamava “Don Luca c’è” in cui interpretavo Franca, una giovane che sul punto di sposarsi scopre il tradimento del fidanzato. Un’esperienza divertente perchè ho avuto modo di entrare nel mondo dei professionisti da cui ho imparato molto.
Lei tiene anche corsi di teatro da anni: cosa le dà questa esperienza?
Mi piace contribuire a far star bene le persone. Mi dico: se il teatro aiuta me a star bene, può farlo anche per gli altri. Cerco di fondare il mio lavoro sulla forza del gruppo, rispettando ogni singola identità e diversità. Si scoprono tante cose di noi “giocando” in teatro, che, per me è una chiave di apertura sul mondo, ci aiuta a stare in armonia con noi, con l’altro e con ciò che ci circonda, ci invita all’accoglienza, a perdonarci, ad immaginare, ci educa alla possibilità, ci stimola nell’imprevisto, ci ricorda che siamo esseri sociali, che essere e saper fare vanno a braccetto insieme, che insieme siamo più forti , che possiamo fidarci e affidarci, che possiamo permetterci anche di sbagliare, di fallire senza sentirci falliti, che abbiamo in noi tutte le risorse per vivere bene, la luce necessaria per “Farcela”. Ci ricorda continuamente che siamo amore e che a volte è necessario riposare e darsi tempo. L’amore porta amore e la luce è contagiosa! La libertà, il libero arbitrio sono necessari. Quando ti rendi conto che “nessuno di noi è solo sul cuore della terra”, non puoi non avere una visione eterocentrica del tutto. Io questo l’ho capito bene e lo sento. Pensare di essere soli è arroganza a cui contrappongo un abbraccio di pace che rivela la parola meravigliosa che è “Noi”, solidarietà, comprensione, ascolto, empatia. Sentirmi utile, mi fa star bene e con il tempo sto imparando però a non dimenticarmi di me.
Che tipo di donna è oggi?
Una donna in cammino. Anche se a dire la verità mi sento ancora una bambina, forse questo mi salva ad ogni caduta. I bambini rimbalzano e si rialzano sempre. Sono in un momento di grande centratura e consapevolezza, non solo artistica. Ho fede e proteggo la bambina che resto. Vivo l’attesa delle cose, come una grande vigilia di Natale e ai premi ho imparato a preferire i regali. Questo mi fa pensare che sono una donna-bambina che si abbraccia e si vuole bene, è importante.
Lei ha un legame molto stretto anche con la natura e con gli animali: cosa rappresentano per lei?
Da sempre amo la natura e amo gli animali. Tutto mi commuove nel profondo e mi fa sciogliere ogni tensione. Siamo tanto piccoli a confronto di tanto immenso. La natura è lo spettacolo più bello, è la perfezione dell’equilibrio, la vita che va avanti nonostante tutto, la primavera che giunge comunque, la prova che convivere si può e che ognuno può avere il suo spazio, rispettando l’altro. Il legame con la natura e con gli animali mi dà pace. Mi perdo sempre nell’osservare ogni cosa. Non potrei vivere senza questa bellezza e sono sicura, come diceva Van Gogh che “La natura ci parla con la voce di Dio”. Sono impegnata anche nel volontariato. Faccio parte di un’associazione che si occupa di tutela e diritti degli animali Associazione Brisky Ms. Vorrei poter dedicarvi più tempo, perchè c’è tanto bisogno. Vorrei cogliere l’occasione di invitare tutti, a trovare “il tempo” da dedicare al volontariato, è importante e ne deriva sempre un ritorno di energia e di amore inimmaginabile. E non parlo solo di animali, parlo anche degli ultimi, degli anziani abbandonati, nei centri diurni, nei canili, nei gattili, negli ospedali, insomma c’è tanto bisogno d’amore e l’amore non sarà mai tempo sprecato. Che ognuno trovi il suo modo per contribuire come può, questo mi auguro. Recuperare e portare avanti la lentezza e la gentilezza, come scriveva Sepulveda.
Nel suo futuro come si vede, quali sono i suoi progetti?
Non voglio pensare al futuro, perchè ho paura di perdere tempo. Resto nel qui e ora, questo mi aiuta a procedere passo dopo passo, a concretizzare i miei obiettivi a breve termine, senza disperdere preziose risorse ed energie. Mi aiuta a centrarmi, a capire “dove mi trovo” e comprendere “dove voglio andare”. Se non sai dove ti trovi, come fai a sapere dove vuoi andare? Una cosa però la so: voglio essere felice. La felicità esiste e sta nelle piccole cose e nella semplicità, per me. Mi auguro la serenità ecco e di non avere rimpianti. Carpe diem, cogli l’attimo, cogli la rosa quando è il momento, perchè domani potrebbe essere appassita. Questo dovrebbe essere il nostro comandamento laico. Il teatro sono sicura non mi abbandonerà mai e io me lo tengo stretto, nel qui e ora, ma anche “ora e sempre”.
Ha un sogno ancora da realizzare?
Tanti: sogno sempre anche da sveglia. Sono i sogni che ti gusti di più. Sento, dunque sono, dunque desidero. Sogno un mondo nuovo, possibile: ” quel mondo che vorrei”, in cui anche se solo lo immagini, possibile è. Questo nuovo mondo vede l’io e il tu in un incontro paritetico vero, da cui arriva la reale “costruzione-insieme”.
Cosa si sente di dire ai nostri lettori…
Di amare la vita. Di dire sì alla vita, perché amarla non basta. Un augurio che voglio fare anche a me stessa: facciamo della nostra vita un evento straordinario, facciamo che le persone che incontriamo ci ricordino con un sorriso.