parte seconda
A compendio della prima parte del mio articolo, presento qui alcune considerazioni di società ed economia in Sudan che possono aiutare nella comprensione delle origini del conflitto attuale. Questo è uno dei paesi meno sviluppati del mondo, con oltre un terzo dei suoi abitanti dipendenti dall’agricoltura. Anche se il ruolo dell’agricoltura nell’economia è diminuito, nei decenni successivi all’indipendenza, essa rappresenta ancora circa un terzo del prodotto interno lordo (PIL) del Sudan. La produzione di petrolio è iniziata alla fine degli anni ’90 ed è diventata rapidamente l’esportazione più importante del paese. Le aree irrigue lungo il Nilo producono la maggior parte delle colture commerciali del paese: l’agricoltura, quindi, dipende da un’abbondante quantità di acqua proveniente dai due rami principali del Nilo e quando, come negli ultimi anni, non piove abbastanza, la siccità uccide il bestiame e impedisce ai raccolti di maturare. Nel 2022, si stima che siano morte oltre trenta mila persone di fame o di stenti. Adesso quasi metà della popolazione, circa venti milioni di persone, ha bisogno di assistenza. I profughi per fame si aggiungono a quelli in fuga dai territori controllati dai jihadisti al Shabaab. L’agricoltura meccanizzata è stata iniziata nelle pianure fertili dell’argilla del Sudan orientale a metà degli anni ’40 e da allora fino all’epoca dell’indipendenza (fine anni ‘50), si è tentato di implementarla. Con l’abbandono dei territori da parte delle milizie britanniche, però, anche gli investimenti per potenziare la meccanizzazione delle colture sono gradualmente scemati, così la maggior parte delle pianure fertili sono rimaste in mano a pochi ricchi agricoltori. Costoro hanno praticato una versione sofisticata della coltivazione tradizionale, mettendo un’area ad intensissima produzione con attrezzature finanziate dal governo, per alcuni anni, ma poi, quando i rendimenti sono cominciati a diminuire, si sono trasferiti in una terra vergine più attraente. Questa pratica ha portato ad un’erosione del suolo e persino alla desertificazione in alcune aree, che ha impoverito sempre più la maggior parte della popolazione che praticava agricoltura di sussistenza e trovava sempre meno zone fertili. Anche dal punto di vista politico, questa nazione ha subito molte peripezie ed ingiustizie.
Dall’indipendenza del 1956, il Sudan ha assistito a diverse costituzioni e cambiamenti di regime, inclusi i colpi militari nel 1985 e nel 1989. Nel 1993, il Consiglio del comando rivoluzionario per la salvezza nazionale (RCC) ha revocato la costituzione transitoria del 1985, l’Assemblea nazionale e tutti i partiti politici e sindacati e decisi dal decreto. Il RCC si è sciolto nel 1993, dopo aver nominato Omar Hassan Ahmad al-Bashir alla carica di presidente nella nuova amministrazione “civile”; ha conservato quella posizione dopo aver vinto le elezioni nel 1996, nel 2000 e nel 2010. Una nuova costituzione, promulgata nel 1998, ha richiesto la legge islamica Sharī’ah, che costituisce la base per le leggi e regolamenti del paese. La Costituzione è stata sostituita nel 2005 da una Costituzione provvisoria ai termini dell’Accordo di Pace che ha concluso la guerra civile di lungo periodo del paese. A questa situazione, già potenzialmente esplosiva, si sono aggiunti, nell’ ultimo decennio, gli scontri legati al ruolo ed al, non disinteressato, appoggio di grandi potenze ai gruppi paramilitari. I combattimenti scoppiati sabato 15 aprile, infatti, non avrebbero a che fare solo con lo scontro di potere in atto tra i due generali, il capo dei paramilitari Mohamed Hamdan Dagalo ed il leader della giunta al potere Abdel Fattah al-Burhan. Dietro ci sarebbe una sorta di ‘guerra per procura’ tra Usa e Russia. Gli scontri sarebbero legati al ruolo del Gruppo Wagner in Sudan. In particolare, i paramilitari filo-russi delle Forze di supporto rapido (Rsf), che la Wagner appoggia, stanno tentando di spodestare la giunta militare guidata da al-Burhan. Gli osservatori internazionali sostengono che”Qui non si sta solo giocando una guerra tra due generali, ma tra due fazioni. La Wagner qua è impegnata nell’estrazione dell’oro e questo alla parte filo-americana non è gradito”.