Può sembrare incredibile, eppure di qualche persona conosciamo la data della morte e ignoriamo quella della nascita. Giovanni da Fiesole, che diverrà Fra’ Angelico o meglio, Beato Angelico, nacque intorno al 1395 a Fiesole, sulle colline fiorentine. In adolescenza fu allievo di Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina, dai quali apprese l’arte di dare luce alle opere, mantenendo il misticismo religioso. Imparò l’arte della miniatura dei manoscritti, che gli sarebbe servita per le incisioni. Nel 1418 prese i voti nel convento di San Domenico a Fiesole, entrando a far parte dei domenicani osservanti. Povertà e ascetismo erano le regole di San Domenico, Giovanni divenne frate nel 1421.
La sua prima opera risale al 1423: dipinse una croce per l’Ospedale di Santa Maria Nuova. L’anno successivo fu la volta di San Girolamo che ricordava le opere di Masaccio. Nel 1425, realizzò la Pala di Fiesole per la chiesa di San Domenico. Tra il 1427 e il 1429, venne ordinato sacerdote e dipinse il Trittico di san Pietro martire per il monastero di San Pietro Martire a Firenze. In questa opera Giovanni si distinse per la sua arte verso le figure eleganti, allungate, per l’ornato, quel dettaglio della prospettiva che diedero corpo e volume all’opera.
Alla fine degli anni venti del 1400, la vita monastica di Giovanni da Fiesole ebbe il suo apice. In quel periodo, produsse la prima delle Annunciazioni, che oggi è visibile al Prado di Madrid. L’opera è caratterizzata da una commistione di stile, dal gotico al tardo rinascimentale. L’uso della luce, le figure diafane e l’esaltazione dei colori, ne fanno uno dei capolavori mondiali. Tra il 1431 e il 1433, eseguì il Giudizio Universale. Si trattava di un grande pannello per un seggio del convento. La Deposizione e l’Imposizione del nome Battista, rappresentarono il passaggio a figure più dolci, i colori furono ancora più brillanti, oggi diremmo in HD. Giovanni da Fiesole, che stava tracciando la strada per divenire Angelico, dipinse l’Incoronazione della Vergine per gli Uffizi: un’opera di una luce abbagliante, quasi come un flash fotografico. Nel 1433, gli fu commissionato un Tabernacolo per l’Arte dei Linaioli di Firenze. La sua fama arrivò a chi governava la città toscana, Cosimo de’ Medici. Per il Signore di Firenze lavorò al rifacimento del convento di San Marco, nel quale si trasferì insieme ai suoi confratelli domenicani nel gennaio del 1436. La Pala di San Marco, le quattro Lunette e la Crocefissione, l’Annunciazione, furono le opere che ornarono in maniera mai vista prima il convento di San Marco.
Vasari definì le opere di Giovanni da Fiesole pervase di una luce metafisica, l’artista stava diventando sempre più Angelico. Papa Eugenio IV, che aveva vissuto per lungo tempo a Firenze, convocò l’Angelico a Roma, era il 1445. L’artista soggiornò nel convento Santa Maria sopra Minerva. Ivi affrescò la Cappella del Sacramento con le Storie di Cristo. Nel 1447, morì papa Eugenio IV e gli succedette Niccolò V, che commissionò a Giovanni gli affreschi della Cappella Niccolina. Si tratta di tre pareti con le Storie dei protomartiri Stefano e Lorenzo, gli Evangelisti e i Padri della Chiesa. Nei lavori, fu coadiuvato da Benozzo Gozzoli, un suo allievo, che nel frattempo era diventato quasi un socio in affari. Tra l’Angelico e il Papa ci fu grande confidenza, che si tradusse in vari lavori negli appartamenti del pontefice. Le opere in quel periodo furono di stile sfarzoso, con rievocazioni alla Roma imperiale e paleocristiana, insieme a contaminazioni di stile fiorentino. Niccolò V incaricò l’Angelico di recarsi ad Orvieto per lavorare alla Cappella di San Brizio nella cattedrale.
Nel 1450, l’artista tornò a Firenze, dove venne nominato priore di San Domenico di Fiesole. Nel 1452, gli vennero commissionati dall’arcivescovo Antonino dal Provveditore i lavori della Cappella maggiore del Duomo di Prato. A causa di molti altri impegni, non portò a termine l’opera che venne completata da Filippo Lippi. Giovanni da Fiesole, che era ormai l’Angelico, lavorò per i Medici. La Pala di Bosco ai frati e l’Armadio degli Argenti erano opere che risentivano dell’evoluzione tecnica e pittorica dell’artistica. Nel 1454, insieme a Filippo Lippi e Domenico Veneziano, dipinse gli affreschi del Palazzo dei Priori a Perugia, tutta l’arte fiorentina dell’epoca per un’opera che rimane un capolavoro senza tempo. L’Angelico tornò a Roma per ultimare i lavori in Santa Maria sopra Minerva, casa madre dell’ordine domenicano. Fra Giovanni, l’Angelico,morì a Roma il 18 febbraio del 1455, poco prima era morto Niccolò V. È sepolto nella chiesa della Minerva, la sua casa romana. L’Angelico ha dato luce e colore all’arte sacra, rappresentando la sua visione del divino, illuminando perfino il periodo oscurantista di Torquemada. È stato beatificato da Giovanni Paolo II, che ha solo acclarato la beatitudine di Fra Giovanni, l’illuminato.