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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

I  fantasmi  che si aggirano per Marina   

DiPietro Marchini

Mar 24, 2023

Nell’Aldilà, in precisi momenti del tempo, i fantasmi, da poco accolti nell’Oltretomba, si incontrano – si fa per dire – in una notte incantata, descritta con una ridotta visibilità, causata da una copertura brumosa, per ricordare e parlare degli eventi, che li hanno coinvolti quando vivevano nell’Aldiquà.

La conversazione che segue si è svolta nel cielo di Marina di Carrara la notte di mercoledì 24 febbraio, proprio quando il territorio era immerso in un’atmosfera incantata da una intensa foschia.

“Io per molti anni ho vissuto bene – dice il primo fantasma dichiarando il suo nome da vivo – mi chiamavo Hotel Mediterraneo, ero molto considerato nell’ambiente marinello, perché davo ospitalità tutto l’anno a turisti, imprenditori e operatori industriali, che venivano da fuori, ho dato accoglienza a matrimoni ed altri eventi religiosi, ma anche a convegni e mostre di ogni genere. A fianco avevo un bel giardino dove i bambini venivano a giocare e qualche coppietta, al riparo da sguardi indiscreti, si abbandonava a dolci effusioni.  All’improvviso uno tsunami si è abbattuto su di me e da oltre dieci anni attendo buone nuove. Lo so, a pensar male dei propri concittadini si fa peccato, ma alle volte ci s’azzecca. Intanto mi godo, si fa per dire, un bel concerto di rane, che occupa quello che avrebbe dovute essere il mio nuovo parcheggio sotterraneo”.

“Anch’io non mi lamento della mia vita terrena – dice il secondo fantasma – ero utile nelle serate estive, quando grandi e piccini venivano nella mia sala cinematografica all’aperto a gustarsi, insieme all’aria fresca, il film che proiettavo sul grande schermo. Ah! Scusate,  dimenticavo: il mio nome era Arena Paradiso, abitavo nella pineta lungo viale Cristoforo Colombo, a due passi dal mare. Oggi mi sento sola e ripudiata, e non sono un bello spettacolo a guardarmi, chissà se nel futuro ci sarà ancora posto per me su questa terra”.

Un terzo fantasma chiede la parola, sostiene che un tempo si chiamava Campo dei Pini: “Ma non ero né un campo di grano né una pineta, ero semplicemente un appassionato di calcio che ha consentito, per molti anni, di essere calpestato dalle scarpette chiodate di giovani ed attempati signori. Ospitavo una bella squadra di calcio che si chiamava La Portuale, di cui non ho più notizie. Oggi sono un fantasma triste che si aggira fra le stelle, il degrado e l’erba incolta, con la speranza di trovare ispirazioni da trasmettere ad una umanità, che mi sembra alquanto distratta. Oltre a non sentirmi più utile per la buona salute dei cittadini, ho anche un’alta ossessione: la cementificazione di quello che fu un terreno di gioco, oppure un parcheggio per i bisonti della strada”.

A quel punto a uno dei fantasmi è sorta spontanea una domanda: “Non vedo mai, da queste parti, il fantasma chiamato Marble Hotel, voi ne sapete qualcosa?”. “Devi sapere – gli rispondono gli altri due fantasmi – che per diventare fantasmi bisogna prima morire, quello che tu citi non è mai morto, perché non è mai nato e quindi non potrà avere il privilegio di fare il fantasma: è soltanto un rudere e un brutto biglietto da visita per chi giunge in autostrada a Carrara”.