• Sab. Nov 23rd, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

OLTRE/FRONTIERA

storie di un altro mondo

Destinazione: Modi’in-Maccabim-Re’ut, Israele
Coordinate: 31°56′02″N 34°59′08″E
Distanza da Firenze: 3.821 km

Il posto è anonimo: un ufficio al terzo piano di una palazzina di Modii, un piccolo conglomerato urbano tra Tel Aviv e Gerusalemme. Niente targhe sulla porta, niente sito. L’azienda, se così la si può chiamare, che ha sede qui, non esiste. Almeno sulla carta. Ma, evidentemente, sa come farsi trovare dai clienti, che sono sempre più numerosi e vengono da tutte le parti del mondo. Sì, perché i servizi offerti dal Team Jorge – questo è il nome con cui la struttura è nota negli ambienti a cui si rivolge – hanno respiro internazionale e sono, in ordine sparso: violazione della privacy, creazione di falsi profili social, costruzione e diffusione di notizie false, orientamento dell’opinione pubblica, campagne di disinformazione e discredito. Infine, ma non certo per ultimo, il pezzo forte del catalogo: vale a dire la manipolazione di eventi elettorali.

Forbidden Stories è un consorzio di giornalisti investigativi indipendenti. Due di loro sono riusciti ad entrare in contatto con Team Jorge, e a convincere il suo fondatore e responsabile, di essere gli intermediari di un influente faccendiere interessato a posticipare le imminenti elezioni nel Ciad. Hanno chiesto e, incredibilmente, ottenuto di assistere ad una sorta di dimostrazione delle capacità del Team Jorge, nonostante che l’attività del gruppo sembri ampiamente al di fuori della legalità e della moralità. Ma la stragrande maggioranza dei componenti del Team proviene dai servizi segreti israeliani, e i due concetti, per uomini con questo comune background, hanno sconfinamenti semantici e declinazioni pratiche che a noi, semplici cittadini, sfuggono completamente. Questa provenienza comune fa pensare che aziende come il Team – ma anche altre, come la Percepto o la Psy-Group, pioniere del settore – godano di una certa protezione a livello governativo, e siano una sorta di emanazione privata delle agenzie d’intelligence istituzionali, dalle quali hanno mutuato finalità, cultura e metodologie d’intervento. Il vuoto legislativo che le circonda consente loro di essere efficaci, discrete e ancor meno limitate da vincoli di sorta. I paesi che hanno problemi di dissenso interno, o la cui classe dirigente è poco incline al cambiamento dell’assetto politico sociale, ma hanno apparati militari e governativi ben strutturati, sono quelli in cui questo tipo di aziende stanno proliferando. I paesi, invece, che ne sono privi, sono quelli da cui provengono le principali richieste di attivazione dei servizi. Da sempre la propaganda usa anche il discredito – a parte la violenza, s’intende – per liberarsi degli oppositori scomodi, o che godono di troppo seguito. La differenza è che distruggere la vita di una persona, oggi, è paurosamente semplice. Giornalisti, leader di movimenti, uomini politici, uomini di legge, imprenditori: sono tutti bersagli facilissimi, basta pagare. Se hai qualcosa da nascondere, loro lo rendono di dominio pubblico; se non ce l’hai, se lo inventano. In ogni caso, è l’ordinarietà con cui il capo del Team parla di questi “servizi”, che lascia sgomenti.

La dimostrazione ai giornalisti entra nel vivo. Il capo del Team scorre velocemente i dettagli operativi di ogni intervento con la freddezza e la superficialità che si riservano alla lettura delle istruzioni di una pietanza da scaldare in forno, e scorre i prezzi dei servizi come se stesse consultando il menù di una pizzeria. Il prezzo per spostare la data di un elezione è di circa due milioni di dollari al mese. I mesi normalmente necessari per un’azione di questa portata, sono circa tre. Il conto è facile. A sentire il capo del Team, anche realizzarlo sembra facile: si crea a tavolino un evento dal quale partire, poi si violano i server degli operatori telefonici del luogo per acquisire informazioni attraverso intercettazioni e violazioni degli account, e infine si crea un esercito di account fasulli, attraverso i quali inondare i social dei contenuti idonei a perseguire il più efficacemente possibile l’obiettivo. Un gioco da ragazzi. L’ultimo step è sicuramente quello a più alto contenuto distopico. Il processo di creazione di utenti fittizi è affidato ad un software che, nel giro di qualche clic, è in grado di crearne a migliaia, tutti dotati di nome, città di provenienza, e data di nascita. Sul monitor principale di questa fabbrica delle false verità, lampeggia una cifra esorbitante: gli utenti “fake” a disposizione del Team sono decine di migliaia e sono pronti ad essere attivati in qualunque momento, per scatenare un inferno di disinformazione e di discredito sul soggetto di turno, che sia una persona sola o un gruppo di persone, come un governo. Non senza un certo orgoglio, il capo del Team afferma che la manipolazione elettorale è di gran lunga il servizio in cui la sua squadra di “guastatori digitali” fornisce il meglio di sé, in quanto si coniugano le due aree di intervento in cui ognuno di loro eccelle: raccogliere informazioni e influenzare eventi. Per dissipare ogni dubbio sulle reali capacità del Team, il capo entra nella casella di posta Google di un politico di alto livello del Mozambico, ne scorre i documenti in Drive e naviga nell’account come se fosse il suo. Poi passa all’account Telegram di un consigliere presidenziale kenyano. Scorre le sue chat, ne sceglie una che il consigliere intrattiene con un imprenditore locale, e gli manda un messaggio. Poco dopo l’interlocutore conferma la recezione, pensando che provenga dal consigliere. E ancora. Il capo apre uno dei profili fittizi. È quello di una donna con carta di credito e portafoglio di bitcoin. Ebbene, dal suo finto account è stata spedita, attraverso Amazon, una scatola di sexy toys – con tanto di messaggio infuocato – ad un politico. La moglie ha intercettato la scatola, ha cacciato il marito di casa e sono finiti sui giornali. E questi sono solo pochi esempi di una lunga lista di “successi”, di cui il gruppo Team si vanta. A detta del capo, sono ben trentatré le campagne elettorali di livello presidenziale, manipolate con successo. Naturalmente, non c’è modo di verificare quanto afferma, ma questo non rende la cosa meno inquietante e sinistra. Va detto che le attività di disinformazione e di discredito esistono da sempre, ma gli strumenti a disposizione al giorno d’oggi, le proiettano ad un livello di letalità mai visto prima.

Non siamo al sicuro. Nessuno lo è veramente. Ne siamo tutti perfettamente consapevoli: chi può credibilmente affermare di ignorarlo o di valutarlo come un problema marginale, periferico?  Cionondimeno, continuiamo ad esporci, e nel farlo alimentiamo, anche noi nel nostro piccolo, questo nuovo aberrante business, ennesima appendice orrifica di questi tempi infetti.