parte prima
La psicologia occidentale, sin dalle sue origini, ha frantumato l’uomo nei suoi molteplici aspetti, studiandone la sua personalità, i processi di cognizione, di percezione, il suo comportamento, i fattori biologici e le manifestazioni della psiche, talvolta anche senza vederne causalità o effetti reciproci. Quanto l’ambiente, la cultura e la società contribuiscano a plasmarne l’essenza dell’essere è stato, spesso, messo dagli psicologi in secondo piano, deviando tali obiettivi più verso l’antropologia culturale.
Nelle società tribali africane, presenti ancora in larga parte in tutte le nazioni, è implicito che l’armonia dell’universo sia costituita da un insieme di regole e di forme che lo muovono ordinatamente. La stessa situazione cosmica si riproduce nell’essere umano il quale, a sua volta, deve essere visto come una configurazione ordinata o un insieme di forme da considerare nella loro interezza. L’uomo è il microcosmo è le società in cui vive ed opera ed egli riflette tutto ciò che lo circonda e la globalità del creato, in una parola il “macrocosmo”
Molti stregoni raccontano che, sin dalle origini, in molte tribù, accanto a procedure alchemiche per creare nuovi prodotti o preparare medicamenti, figuravano ricette magiche per dominare gli elementi ed i fenomeni naturali e metodi per realizzare amuleti e filtri d’amore. Risalendo, in questo modo, a queste idee, da me ascoltate e valutate in molte aree dell’Africa nera, si comincia ad intravedere uno spiraglio del perché, in molte società tradizionali, la cultura e la quotidianità stessa sono totalmente permeate dalla magia. La medicina tradizionale e la psicologia africana trovano in essa origine e alimento: è come se la loro fisica vedesse l’universo come un’armonia di energie, dove tutto è interconnesso, e lavorare con l’energia potesse essere la scienza di un mondo, che dà vesti scientifiche all’antica magia, che in molte aree sta cadendo in disuso, ma è tuttora operata.
Anche per conoscere, capire ed aiutare l’uomo dobbiamo essere consapevoli che in esso sopravvivono, sopite, quelle stesse capacità di manipolare l’energia di cui facevano uso nell’antichità, e, nonostante i progressi dell’era moderna, le varie forme di energia continuano ad assumere semplicemente il nome di “spiriti”. La stretta connessione tra quelli che abbiamo prima definito il “macrocosmo” e l’umano “microcosmo”, si può verificare in quasi tutti i paesi dell’Africa nera, dove c’è una profonda convinzione tradizionale che la malattia sia legata alla sventura e al maleficio, a causa del costante riferire l’interpretazione dei fenomeni della realtà empirica alla dimensione metafisico-spirituale. Non a caso, si ha il convincimento che la natura e la severità della punizione (la malattia) cambino in accordo alla natura e alla gravità dell’offesa commessa. Il malessere può essere inteso come una punizione degli dei per le colpe commesse o nel rintracciare la sua fonte nell’intima malvagità di demoni e spiriti. Inoltre la maledizione non deve necessariamente essere originata da un dio, demone, antenato o spirito, ma può essere generata anche da un altro uomo.