Sabato 25 febbraio a Calenzano, nella splendida cornice del teatro Manzoni, è andato in scena “Family affairs”, il nuovo progetto della compagnia Fulvio e Flavia Cauteruccio. Si tratta di un monologo punteggiato di musica graffiante ed evocativa, in cui la bravissima Flavia Pezzo interpreta Ismene, figura mitologica greca, figlia di Edipo e Giocasta.
Nella tragedia di Sofocle Ismene è colei che non ha la forza di opporsi. Guarda e lascia scorrere ciò che rimane: “La mia famiglia è sterminata. Non è rimasto niente”. Ismene non appoggia la sorella Antigone, non l’aiuta a seppellire il fratello Polinice, non trasgredisce la legge del tiranno Creonte. Ismene si rifiuta e viene a sua volta rifiutata quando si offrirà di morire assieme alla sorella Antigone che incarna invece il simbolo della combattività, della capacità di ribellione. Ismene sopravviverà alla madre e alla sorella, entrambe suicide, al padre Edipo lacerato dal dolore, ai due fratelli Eteocle e Polinice uccisisi reciprocamente in nome del potere.
Sul palco la protagonista confessa, con una voce bambina, di non averlo mai agognato il potere, ma, semmai, di averlo temuto. L’attrice dà colore alla voce, cambia registri, alterna flussi di coscienza a stati di euforia. Accompagnata da pezzi di musica memorabili, come “Bang bang”, “The sound of silence”, “Non, je ne regrette rien”, Ismene ci dona momenti di passione in una confessione quasi onirica in bilico tra follia e lucidità raccontando così il suo dolore, il suo essere umana e non eroica, lei che rimase ad assistere ai fatti luttuosi, lei che continuò a vivere con il peso addosso.
L’attrice ha dedicato la sua interpretazione a tutte le donne, anticipando l’otto marzo. Ismene ha duemilacinquecento anni ma risulta attuale. Tanti i temi affrontati in cui potersi rispecchiare: la famiglia, la solitudine, l’essere donna, la morte: il coraggio di cercarla o il coraggio di attenderla, vivendo.
“A volte mi chiedo se non siamo nati unicamente per ammettere che dovremo morire. E intanto, negli intervalli di questo ingiusto dilemma, si fa la nostra vita”.
Non tanta letteratura è stata dedicata a Ismene. Sicuramente spicca il monologo del poeta greco Ghiannis Ritsos, scritto tra il 1966 e il 1971.
È invece del 2005 il testo teatrale “Ismene la sorella di” della scrittrice olandese Lot Vekemans che ha dato la parola alla giovane donna e forse al suo diritto di lasciare le cose come stanno e di farsene testimoni sotto i riflettori. Anche il testo scritto a due mani da Fulvio Cauteruccio e Flavia Pezzo affonda le sue basi sul mito per poi lanciarsi nella modernità pure grazie alla indovinatissima scenografia di Alice Leonini. Sul palco campeggiano le belle gigantografie del volto di Ismene e, con l’utilizzo di luci stroboscopiche e spray per graffiti, usato durante la performance, tutti i sensi vengono allertati in un’atmosfera dal sapore molto rock, anche per merito dei vestiti e dell’acconciatura.
A fare da cornice allo spettacolo, il teatro Manzoni di Calenzano. Risale al 1895 ed è una bomboniera in stile eclettico con affreschi di Annibale Brugnoli. Riportato a nuova luce nel 2002 con il restauro delle sale, la creazione di camerini e soprattutto con il rimodernamento della torre scenica, questo teatro si impone tra i protagonisti indiscussi nell’area metropolitana di Firenze con un cartellone vario, impegnato e ammiccante grazie alla competenza dei direttori artistici, Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci e Lorenzo Degl’Innocenti, il cui motto è “leggerezza”. Sul sito del teatro si legge infatti: “Parola d’ordine: “leggerezza’. La leggerezza di Italo Calvino delle ‘Lezioni americane’: leggerezza che non deve essere sinonimo di frivolezza ma reazione al peso di vivere. Leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto”.
Per il programma e maggiori informazioni:https://www.teatromanzonicalenzano.it/about-us/
foto di Silvia Meacci