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Diari Toscani

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Andrea del Verrocchio: il maestro dei maestri

DiPierluigi Califano

Feb 25, 2023

Anche i geni, coloro che hanno cambiato per sempre la storia dell’arte e non solo, hanno avuto dei maestri. Nel caso di Leonardo da Vinci, il maestro fu Andrea di Michele di Francesco di Cione, detto il Verrocchio. Nacque a Firenze nel 1435. Era il quinto di otto figli. Suo padre, Michele di Cione, era un fabbricante di piastrelle e, in seguito, esattore delle tasse. Iniziò a lavorare come orafo nella bottega di Giuliano Verrocchi, dal quale prese il cognome. Secondo le poche voci storiche del tempo, fu quasi un’adozione da parte di Verrocchi. Dopo aver perfezionato l’apprendistato come orafo, Andrea del Verrocchio si trasferì a Prato. Lavorò con Fra Filippo Lippi, che lo introdusse alla pittura fiamminga. Tra un’accusa di rissa e una di sodomia, nel 1465  Andrea del Verrocchio scolpì il lavabo della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. Venne accolto alla corte dei Medici e sotto la loro protezione ottenne commissioni importanti. Nel 1466 il Tribunale di Mercatanzia gli commissionò un gruppo scultoreo: L’incredulità di san Tommaso. La nicchia che si trovava nella chiesa di Orsanmichele fu realizzata da Donatello. Tutto quello che Andrea del Verrocchio apprese nel periodo trascorso con Fra Filippo Lippi, si poté ammirare nel Battesimo di Cristo del 1474. Lo dipinse insieme al suo giovane allievo Leonardo da Vinci. L’opera, di impronta realistica e carattere fiammingo, ha una linea espressiva densa di significati che emozionano. Fu una prova importante per Andrea del Verrocchio, ma in quel momento si rese conto di quanto il suo allievo avesse nelle sue mani quella magia, alla quale non avrebbe mai potuto attingere. Decise di impegnarsi nella scultura, nella quale per altro eccelleva. Andrea del Verrocchio si trasferì a Roma alla metà degli anni settanta del 1400. Nella città eterna, scolpì il monumento funebre di Francesca Tornabuoni per la Basilica di Santa Maria sopra Minerva. La permanenza a Roma gli servì per studiare i classici e perfezionare l’arte della scultura. Nel 1478 realizzò Il Putto alato con delfino. L’opera era destinata alla villa medicea di Careggi, oggi è conservato a Palazzo Vecchio. Si tratta di una magnifica rappresentazione del naturalismo dinamico, una trasfigurazione della materia, le forme assumono un ruolo centrale nelle opere. Nell stesso periodo Andrea del Verrocchio scolpì la Dama col mazzolino. Anche in questo caso la sperimentazione di nuove forme che si fondevano con l’antico, produsse un’opera di straordinaria moderna antichità. Andrea del Verrocchio iniziò il cenotafio del cardinale Niccolò Forteguerri per la Cattedrale di San Zeno a Pistoia, ma non riuscì a portare a termine l’opera. L’artista non si sposò mai, dovette provvedere ai bisogni della sua numerosa famiglia. Suo padre non guadagnava molto come esattore e i suoi fratelli non erano dei grandi lavoratori. Andrea del Verrocchio, con il sostegno della famiglia Medici, riuscì ad aprire una bottega nella quale formò il già citato Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Piero Perugino, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi e altri che avrebbero scritto intere pagine dell’arte dei secoli successivi. Alla fine del 1400, gli fu commissionato un monumento equestre per il condottiero Bartolomeo Colleoni, morto nel 1475 nel suo Castello di Malpaga. Il committente era la Repubblica di Venezia, per il quale il capitano aveva combattuto contro Milano. L’opera avrebbe dovuto essere collocata in campo Santi Giovanni e Paolo. Andrea del Verrocchio iniziò con il modello in cera, che terminò nel 1481. Dopo l’approvazione da parte della Repubblica di Venezia, Andrea del Verrocchio lavorò sul modello definitivo in attesa della definitiva fusione del gruppo in bronzo. Si trasferì a Venezia nel 1486 e perfezionò quel modello al fine di rendere perfetto il prodotto finale. Andrea del Verrocchio fece tesoro delle sue esperienze, compresa quella romana, il Marco Aurelio e il Gattamelata di Donatello furono l’ispirazione per quello che voleva realizzare. La statua equestre di Bartolomeo Colleoni avrebbe dovuto essere maestosa, in grado di colpire chi l’avesse vista anche da lontano. Andrea del Verrocchio morì a Venezia nel 1488, nel frattempo aveva nominato suo erede ed esecutore, Lorenzo di Credi, uno dei suoi allievi della bottega fiorentina. Di Credi preferì cedere il lavoro ad Alessandro Leopardi, un artista locale. Andrea del Verrocchio non vide ultimata l’opera che oggi è situata in Campo San Zanipolo a Venezia. Andrea del Verrocchio venne sepolto nella Chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze. Oggi esiste solo la pietra tombale, i resti dell’artista sono andati perduti, forse un semplice loculo era troppo poco per il maestro dei maestri.