Succede a tante città italiane di avere nomi di strade talvolta bizzarri o indecenti. Vico Calabraghe a Genova, via Sfregatette a Bologna, via Abbi Pazienza a Pistoia, solo per citarne alcuni. Firenze ha una varia gamma di odonimi, da spontanei e popolari a commemorativi.
Ci soffermeremo sui nomi più caratteristici che hanno esaltato la trivialità del popolo fiorentino.
A Firenze esiste piazza della passera. Solo gli irriverenti abitanti del capoluogo toscano potevano dedicare una piazza all’organo genitale femminile. Il luogo in questione è situato tra via Maggio e via Guicciardini ed è quasi nascosto tra un groviglio di stradine minori. Si chiamava piazza dei Sapiti ma nel 2005 è stata coraggiosamente e ufficialmente ribattezzata con il soprannome da tutti utilizzato, che si rifà alla presenza, fino agli anni venti del secolo scorso, di una casa di tolleranza frequentata anche da Cosimo I, ultimo duca della repubblica fiorentina. La concentrazione di antichi casini ha dato nome ad altre vie fiorentine, via delle Belle Donne, via dell’Amorino e alla ex-via Vergognosa.
Un altro odonimo curioso in cui potreste imbattervi andando alla ricerca di un’ottima bistecca alla fiorentina, è via del Porcellana, una piccola traversa di via della Scala, in cui era situato lo Spedale del Porcellana che a sua volta prendeva il nome da Fra’ Guccio Aghinetti, custode del nosocomio dal 1333 al 1335 e soprannominato “Il Porcellana”, al maschile. Non si trattava dunque della ceramica fragile e lucente. Perché era chiamato così? Non si sa, forse per la sua sporcizia? Alcuni ritengono che Boccaccio si sia ispirato a lui per disegnare il personaggio di “Guccio Imbratta” nell’ultima novella della sesta giornata, quella su Frate Cipolla.
Anche il vicolo dell’Onestà, che si trova tra piazza dei Tre Re e via de’ Calzaiuoli, nonostante il suo appellativo, è indirettamente correlato agli incontri immorali tra clienti e prostitute. Nel 1403 fu infatti fondata la Magistratura dell’Onestà, un organo formato da otto probi funzionari che vigilavano e che avevano anche potere di punire e arrestare i trasgressori della rettitudine, mettendoli alla gogna o segregandoli in celle situate in un edifico di piazza dei Tre Re.
E cosa dire del vicolo dello scandalo? Questa stradina niente ha a che fare con la prostituzione, bensì con le continue lotte e aggressioni tra guelfi e ghibellini. Dato che gli episodi di violenza erano altissimi, questa viuzza fu costruita per separare fisicamente le case delle famiglie avverse che abitavano fianco a fianco nel Sestiere di San Piero Maggiore.
Molte strade fiorentine hanno naturalmente nomi di santi e beati, eroi e celebri personaggi positivi. A simbolo della ingenuità dell’essere umano, vi parleremo del canto dei Bischeri, l’angolo di piazza del Duomo con via dell’Oriuolo, dedicato alla conosciuta famiglia omonima.
Si suole dire “sei un bischero” proprio per significare che una persona è ingenua, stupida, facilmente ingannabile. All’epoca della costruzione di Santa Maria del Fiore, la repubblica offrì un indennizzo ai possidenti di case e magazzini che dovevano essere sfrattati, vista la necessità di terreno per edificare le fondamenta della nuova cattedrale. La famiglia dei Bischeri temporeggiava, non voleva vendere, finché non vide bruciare in un grande incendio tutte le sue proprietà. Bischeri, di nome e di fatto. Fu per loro il tracollo finanziario.
A memoria della purezza dei bambini indesiderati è la volta degli innocenti, un passaggio sopra via della Colonna e piazza santissima Annunziata costruito per collegare due parti dello Spedale degli innocenti, primo brefotrofio in Europa, nel suo genere, che accoglieva i piccoli appena nati e lasciati dalle madri nella ruota, un cilindro di legno collegato ad una campana che informava le suore dell’abbandono.
Piazza del Limbo è invece una piazzetta molto caratteristica e poco conosciuta che si affaccia su Borgo Santi Apostoli. Qui si trovava il cimitero dei bambini morti in età prematura, che, secondo tradizione dantesca, finivano nel limbo insieme a coloro che non si erano mai battezzati.
Foto di Silvia Meacci