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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Fausto Nazer: il pittore della pioggia e degli ombrelli

DiSilvia Ammavuta

Feb 11, 2023

Diari Toscani incontra il pittore Fausto Nazer.

Nazer vive a Venasca, paese nel quale è nato, in provincia di Cuneo. Ha sempre avuto la passione per il disegno. All’età di 20 anni, verso la fine del 1980, l’approccio con la pittura.

Fausto Nazer, cosa l’ha avvicinata alla pittura?

Ho sentito il desiderio di dare un colore alla mia passione, quando l’hai dentro la devi esternare.  La mia pittura è sempre in evoluzione, io sono un autodidatta, nel corso degli anni, pur partendo da una base semplice, ho fatto studi di ricerca sul colore e sulle tecniche.

Cosa la spinge a dipingere?

La necessità di esternare un mio pensiero, i miei sentimenti, e la pittura è il mezzo attraverso il quale riesco a farlo. C’è un momento particolare della giornata in cui si dedica alla pittura? La mattina, perché avendo un altro lavoro, che mi impegna nel resto della giornata, sono le ore in cui posso dedicarmi a questa passione.

Quali sono i suoi soggetti preferiti?

Le figure femminili e le metropoli.

Delle metropoli parleremo a breve, mi vorrei soffermare sulle figure femminili, cosa la attrae in esse?

La figura femminile è un soggetto che fin dall’antichità è stato “raccontato” in molteplici arti figurative e letterarie ed è sempre bello rappresentarne la bellezza e, se in un quadro con la pioggia, si inserisce la figura femminile con la propria eleganza, un bel portamento e la grazia, l’opera sarà, anzi è, completa, non può che essere un successo!

Esiste una correlazione fra ambiente esterno e umore? Se sì, chi influenza chi?

Se uno dipinge è perché lo sente. Nel passato ho fatto molte opere colorate, poi opere più buie, poi nuovamente colorate, sono fasi della vita e indubbiamente l’ambiente esterno, spesso, riflette il nostro sentire, forse lo percepiamo proprio in base al nostro umore.

Da quanto mi dice mi viene naturale chiederle che rapporto ha con le sue opere, se ne distacca con facilità?

I miei ritmi nella produzione pittorica non sono frenetici, ogni lavoro nuovo è pensato, e in ognuno di essi c’è una parte di me e mi piace avere le mie opere a casa, infatti, dopo una esposizione, il disallestimento è abbastanza veloce, affinché tornino a far parte della mia vita. Quando mi distacco da un quadro è una parte di me che se ne va. Ogni opera è unica, in quel quadro c’è quel sentimento, c’è quel momento che sto vivendo, e una volta che è stato ceduto è impossibile farne uno identico.

Una domanda uguale per tutti gli artisti: cos’è per lei la fragilità?

La fragilità è un punto dove posso essere colpito. Per esempio, se vogliamo chiamarla fragilità, mi commuovo facilmente, i sentimenti sono importanti. Forse essere fragili è un ostacolo, però è anche vero che, per alcuni lavori che ho fatto nel passato, la fragilità mi ha aiutato.

Quali sono le tecniche pittoriche che predilige e perché?

Ho provato molteplici tecniche, ma uso prevalentemente olio su tela. A volte, in questi ultimi anni, aggiungo la sabbia, e attuo delle graffiature con la spatola, questo mi consente di trovare delle tonalità che danno, non solo più potenza all’opera, ma anche una nota di contemporaneità, sono più materiche.

Colore e stato d’animo…

Blu per non essere nero! Io non sono uno colorato, ma siccome mi reputo un uomo fortunato, il colore è dentro di me.

Cos’è per lei l’emotività? Che influenza ha nelle sue opere?

L’emotività è una cosa intima, è dentro di noi, ed è impensabile non dovercisi confrontare, è uno stato d’animo dalle molteplici sfaccettature, che si affacciano quando meno ce lo aspettiamo. Non si può non avere l’emotività e sicuramente influenza le mie opere.

Com’è la sua relazione e il confronto con altri pittori?

Solitamente ci sono pittori con i quali sono in amicizia. Non critico mai il lavoro degli altri, ognuno ho il proprio timbro e il proprio modo di dipingere. È un confronto che arricchisce, con alcuni ci troviamo per fare delle estemporanee, in esterno, ed è divertente confrontarsi alla fine per vedere i punti di vista di ciascuno di noi. Sono momenti di serenità, una scampagnata in allegria.

Nei suoi dipinti sono spesso presenti ombrelli e pioggia, l’ombrello rappresenta una protezione, la pioggia è un simbolo di nascita e rinnovamento, vi è un messaggio che lei vuol fare arrivare a chi osserva i suoi quadri?

L’ombrello protegge da tutto, e la pioggia lava e porta via. Questo è il mio timbro, sono riconosciuto come il pittore della pioggia e degli ombrelli.

Mia personale interpretazione: nei quadri in cui sono presenti ombrelli e pioggia vi è una velata nota di malinconia e al contempo di intimità. Cosa sono per il pittore Fausto Nazer questi due stati d’animo?

L’intimità è mia e non la esterno, se non raramente. La malinconia riesco a catturarla più nel fruitore; io, di mio, sono allegro e spensierato, raramente sono malinconico. Dipingo a prescindere, quello è il mio mondo parallelo, quando dipingo non esiste più niente. La pioggia simboleggia il ciclo naturale della vita, la pioggia bagna tutto, ma poi tutto si asciuga, niente dura per sempre, tutto è in costante movimento, il che ci fa pensare a una delle caratteristiche della vita: l’impermanenza. Eppure, siamo circondati da opere d’arte, in ogni sua forma: pittura, scultura, architettura, musica, fotografia, letteratura che, nonostante il trascorrere del tempo sono lì, generazione dopo generazione, pronte per essere godute da chi avrà la voglia e il desiderio di goderne.

Negli artisti c’è il desiderio, più o meno velato, di lasciare una parte di sé a chi verrà dopo?

Per me è soprattutto questo, sarà un ricordo di me. È un andare oltre la morte, è una traccia del mio passaggio e questa traccia è grazie all’arte, è qualcosa di bello.

Insieme alla pioggia e agli ombrelli nei suoi dipinti sono spesso rappresentate immagini di metropoli, cos’è che l’affascina?

Innanzitutto, la metropoli è un fattore di contemporaneità, e poi io la metropoli non la vivo e non ci ho mai vissuto. Attraverso il tocco del pennello, ricerco quella sensazione che scaturisce dalla mia domanda: chissà come sarebbe vivere in una metropoli. Seppure vi si trovi una moltitudine di persone, ciò che fa riflettere è che i grandi numeri sono costituiti da singoli individui con le proprie emozioni, il proprio sentire e il proprio vissuto.

Progetti futuri?

Sono sempre molto ambiziosi, ho in programma delle personali, e ho alcuni contatti interessanti.

Cosa significa per un artista fare una personale?

Nelle grandi collettive ci sono tante opere di tanti artisti. Il fruitore ha visto molte cose, ma chissà cosa ricorda. Nella personale sei solo tu. Probabile che ci sia meno affluenza di pubblico, se poi, invece, l’affluenza è considerevole, significa che sei riconosciuto come un grande artista. Il visitatore ha modo di conoscerti meglio, perché è come se, attraverso le tante opere, gli arrivassero più informazioni che poi sono, spesso, occasioni di domande sui quadri e a me piace raccontarne la storia.

Quanto è importante il pubblico per gli artisti?

È importantissimo, senza pubblico un artista è nessuno, essere apprezzati è il motore per andare avanti. Sa, lo scambio con il pubblico è importante per crescere Spesso nascono delle amicizie, che, magari, si consolidano nel tempo. Più sei nel mondo dell’arte, più hai modo di conoscere città nuove ed essere a contatto con le persone. Le relazioni con il prossimo si creano così, nei punti di incontro, di scambio. In fondo anche noi ci siamo conosciuti grazie all’arte, questa conversazione non l’avremmo avuta se lei non avesse conosciuto il critico e storico dell’arte, Claudio Roghi, che io ho avuto modo di conoscere alcuni anni fa, proprio in occasione di una mostra, sul momento nacque una simpatia che è poi divenuta un’amicizia profonda che coltiviamo.

E l’ispirazione dove nasce?

Può arrivare in qualsiasi momento, quando meno me lo aspetto, ma è durante la notte, quando sono tranquillo, che la mente vola.

Se dovesse raccontare in una frase la sua passione per la pittura?

Dipingendo, intingo il pennello nella mia anima e creo emozioni… le mie emozioni.