Gente di mare o gente di montagna? Tra le infinite dicotomie dei carrarini, c’è anche questa. A causarla quegli otto chilometri che, in linea d’aria, dividono il mare dalle vette delle Apuane: ciò che rende quasi unica, dal punto di vista paesaggistico, la terra apuana e che ha concesso, ai residenti, il meraviglioso privilegio di poter essere, contemporaneamente, alpinisti e naviganti. La natura “marinella” e la famigliarità col mare, quantomeno da bagnanti fissi di ogni estate, appartengono un po’ a tutti i carrarini, ma non meno radicata e profonda è, da sempre, la passione per la montagna, anche in virtù della fortuna di avere a così portata di mano, montagne che offrono un’ampia gamma di soddisfazioni alpinistiche, oltre che incredibili panorami in cui mare e vette si fondono in un unicum estremamente suggestivo.
La passione per la montagna è antica, a Carrara, e soprattutto pertinace, come dimostra la storia della sezione carrarese del CAI, che venne fondato ben tre volte dall’800 ad oggi.
La prima volta fu, appunto, il 13 febbraio del 1888 e il principale promotore fu Domenico Zaccagna, ingegnere, geologo e mineralogista che fu tra i primi e più grandi promotori della bellezza e della ricchezza delle Alpi Apuane. Zaccagna era nipote di Domenico Cucchiari e di Pellegrino Rossi, studiò a Genova e a Torino e divenne geologo rilevatore dell’Ufficio Geologico di Roma, nel 1878, ricevendo l’incarico di realizzare uno studio geologico sulle Apuane, le montagne della terra in cui era nato e che lui amava profondamente. A Roma, Zaccagna, era entrato in contatto con Quintino Sella, che era stato più volte ministro e deputato del regno d’Italia e che, nel 1863 era stato tra i fondatori del Club Alpino italiano, essendo, anche lui come Zaccagna un appassionato della montagna. Ben presto, Zaccagna, cominciò a pensare alla possibilità di fondare una sede del CAI nella sua città natale, anche se non era quella in cui lui viveva e il sostegno che trovò tra i molti carraresi già amanti delle vette locali fu talmente grande che il primo club CAI carrarese potè registrare oltre cento iscritti al solo atto della fondazione. L’annuncio della fondazione era stato dato un mese prima con un comunicato affidato al giornale L’eco del Carrione e già in quel momento erano state raggiunte le cento adesioni. Domenico Zaccagna venne, doverosamente, eletto presidente ma la sua carica fu brevissima, giusto otto mesi, a causa del lavoro che lo obbligava a spostarsi continuamente e a risiedere altrove. A ottobre 1888 venne eletto presidente Felice Momo e Zaccagna mantenne l’incarico di Delegato alla sezione centrale. Venne anche inaugurata la prima sede sita in via Santa Maria, vicino alla casa dello stesso Zaccagna. La prima escursione del CAI di Carrara avvenne il 21 giugno dell’anno della fondazione. Dopo il triennio di Momo, la presidenza venne affidata a Cherubino Binelli che la mantenne fino al 1894, quando, a seguito dei moti della Lunigiana, cioè della rivolta degli operai che, in buona parte, si svolse proprio a Carrara, il governo italiano decretò, per le province coinvolte nei moti, la chiusura di tutte le associazioni che erano state aperte in quel periodo e anche il CAI dovette soccombere. Il primo stop di un’associazione, da subito, molto amata dai carraresi durò una quarantina d’anni, nei quali, una guerra mondiale, una pandemia devastante, varie crisi economiche e l’avvento della dittatura fascista, ne resero impossibile la riapertura, che avvenne, tuttavia, pur nel fulcro delle più drammatiche tensioni che porteranno il paese alla seconda guerra mondiale. La seconda volta del CAI di Carrara, fu, infatti, nel 1936 grazie all’architetto Carlo Vianello e al solito gruppo di indomiti amanti della montagna che avevano ereditato la passione dai primi fondatori del club nell’800. La seconda esperienza, tuttavia, fu più tribolata della prima, data la circostanza storica che dovette fronteggiare. Vianello fu il solo presidente di questa seconda esperienza che terminò nel 1943, con lo sfascio totale dell’Italia a seguito dell’Armistizio. Passarono solo sei anni dopo la seconda forzata chiusura, ma, anche nel clima devastato dell’immediato secondo dopo guerra, quell’amore per la montagna dei carraresi tornò a farsi pulsante e alla fine del 1949, venne rifondato, per la terza volta il CAI di Carrara. Dopo aver sistemato i conti lasciati aperti dall’esperienza precedente, sotto la guida temporanea del professor Vico Perutelli, il 15 giugno del 1950 cominciò il tesseramento dei nuovi soci e poi venne indetta l’assemblea per l’elezione del presidente che fu Stefano Pietro Andrei. Da allora, nulla più è intervenuto a fermare il cammino di un’associazione tra le più solide e longeve della città. All’attivo, oltre alle escursioni e alla promozione dell’ambiente naturale delle Alpi Apuane, anche il recupero di storici rifugi e l’organizzazione di eventi per far conoscere l’alpinismo. Oggi, la sezione è guidata da Brunella Bologna che ha, veramente dedicato la vita alla passione per la montagna ed anche al CAI di Carrara.