Il secondo matrimonio portò Ricciarda stabilmente a Roma, dove visse, con i primi due figli avuti da Lorenzo Cybo, nello sfarzo e nella mondanità. I rapporti col marito cominciarono presto a deteriorarsi, sia per la relazione portata avanti con il cognato cardinale, sia per la ferrea determinazione di Ricciarda a mantenere da sola il controllo sul suo regno. Pur non negandosi alcun lusso né alcun evento dell’alta società romana, Ricciarda continuò a tessere la sua tela strategica, volta a trovare gli appoggi politici giusti, che l’aiutassero a raggiungere i suoi obiettivi.
Grazie alle sue abili manovre, nel 1529, riuscì ad ottenere dall’imperatore Carlo V, attraverso l’intercessione del suo procuratore Sinibaldo Fieschi, l’investitura sul marchesato di Massa e Carrara per se stessa, per i suoi primogeniti maschi e, nel caso non ci fossero stati maschi, per le sue figlie femmine. Questo traguardo, per il quale Ricciarda aveva tramato da almeno quatto anni, segnò l’inizio dello scontro diplomatico con il marito, tagliato completamente fuori dai possedimenti della moglie e colpevole di aver tentato, in segreto, di ottenere la stessa investitura dall’imperatore.
Due anni prima, nel 1527, comunque, Ricciarda, aveva fatto ben vedere di che pasta era fatta, osando apertamente sfidare l’autorità del papa. Clemente VII, infatti, aveva posto il divieto, a chiunque, a muoversi da Roma, per non creare problemi di ordine pubblico, dal momento che era giunta la notizia che i lanzichenecchi, l’esercito imperiale, stavano marciando verso la città. Ricciarda, assai più preoccupata dell’esito di quello scontro imminente, prese i suoi figli e alcuni servi fidati e scappò in segreto prima a Ostia, poi a Civitavecchia e da lì riuscì a raggiungere Pisa e infine la sua Massa.
Lorenzo Cybo, dopo lo smacco della mancata investitura sul marchesato di Massa e Carrara, proseguì nella sua carriera militare riuscendo a mettersi in luce presso l’imperatore per i suoi successi e le sue qualità, e anche lui tanto manovrò da ottenere, nel 1530, un diploma firmato da Carlo V, che lo riconosceva come “compadrone” del feudo imperiale di Massa e Carrara e, soprattutto, lo indicava come successore di Ricciarda, alla sua morte. Ricciarda riprese alacremente i suoi intrighi e dopo tre anni ottenne dal cardinale Cybo, suo amante, la concessione per poter nominare lei stessa il suo successore, senza neppure dover rispettare l’ordine di nascita dei suoi figli.
I rapporti con il marito si interruppero totalmente e, nel 1533, Ricciarda andò a vivere a Firenze, nel lussuoso palazzo dei Pazzi, di proprietà della famiglia Cybo, dove vivevano già la madre e la sorella Taddea e nel quale risiedeva anche il cardinale Innocenzo, coincidenza, ennesima, che depone a favore del fatto che il bambino che da lì a nove mesi nacque, fosse suo figlio. A dare ancora più corpo a questa ipotesi, fu lo stesso Alberico che, tentò sempre di retrodatare la sua nascita – avvenuta nel 1534 – al 1532, quando ancora una parvenza di matrimonio esisteva tra Ricciarda e Lorenzo Cybo, colui che venne indicato come suo padre ufficiale, garantendogli la fondamentale condizione di figlio legittimo. Una volontà, quella di Alberico di acclarare la sua legittimità, che lo vide impegnarsi ossessivamente anche per dimostrare la legittimità di suo nonno Franceschetto Cybo, sebbene fosse assolutamente noto e risaputo che suo padre era papa Innocenzo VIII.
Quando Alberico ebbe tre anni, Ricciarda tornò a Roma, riprendendo la sua vita di sfarzi, intrighi ed amanti. Quelle terre per cui lottava con caparbia ostinazione, in realtà, la videro poco, anche se lei continuò ininterrottamente a esercitare su esse il suo controllo. Quando tornò a Roma, Innocenzo Cybo si trasferì a Carrara e cominciò ad amministrare il regno per conto di Ricciarda, forse, consapevole che avrebbe potuto, un giorno, passare al suo figlio naturale, Alberico. Ricciarda allacciò altre relazioni, il più delle volte funzionali ai suoi scopi e alla sua battaglia contro il marito, che cercava in tutti i modi di ottenere il diritto a regnare su Massa e Carrara, arrivando, perfino, a prendere il marchesato con la forza nel 1538, ricondotto alla ragione e a alla decisione di desistere dal progetto, proprio dal fratello Innocenzo, che gli prospettò le conseguenze del contravvenire alle disposizioni imperiali.
L’erede designato, comunque, c’era: era Giulio Cybo, primo figlio di Lorenzo e di Ricciarda. Sicuramente né Giulio, né Eleonora, la prima figlia avuta da Lorenzo, erano i prediletti nel cuore spigoloso di Ricciarda, tuttavia ella decise di mandare il suo primogenito a Massa, perché si formasse alla vita di corte, sotto la guida dello zio, il cardinale Innocenzo. Giulio iniziò la carriera militare distinguendosi, proprio come il padre, ma dovette fermarsi prima della nomina a capitano, perché l’incarico avrebbe comportato un esborso economico, che sua madre non gli avrebbe accordato. Per questo motivo cominciò ad avvicinarsi al padre e a prendere le distanze da Ricciarda, minacciando, addirittura, di far valere il suo diritto a regnare su Massa e Carrara. Lei, indomita, non smise un attimo di tessere le sue trame, finchè, nel 1541, riuscì ad ottenere un atto imperiale che, in maniera definitiva, escludeva suo marito Lorenzo Cybo da ogni possibile rivendicazione sul marchesato di Massa e Carrara. La minaccia del figlio Giulio la fece infuriare e lei lo ripagò paventandogli la possibilità di essere, anche lui, escluso dalla successione in virtù del nuovo potere assoluto sul marchesato che si era garantita.