Dopo 30 anni di latitanza, è stato arrestato Matteo Messina Denaro. Chiamato “u siccu” o “Diabolik”, è stato uno dei boss più pericolosi di Cosa nostra. Gli inquirenti sono riusciti a trovarlo attraverso meticolose intercettazioni. Dopo esser venuti a conoscenza della sua malattia, le indagini si sono infittite e grazie ai dati registrati dal ministero della salute sui malati oncologici, si è arrivati al superlatitante che, sotto falso nome, stava per fare una seduta di chemioterapia in una delle cliniche più conosciute di Palermo.
“Un’operazione, quella dei carabinieri del Ros – spiega il presidente del consiglio comunale di Firenze, Luca Milani – molto importante anche per la nostra città. Il boss di Cosa Nostra, infatti, organizzò, oltre ad altre, la strage di via dei Georgofili dove morirono le piccole Nadia e Caterina Necioni, la loro mamma Angela, il loro babbo Fabrizio e lo studente Dario Capolicchio e provocò 48 feriti, oltre ad ingenti danni alle opere d’arte. Un plauso alle forze dell’ordine da parte di tutto il consiglio comunale – conclude – con l’auspicio che si riesca a far luce su quella strategia terroristica che colpì il cuore di Firenze”.
Era il 27 maggio 1993. All’una e sette minuti di notte, in via dei Georgofili, nei pressi degli Uffizi, 277 chili di tritolo, fatti esplodere su un Fiat Fiorino, provocarono morte, angoscia e terrore. La stessa Galleria degli Uffizi e il Corridoio vasariano ebbero gravi danni. “Nessun rispetto per le persone, vittime innocenti, né per il patrimonio storico e artistico del cuore di Firenze – disse Valdo Spini, allora ministro dell’ambiente – finché non verranno eliminate le mafie, nemico insidioso e infido, l’Italia non potrà godere di pace e stima“.
Gli uomini che in quegli anni attivarono le autobombe a Firenze, per conto della mafia siciliana, così come i terroristi che presero parte all’attentato a Maurizio Costanzo, all’attacco in via Palestro a Milano e a quelli nei pressi della basilica di San Giovanni in Laterano e della chiesa di San Giorgio in Velabro a Roma, volevano costringere lo stato a far marcia indietro sul carcere duro per i boss mafiosi, sull’ergastolo e sulla legge sui pentiti.
Il processo si aprì a Firenze nel novembre del 1996 e si chiuse in cassazione nel maggio del 2002 con pesanti verdetti per gli esecutori materiali.
Ora, anche se dopo tantissimo tempo, un mandante è stato arrestato. Il nuovo anno si è aperto con un successo della giustizia. Il 16 gennaio 2023 sarà ricordato. Rappresenta una rivalsa nei confronti delle tante vittime di mafia.
Foto di Silvia Meacci