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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il Codex Vindobonensis 324 e il mondo antico (settima parte)

DiGian Luigi Telara

Gen 9, 2023

Le diramazioni della via Clodia da Lucca verso Luni

Si è sempre supposto che la via Clodia portasse da Lucca a Luni e che, da lì, poi, gli eserciti potessero proseguire verso nord, lungo la via Aurelia per giungere a Genova, oppure a Mutina, tramite la via delle Cento miglia, oppure a Parma, tramite il Malpasso o il passo Caesa. In questa ottica, si sono cercati tutti i possibili percorsi che da Piazza al Serchio potessero essere stati seguiti dalle legioni, nel loro muoversi verso Lunes.  Proviamo a immergerci nella realtà del tempo: Via Luca-Mutina, cioè Modena. “Siamo un gruppo di soldati in viaggio per raggiungere la nostra legione di appartenenza, stanziata a Parma e questo fu il nostro viaggio. Con me, Ioseppo il dubbioso, Marco, il monaco, Francus, l’anacoreta sempre rivolto ai miscredenti con epiteti di tutti i tipi, detto il “Savonarola”, intransigente fino all’inverosimile persino con i suoi amici. Col gruppo c’era poi un compagno che si era aggregato, ma che non proferiva parola, e infine un frate gentile. Con noi anche Fabión, che ripeteva, in continuazione, che son meglio le bestie degli uomini, e che serviva alla legione per la cura dei cavalli, delle bestie da carne e degli animali da carico che seguivano le legioni o che trovavano lungo il percorso; Vilfredo chiudeva il gruppo coi suoi canti militari. Tutti armigeri bene addestrati e desiderosi di portare la civiltà e la nuova religione ai barbari di cui avevano sentito notizie terribili. Da Lucca, partiti lungo l’Auser (poi Auserculum, poi solo Serchio) eravamo, alla fine, arrivati a Castrum Vetus (la futura Sala) e, a questo punto, sapevamo che, da lì, esisteva una comunicazione con Parma. Anzi, più di una. La Tabula Peutingeriana, di cui ci eravamo fatti una mappa sommaria su un pezzo di pergamena, ce ne indicava una che aveva anche un Foro Clodi. Ma non sapevamo dove fosse. Comunque, a Castrum Vetus avremmo dovuto avere le indicazioni per proseguire per Parma e per sapere di questo foro Clodi. La sera ci eravamo riuniti intorno ad un tavolo, vicino al grande camino acceso a fuoco vivo, ospitati nella mansio di Castrum Vetus; l’oste ci aveva detto delle giornate necessarie per arrivare a Parma, da lì. Per fortuna sapevamo già da Livio, vissuto trecento anni prima di noi, (era deceduto a Patavium, cioè a Padova, nel 17 d.C.), che da Lucca si poteva giungere a Mùtina e da lì a Parma. Ma bisognava passare per una via non presente nella Tabula Peutingeriana: esisteva cioè, da qualche parte, questa via per Parma più diretta, che non passava da foro Clodi. Il racconto dell’oste tornava con quello che sapevamo noi, sia da Livio che da Antonino. L’unico problema non era se questa via esisteva, ma se era ancora percorribile. Per fortuna l’oste era informato e ci rassicurò, anche se poi aggiunse che bisognava stare attenti. La via non era più visibile bene, per lunghi tratti del percorso e il rischio di perdersi era alto. Potevamo dunque utilizzare la Luca-Mutina e da Mutina raggiungere Parma. Ma qual era questa via? Da Castrum Vetus dovevamo salire a Sillano e da lì ci potevamo poi incamminare per Mutina. Da Mutina a Parma il percorso era saputo lineare, sul piano. Sopra Sillano, attualmente, esiste il passo della Pradarena, ma, alcuni studiosi ritengono che il passo interessato dalla Luca-Mutina, all’epoca dei Romani, fosse quello di Cavorsella, poco distante, lungo il crinale ad Ovest dal passo Pradarena. Da questo si scendeva verso Parma, aggirando il monte Cavalbianco (che separa i due passi) e con percorso dolce, dopo aver lasciato le sorgenti del torrente Riarbero (e la futura selva fiscale di Lama Fraularia in donazione al Vescovo reggiano Ermenaldo dal 964 con diploma ottoniano), si giungeva a Cinquecerri e da lì al fondovalle del fiume Secchia fino a Modena.

Prima parte

Seconda parte

Terza parte

Quarta parte

Quinta parte

Sesta parte