Quella sottile linea rossa
Al fiume Auenna, sulla Tabula Peutingeriana, seguono, scendendo verso sud, i fiumi Arnu e Vesidia, che, secondo alcuni studiosi sarebbe il Versilia. Arnu e Vesidia sono invertiti e sfociano a sud di Velinis e di Vadis Volaterris (Vada) rispettivamente. Da notare che a nord di Velinis si trova la “mansio” “ad fines”. Il fiume Arno sarebbe così nominato due volte: una come Arno alla sorgente e una come Fine alla foce. Non è però escludibile che “ad fines” corrispondesse, sì, ad una mansio, ma posta in una posizione particolare, al “confine” della lucumònia (giurisdizione) di Aquas Volaternas (Volaterris, Volterra), tanto che il corso d’acqua a carattere torrentizio, il Fine appunto, presente in quel tratto, ne era il confine, da cui, appunto, anche il nome del torrente attuale e comunque assente nella tabula, nel senso che non ne è tracciato il decorso. Ad oggi, mancano riscontri archeologici che permettano di identificare Velinis e “ad fines”. Anche per il Vesidia rimane l’incertezza. L’Arnu è appaiato alla linea rossa, ma non fino alla foce. Anche dell’Umbro va detto che ha la linea rossa, ma che questa termina molto prima della foce. Quella sottile linea rossa che accompagna il tracciato di alcuni fiumi è stato supposto essere anche segno di non navigabilità da barche, seppure a fondo piatto, ma da chiatte trainate da terra da buoi (le cosiddette “alzaie”), sistema molto in uso nell’antichità.
A Lucca era presente un porto di un certo rilievo, subito fuori le mura, poco oltre a dove ora c’è la stazione ferroviaria e che si basava proprio su questo sistema di trasporto su chiatte. Altri studiosi hanno supposto che la sottile linea rossa fosse un segno di percorribilità viaria. Questo non torna, tuttavia, con la presenza di strade lungo fiumi segnati in nero (nella Tabula Peutingeriana in marrone scuro) per fiumi, di cui se ne conosce la viabilità certa anche in epoca romana. Tuttavia, è difficile pensare a una navigabilità, anche su chiatte trainate da buoi, possibile fino alle foce, ma è difficile anche pensare alla sua assenza vicino alle stesse e soprattutto vicino alle sorgenti, dove il decorso si fa evidentemente torrentizio. Forse, ed è questa una ulteriore congettura, i fiumi indicati corrispondevano, comunque, ad una certa viabilità anche per quelli segnati solo in nero. Abbiamo visto, infatti, che, di certi fiumi, manca proprio la rappresentazione grafica, come se non avessero importanza ai fini del viaggio. Per questi si può supporre che, all’epoca romana, mancasse proprio una viabilità associata. È difficile pensare ad una navigabilità lungo il percorso a monte ma non vicino alla foce.
Oltre ai già citati esempi dell’Arnu e dell’ Umbro, c’è anche quello assai importante del Tevere per il quale, ugualmente, manca il tratto rosso associato, in particolare proprio tra Hostis (Ostia) e Roma. Il segno rosso forse aveva qualche altro significato aggiuntivo che a noi sfugge.
Questa mancanza di corrispondenza tra nomi dei fiumi e loro decorso cartografico si spiega bene nei tempi antichi, in cui le informazioni passavano di bocca in bocca a persone, che, mai, avevano messo il naso fuori dai loro conventi e monasteri. Nell’insieme, la Tabula Peutingeriana è, dunque, una rappresentazione pseudo cartografica della viabilità antica, della quale, a tutt’oggi, sono moltissime le cose ancora non chiarite.
Vi è, comunque, una piccola certezza interpretativa: la rete stradale appare come una fascia di linee rosse composte da segmenti, che si raccordano in brevi curve a gomito. Questi gomiti indicano luoghi di sosta: le principali “mansiones”.
Ma dopo la certezza ecco subito un’altra incertezza: il “porto di Firenze”. Tra Pisa e Firenze, nella Tabula Peutingeriana, osserviamo, infatti, una strada che corre parallela alla Firenze-Lucca: è il tracciato dell’antica via Pisana, che pare risalire al 13 a.C. e al console Tito Quinzio, pertanto nota anche come Via Quinzia. Oggi,il tracciato è riconoscibile nell’attuale via Tosco-Romagnola, a sua volta sormontata dalla via di ancora più lunga percorrenza “Fi-Pi-Li”. Questa via di fatto corre lungo il decorso del fiume Arno. Risalendo il fiume, vengono toccate alcune località note come Cascina, Pontedera, San Miniato, Empoli, Montelupo e Lastra a Signa. Nella Tabula Peutingeriana, lungo tutto questo percorso, notiamo due mansiones, che sono, una, un porto fluviale conosciuto come “Arnum”, nel Medioevo noto come Porto di Mezzo, la cui distanza da Florentia non è segnata, e poi più a valle l’altra mansio “Inportu”. Tra le due soste la distanza segnata è di quattro miglia. La distanza tra “Inportu” e una terza “mansio” più a valle, “Valvata”, è indicata in diciassette miglia, e ne sono segnate otto da lì a Pisis. L’identificazione di queste mansiones, però, rimane del tutto incerta. Sono state proposte varie località per ognuna, ma non vi sono riscontri.
Ma il vero punto di interesse, tuttavia è notare che questo percorso dovrebbe, come detto, sovrapporsi a quello del fiume Arno, mentre questo fiume, di fatto, incrocia il percorso stradale sopra indicato ortogonalmente tra le mansiones di nome “Valvata” e “Inportu”. Le stazioni fluviali indicate si troverebbero pertanto lungo delle strade.