Ho incontrato Lamberto Dini durante la mia esperienza di collaboratore parlamentare. Dietro lo sguardo che poteva sembrare cinico, ho scoperto un uomo gentile e pronto ad ascoltare. Lamberto Dini nacque a Firenze il primo marzo del 1931. Dopo il diploma presso l’istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci, si è laureato, nel 1954, in economia e commercio all’Università degli studi di Firenze. Dini ha perfezionato la sua tesi in scienza delle finanze nelle Università americane del Minnesota e del Michigan. Nel 1959 è entrato a far parte del Fondo Monetario Internazionale. Nel 1976 è diventato direttore generale esecutivo per l’Italia, Grecia, Portogallo e Malta. Dopo tre anni di esperienza, Francesco Cossiga, allora presidente del Consiglio, lo ha nominato direttore generale della Banca d’Italia. Arrivando a Roma, iniziò a comprendere i meccanismi politici che la regolano in ogni suo tessuto. Nel 1984 ha conosciuto la donna che entrerà a far parte del suo destino, modificando forse il corso delle cose: quel legame sottile e fragile tra privato e pubblico che non si può superare in nessun caso. La donna si chiama Donatella Pasquali ed è stata la moglie di un facoltoso imprenditore bergamasco, Renzo Zingone. La donna, di molti anni più giovane. Sposò Zingone e alla sua morte divenne una ricca ereditiera con interessi in Costarica. Lamberto Dini e Donatella Pasquali si sposarono nel 1985. Dini era stato già sposato e dalla prima moglie aveva avuto una figlia, Paola. Lavorando in Banca d’Italia, Dini si accorse degli ingranaggi che muovano la politica. Lo fece nel momento in cui Carlo Azeglio Ciampi, l’altro toscano trapiantato a Roma, divenne presidente del Consiglio dei ministri: correva l’anno 1993 e la politica era stata spazzata via da Tangentopoli. Lamberto Dini veniva considerato il più papabile nel ricoprire il ruolo di Governatore della Banca d’Italia, lasciato vacante dallo stesso Ciampi, invece gli venne preferito Antonio Fazio. Talvolta la vita sembra toglierci qualcosa di importante, invece il destino sta preparando solo qualcosa di diverso, magari migliore. È ciò che accadde nel 1994: Lamberto Dini venne chiamato a ricoprire il ruolo di ministro del Tesoro nel primo governo presieduto da Silvio Berlusconi. Il presidente della Repubblica era Oscar Luigi Scalfaro ed è proprio da Scalfaro che Lamberto Dini ricevette l’incarico di formare un nuovo governo, dopo la caduta di quello presieduto da Berlusconi, nel gennaio del 1995. Si trattava di un esecutivo esclusivamente tecnico, sostenuto da PDS, Lega Nord e Partito Popolare. I ministri e sottosegretari senza mandati elettivi, avrebbero dovuto traghettare l’Italia fino alle elezioni fissate per il mese di aprile del 1996. In quel periodo, Lamberto Dini fu protagonista della riforma del sistema pensionistico, che ancora si rifaceva al modello previdenziale corporativo fascista. Introdusse il modello previdenziale universale, basato sulla rendita predefinita con il calcolo contributivo a capitalizzazione simulata. Per le elezioni del 1996, Lamberto Dini fondò il suo partito: Rinnovamento Italiano. Si presentò con la coalizione del centrosinistra guidata da Romano Prodi. La Lista Dini, era formata dal suo Rinnovamento, dai Socialisti Italiani e dal Patto Segni di Mariotto, figlio dell’ex presidente della Repubblica. La coalizione dell’Ulivo di Romano Prodi vinse le elezioni e Lamberto Dini venne nominato ministro degli affari esteri. Manterrà l’incarico per i quattro governi dell’Ulivo, che ebbero presidenti: Prodi, due volte D’Alema e Amato. Nel 2001 confluì nel progetto Margherita, che raccolse le anime del Pd e del Partito Popolare. Nelle elezioni di maggio del 2001, Silvio Berlusconi riprese il potere e Lamberto Dini tornò nelle retrovie della politica. In quegli anni, in ogni caso, partecipò alla preparazione della bozza della Costituzione Europea. Nel 2003 Lamberto Dini venne accusato da Igor Marini di aver preso tangenti nell’affare Telekom Serbia, che riguardava l’acquisto di azioni da parte di Telecom Italia e nel quale, Prodi e Dini vennero chiamati in causa come presunti fruitori di tangenti. Nel 2006 venne eletto senatore nelle file della Margherita e il suo nome fu proposto per la presidenza della Repubblica. Lamberto Dini pagò lo scandalo che coinvolse sua moglie Donatella, il crack Parmalat di Callisto Tanzi. Nel 2007 venne inserito nei membri del Partito Democratico, dal quale si sfilò nell’ottobre dello stesso anno, fondando i Liberal Democratici. Nel 2008 Lamberto Dini partecipò insieme a Clemente Mastella dell’UDEUR, a far cadere il governo Prodi non votando la fiducia durante un importante passaggio parlamentare. Nello stesso anno annunciò che i Liberal Democratici faranno parte del Popolo della Libertà, il nuovo partito di Silvio Berlusconi. Venne nuovamente eletto senatore nella circoscrizione Lazio per il Popolo della Libertà e rimase a Palazzo Madama fino al 2013, al compimento degli ottantadue anni. Lamberto Dini ha attraversato le varie stagioni politiche ed economiche dello scorso secolo e forse, come spesso accade nel nostro paese, non è stato impiegato per quelle che erano le sue effettive capacità.