• Dom. Set 8th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Resiste ai tempi, alla tecnologia e alle mode, la tradizione della pasta ripiena da cucinare a Natale, ma da preparare, rigorosamente, qualche giorno prima, come una sorta di apertura delle danze, che comincia quando sulla spianatoia si mette la farina e sul fuoco si fa rosolare a fiamma lieve, un ripieno carico di carne, formaggio, verdura e ingredienti segreti. Che siano agnolotti, cappelletti, ravioli, tordelli fa poca differenza: ognuno ha i suoi, ognuno segue la sua personale tradizione, che, tuttavia, si conforma a una passione solo italica per i ricchissimi piatti delle feste a base di pasta ripiena. Una cucina opulenta dalle radici antiche, passata dall’essere il piatto che si mangiava una volta all’anno, a ricetta molto più frequente, nella seconda metà del ‘900, se pur fortemente ancorata alle festività natalizie, tanto da permanere ancora oggi, quando tortelli&co sono sugli scaffali di tutti i supermercati italiani, ogni giorno. Ma quella cosa di prepararli prima, per tanti è rimasta, magari con tempi più lunghi, tarati sugli impegni di lavoro: l’avvento del frezeer ha concesso di spostare la preparazione di cappelletti e ravioli, anche diverse settimane prima della loro consumazione, mentre prima erano gli ultimi due o tre giorni prima di Natale che vedevano la cucina riempirsi di nonne, zie e mamme intente a tirare la pasta e a modellare i formati. Il Natale cominciava così, con un lungo preludio, cadenzato dal ritmare delle macchinette per la pasta o dai mattarelli che rotolavano sul piano di marmo, dalle incursioni dei bambini che chiedevano, o sgraffignavano, pezzetti di pasta con cui giocare, magari provando a morderla per scoprire che, cruda, in realtà, non era granché, dalle grida delle nonne che temevano che la pasta non bastasse più per il ripieno. La cucina indaffarata, piena di farina e profumi invitanti, e di segreti sepolti dentro ai ripieni, insieme alle spezie, che nessuno voleva rivelare mai, era una specie di laboratorio di Babbo Natale, in cui non si fabbricavano giocattoli, ma cose buone da mangiare, nello stesso tempo di attesa della festa.

Ai sapori e agli odori si ancorano i ricordi. Sarà per questo che la pasta ripiena di Natale si prepara ancora in molte case, magari con i robot da cucina, magari con ingredienti più sofisticati, magari senza attirare neppure l’attenzione dei bambini, ma con vecchi ricordi nel cuore che finiscono sempre dentro ai piatti.