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Diari Toscani

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Mario Luzi: l’ermetismo da quasi Nobel

DiPierluigi Califano

Dic 10, 2022

Nel 1908, il maratoneta Dorando Petri fu squalificato perché i giudici di gara lo sorressero negli ultimi metri prima del traguardo. Non vinse la maratona ai giochi olimpici di Londra, ma rimase negli annali dello sport mondiale per l’esito drammatico di quella competizione. Mario Luzi non ha avuto neppure la ventura di giudici che lo sostenessero sul traguardo del premio Nobel: non arrivò mai a vincerlo. Nacque a Castello, in provincia di Firenze, il 20 ottobre del 1914. Suo padre era un funzionario delle ferrovie di origine marchigiana, trasferito in Toscana per lavoro. Mario Luzi trascorse la sua infanzia nel grossetano e poi nel senese. Nel 1926 suo padre fu trasferito a Rapolano Terme e Mario trascorse un anno presso la casa di suo zio Alberto a Milano. Nel 1927 tornò in Toscana e terminò gli studi presso il liceo Ginnasio Galileo. Si laureò in letteratura francese, con una tesi su Francois Mauriac, che nel 1952 vincerà il premio Nobel: talvolta il destino si diverte a giocare con le nostre esistenze. Negli anni trenta, l’Italia era un paese controverso, oggi la situazione non è molto dissimile. C’era una dittatura e, al contempo, un grande fervore culturale ed artistico. Il futurismo, la velocità, la necessità di essere sintetici, influenzò i poeti frequentati da Mario Luzi. Piero Bigongiari, Carlo Bo, Leone Traverso e Cristina Campo, che in realtà si chiamava Vittoria Guerrini. Con quest’ultima il rapporto fu profondo, Mario Luzi le dedicò la raccolta Moriremo lontani, a testimonianza di un amore non vissuto, ma comunque forte. Nel 1935 uscì la sua prima raccolta poetica: La barca. Nel 1938 iniziò ad insegnare presso le scuole superiori, si trasferì a Parma. Arrivò a Roma per insegnare e lavorare alla Sovraintendenza bibliografica, alla vigilia della dichiarazione di guerra. Nel 1940 pubblicò Avvento notturno. Era una raccolta poetica incentrata sull’interiorità dell’anima da contrapporre alla vita quotidiana, in quei tempi difficili. Nel 1942 sposò Elena Monaci, nel 1943 nacque suo figlio Gianni.

Spesso penso a quanto coraggio abbiano avuto le persone a far nascere i propri figli durante un periodo drammatico come il conflitto bellico. Alla fine della guerra, Mario Luzi tornò in una Firenze ferita, ma non vinta. Dal 1945 insegnò presso il Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” e pubblicò altre raccolte poetiche. Nel 1946, Un brindisi, definita dallo stesso autore: “Una prefigurazione, tra allucinata e orgiastica, del dramma della guerra.” In Quaderno gotico, Mario Luzi tornò a raccontare l’amore. Lo fece in tema canzoniere, con un neo dolce stilnovo, del quale ebbe bisogno come poeta ed aveva necessità il lettore devastato dagli orrori della guerra. Nel 1955 gli venne assegnata la cattedra di Letteratura francese alla Facoltà di Scienze Politiche di Firenze. Nel 1963 Mario Luzi pubblicò, Nel Magma, che è la sua opera che preferisco: le poesie che compongono il libro raccontano la sensazione di sentirsi eternamente sospesi. Mario Luzi descrisse il disorientamento dell’umanità, che vive la realtà e desidera eticamente di raggiungere la felicità. Gli anni sessanta fecero da prodromo per le opere che pubblicò negli anni settanta. Nel 1971 uscì: Su fondamenti invisibili, che ricorda Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole di Flaiano. Nel 1978 Mario Luzi vide la luce della sua opera: Al fuoco della controversia, che contiene delle rime che fanno vibrare anima e cuore. Con l’opera vinse il Premio Viareggio. Nel 1983 pubblicò: La cordigliera delle Ande, nella quale si cimentò nella traduzione di vari poeti francesi. Mario Luzi era un grande appassionato di cinema. Fin dai primi anni cinquanta, curò le recensioni di decine di pellicole. Nel 1997 tutte le sue critiche furono raccolte in un libro. In quello stesso anno ebbe la delusione del Nobel assegnato a Dario Fo. Dalla fine degli anni settanta Mario Luzi era stato in procinto di vincerlo, avendo molte candidature. Il suo disappunto fu definito dallo stesso poeta come: “un’intenzione anti-letteraria contro di me” . Nel 2004 tornò a Roma per ricevere dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la nomina di senatore a vita. La sua fu una breve esperienza, nella quale nel suo ruolo di antifascista e pacifista, si scagliò contro la coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi. Mario Luzi è morto nella sua Firenze, il 28 febbraio del 2005. È sepolto nel cimitero di Castello e una lapide lo ricorda nella basilica di Santa Croce, accanto a Michelangelo, Alfieri e Galileo Galilei. Ha raccontato attraverso i suoi versi quegli angoli dell’anima che talvolta fanno paura a noi stessi.

Il fiume fermo nella sua pelle luminosa
aggricciata dal controvento, un’ultima
ritrosia del fiume poco prima dei ponti-
chi sa come mi lascia il tuo silenzio
all’interno balenio di quel ricordo
d’una sosta d’altri tempi, e in esso
sfolgora la città disfatta in acqua,
ne brucia di felicità la mente quasi possa
no
un attimo, uno solo
accaduto e inaccaduto rifondersi,
finché insendibilmente non c’è altro,
quel fuoco, quell’acqua, quegli elementi.