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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Un cappotto in Do-Re-Mi

DiPietro Marchini

Dic 7, 2022

Visitando Carrara per conoscere i suoi antichi palazzi e i monumenti, le vie del marmo a ridosso delle Alpi Apuane, non ci si può esimere dal fermarsi in piazza dell’Accademia per osservare attentamente il maestoso Palazzo del Principe e, in particolare, il monumento a Giuseppe Mazzini. Lo scultore, Alessandro Biggi, lo rivestì con un soprabito, pensando probabilmente ai rigori dell’inverno. Ma è proprio di questo cappotto che intendo parlare perché, tutto sommato, riporta la memoria ad una pagina importante della storia della città.

Correva l’anno 1883, quando Archimede Montanelli, maestro di musica originario di Forlì, fu chiamato a Carrara a dirigere la Scuola Comunale di Musica, avendo vinto un concorso nazionale per tale scopo. Il suo insegnamento si protrasse per 10 anni, quando poté fare ritorno al suo paese natio e dirigere altre scuole in varie parti d’Italia. Non ebbe mai un buon concetto dei carraresi, soprattutto delle loro pretese di esperti in musica: diceva spesso “il carrarese preferisce essere considerato poco onesto, anziché poco intenditore”. Ma le sue lamentele le riservava, in special modo, all’amministrazione comunale, che non gli concesse mai l’uso di un pianoforte, né l’istituzione di una banda cittadina, per dare agli allievi l’occasione di esibirsi in pubblico.

Ma torniamo al cappotto e alle sue parole, o meglio alla sua penna, che apprendiamo dal racconto che il maestro fa, in un suo libro autobiografico “Memorie Musicali Carraresi” a cura di Alberto Compagno.

Siamo sempre al 1892. Carrara repubblicana, o che so io, si accingeva ad innalzare un monumento al grande pensatore e cooperatore dell’unità d’Italia Giuseppe Mazzini. Nello studio del professore Alessandro Biggi, si lavorava di gran lena a dare l’ultima mano al colosso marmoreo che doveva sorgere nella piazzetta dell’Accademia di Belle Arti. Io andava qualche volta a veder lavorare, invitato dal Biggi stesso, ma più che altro per giudicare dello stato, in cui sarebbe ridotto a lavoro finito il mio soprabito di panno nero che aveva prestato per modello a Mazzini dell’egregio fabbro. Capitai un giorno che il modello era sul piedistallo di legno, vestito del mio abito nero, il quale si pavoneggiava quasi da far credere avesse presa sul serio la parte o, diciamo meglio, la figura che rappresentava in quel momento”.

Il monumento fu inaugurato il 25 settembre 1892 con scarsa affluenza di repubblicani, come scrisse nel suo libro lo stesso Montanelli, presente alla cerimonia.

Comunque sia, osservando la statua non si può fare a meno di attualizzare il pensiero di Mazzini, di ammirare l’opera scultorea e gettare uno sguardo pietoso al povero cappotto del maestro di Forlì.

© Foto Archivio Michelino