Finalmente un museo in cui tornare bambini, lasciarsi stupire ed essere protagonisti. Guardarsi in specchi deformanti, scrivere con una fonte luminosa sul muro, osservare la galleria degli ologrammi, far ruotare lo zootropio, sequenza di disegni in un cilindro che riproduce l’idea del movimento: tutto questo è possibile.
Il Museo delle illusioni è nel palazzo Tornaquinci Della Stufa, le cui fondamenta risalgono agli inizi dell’anno Mille. Negli anni residenza elegante e prestigiosa, dal 1908 sede del cinema Galileo e in seguito del cinema Corso. Una cornice storica dove risaltano ancor più tutte le postazioni tecniche e scientifiche, in cui sperimentare effetti ottici, fisici, chimici e digitali.
La mostra permanente del museo si sviluppa su seicento metri quadrati e, contrariamente alle aspettative, non è solo occasione di divertimento, bensì di approfondimento e di ricerche da fare, magari, una volta tornati a casa. Adatta ad un pubblico adulto e non, espone invenzioni e illusioni risalenti all’antichità, al rinascimento, come per esempio i dipinti anamorfici, realizzati con una tecnica di deformazione intenzionale, ritrovati anche nel quaderno di appunti di Leonardo da Vinci, ma anche effetti risultanti da studi moderni o tecnologici.
Avvicinando e strisciando il cellulare o la penna-torcia in dotazione, sarà possibile scrivere e disegnare su due muri. Ma quale è il trucco? Le pareti sono permeate di fosforo e quindi ricettive al segno grafico della luce. E che dire dell’effetto “slow motion”? All’interno di un quadretto, due piume d’uccello, alle estremità di un rocchetto, sembrano danzare in un movimento lentissimo e surreale. Un effetto delizioso, che vuole mostrare al visitatore una tecnica usata nel cinema. Per dare l’illusione che il tempo sia rallentato, si utilizza la luce stroboscopica che evidenzia piccole sequenze di movimento anche se le piume, in realtà, sono mosse velocemente. Sono anche presenti illusioni ottiche, che, spesso, si trovano sotto forma di test psicologici, come la forma di Yastrow. Due figure identiche che, a seconda della posizione, sembrano differenti in misura.
Ci sono, poi, giganti, nitidi e beffardi, i disegni delle figure che sfidano la geometria euclidea, come il Triangolo di Penrose e il Tridente Impossibile, chiamate “illusioni percettive” e usate nella psicologia Gestalt per studiare come il cervello e il sistema visivo percepiscono e interpretano le informazioni.
Molto intrigante è il tema del doppio, lo specchio, metafora dell’io. Infilare la testa in un cubo magico e vedersi riflessi all’infinito, è un’esperienza inebriante da immortalare, dato che tutti, ormai, hanno a portata di mano la fotocamera del proprio cellulare.
All’interno del museo l’atmosfera è rilassata, spensierata e gioviale. Vedere gli altri visitatori incedere stupiti, meravigliati e sorridenti ha un effetto coinvolgente e terapeutico. Le gentilissime guide del museo sono disponibili a fornire ulteriori delucidazioni, che non siano già riportate sulle didascalie. Sono giovani ragazzi e ragazze, che si prestano a fare scatti e dare consigli su come farli, per esempio, nel caso della sala-set ammobiliata con accorgimenti, tali da creare un effetto sottosopra, in una foto che venga poi capovolta, dando modo al visitatore di poter apparire a testa all’ingiù in una cornice domestica, un salotto di una casa qualsiasi. Il museo solletica i sensi e propone illusioni anche a livello tattile. Sfregare le mani su una griglia di fili metallici ed avvertire un’inaspettata sensazione di velluto, impossibile da descrivere, può essere un’esperienza curiosa e stimolante. Per maggiori informazioni: +39 345 595 4087 firenze@museumofillusions.it
© Foto di Silvia Meacci