• Ven. Set 20th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Tante promesse e pochi fatti per sanare la piaga dell’immigrazione illegale (seconda parte)

DiStefano Guidaci

Dic 5, 2022

Riprendendo l’analisi iniziata alla fine della prima parte, sulle guerre fratricide che attanagliano molti Stati africani, risulta evidente che un’Europa, già divisa al suo interno, in frangenti così complicati ed avulsi dalla realtà e sotto l’influsso della jhad islamica, potrebbe solo intervenire, da un lato, “collaborando” con i governi, dall’altro varando “piani di sviluppo” per i singoli paesi. Non a caso, ho usato il condizionale “potrebbe”, perché, in realtà, al momento, si sente parlare molto, ad esempio, dell’Africa come di un continente “da aiutare”, ma, in realtà, sono diverse e sempre più spietate le forme – dal “land grabbing” (accaparramento di territori) al dumping commerciale, passando per il condizionamento delle economie locali – con cui si sostiene lo stile di vita del “Nord del mondo”. Intanto, malgrado i cosiddetti aiuti internazionali di stati e sempre più spesso di privati, e nonostante i velleitari propositi dell’“Agenda 2030”, la fame è tornata ad aumentare nel continente. Un tempo, con il colonialismo europeo classico, le nazioni che componevano l’Africa erano mappate e separate, secondo la storia dettata da Francia e Gran Bretagna, o, in minor peso, da Belgio, Portogallo, Germania o Italia, cioè semplicemente, secondo l’appartenenza a una delle potenze durante l’occupazione coloniale. Poi la “solita” storia si è fatta più complessa e ingarbugliata. L’Africa si è affollata ed è rimasta assoggettata a interessi di ogni tipo: politici, economici, commerciali, anche ideologici e addirittura religiosi. Francia e Gran Bretagna, le grandi potenze coloniali che hanno dominato in Africa, per tutto il secolo passato, oggi, hanno perso qualche posizione, ma ultimamente, in particolare la prima, ha modificato la colonizzazione con le armi, in un potere di ricatto, mascherato da aiuto, che permette ai francesi e ad altri, se pur in misura minore, di “battere moneta” o sfruttare le risorse delle terre, a lor dire, “aiutate”. Ultimamente, anche Cina e Russia si sono affacciate ai confini del continente, ma solo, ovviamente, per trarne vantaggi. Cosa attira tutte queste potenze in Africa? C’è forse una connessione tra il poter arrivare ad usufruire delle immense risorse di questo continente e la pretesa di far finta di “varare piani di aiuto” a diverso titolo? La risposta più evidente a queste domande è che l’Africa si appresta, ancora una volta, a finanziare, con le sue materie prime, il prossimo assetto geopolitico del pianeta. In sostanza l’Africa si prepara a essere, come è già avvenuto in passato, un grande “serbatoio” di risorse, invece di diventare “mercato”, con una popolazione in possesso di un potere d’acquisto e una capacità di esportazione di prodotti manufatti e non solo di materie prime. L’Africa è il secondo continente più grande dal punto di vista territoriale e, al suo interno, è quasi sconosciuta l’agricoltura intensiva. In sostanza, si tratta di un territorio vergine, che, potenzialmente, può avere una produttività formidabile. Proprio per capitalizzare queste possibilità oggi è diffuso, il già citato “land grabbing”, da parte di grandi imprese multinazionali, dell’agrobusiness, o addirittura, come ormai da tempo accade in Francia, influendo sulle politiche e le economie locali pretendendo poi, fra l’altro, di dare lezioni di umanità ad altri stati.

Prima parte