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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Restare orfani a dieci anni, crescere con la nonna, sotto l’egida della Porta dei Pupilli, la magistratura fiorentina, formò il carattere e lo stile di Jacopo Carucci, conosciuto come Jacopo da Pontormo. Nacque a Pontorme il 24 maggio del 1494. Suo padre era un pittore di non grande fama, che lavorava nella bottega del Ghirlandaio. Nel 1499, Jacopo perse il padre e, nel 1504, perse anche la madre. Sua nonna Brigida lo crebbe fino a 13 anni e, poi, lo mandò a vivere a Firenze, che divenne la sua base operativa per quasi tutta la sua esistenza. Pontormo frequentò le botteghe di Piero di Cosimo, di Andrea del Sarto, con il quale lavorò per importanti opere. Incrociò un signore dal nome di Leonardo da Vinci. A Firenze nacque quel manierismo che modulò secondo il suo gusto personale e che caratterizzerò le sue opere. Pontormo realizzò una piccola Madonna Annunciata, una predella per la pala dell’Annunciazione di San Gallo di Andrea del Sarto. Sperimentò quel lato grottesco che voleva realizzare, grazie a Cosimo di Andrea Feltrini, che era stato incaricato di decorare l’arcone di ingresso dell’Annunziata, per il quale, Pontormo, realizzò le figure della Fede e Carità. Le opere furono molto apprezzate e secondo il Vasari, scatenarono l’invidia del maestro Andrea del Sarto. Nel 1515, Jacopo Carucci, arrivò a Roma. Era la città nella quale stavano lavorando Michelangelo e Raffaello, impegnati nel Giudizio Universale e nelle Stanze Vaticane. Pontormo collaborò come si direbbe oggi, nelle vesti di ghost painter. Il suo manierismo eccentrico si riscontra nella Sacra conversazione di San Ruffillo del Buonarroti. Nel 1517, Pontormo realizzò i quattro pannelli per le Storie di San Giuseppe ebreo. L’opera, caratterizzata dalla rottura di tutti gli schemi precedenti di pittura, si rifaceva al neoplatonismo esoterico di Albrecht Durer. Nel 1519, Pontormo tornò in Toscana. Ottaviano de’ Medici, per conto di Leone X, gli commissionò la decorazione del salone della villa di Poggio a Caiano. Nel 1521, Leone X morì e i lavori furono sospesi, Pontormo si dedicò alla lunetta con un episodio tratto dalla Metamorfosi di Ovidio: raffigurava Vertunno e Pomona. Nel 1522, Firenze fu colpita dalla peste, Pontormo si rifugiò alla Certosa del Galluzzo. Ospite dei monaci, affrescò le lunette del chiostro con Scene della Passione. Ciò gli provocò la reprimenda del Vasari che lo considerò un passo indietro rispetto alla sua evoluzione stilistica. L’inclinazione di Jacopo Carucci per il manierismo tedesco, gli procurò qualche critica per le sue presunte simpatie luterane. Tuttavia, le opere conservarono i colori accesi e brillanti e le grottesche rappresentazioni della realtà. Si possono considerare anticipatrici delle ricerche di Caravaggio e Velasquez: una modernità, una rottura con il passato. Gli storici narrano di un secondo soggiorno a Roma di Pontormo, tra il 1524 e il 1525, sempre nelle vesti di ghost painter. Nel 1525 tornò a Firenze e venne chiamato a far parte dell’Accademia del Disegno. Tra il 1526 e il 1528 decorò la Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita. Nel 1529, Pontormo riuscì ad acquistare una casa a Firenze, con annessa bottega. I suoi atteggiamenti da bohémien non passarono inosservati, la sua modernità ebbe grande risonanza in città. Nel 1536, fu ingaggiato da Cosimo I de’ Medici per affrescare la villa medicea di Castello. Lavorò cinque anni alla realizzazione degli affreschi, che purtroppo sono andati perduti. Pontormo fu un paladino del nudo. Le sue opere come gli Ignudi, che giocano a calcio fiorentino, il Giocatore sgambettante, l’Ermafrodito, rappresentano il fulgido esempio dei disegni preparatori per gli affreschi. Opere nelle quali la torsione del corpo è di carattere michelangiolesco. Dal 1546, il Pontormo lavorò, su commissione della famiglia Medici, alla decorazione del coro della Chiesa di San Lorenzo. Gli affreschi erano insoliti: rappresentavano una iconografia cristologica, che era figlia della Riforma Cattolica. Nel 1738, andarono perduti: un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore. Negli ultimi anni di vita, Pontormo tenne un diario, nel quale raccontò le sue giornate e quel vissuto così intenso, tipico di chi vuol dimenticare i dolori della propria esistenza. Jacopo Carucci di Pontorme detto Pontormo, è stato un precursore, eppure ha operato all’ombra della nobiltà artistica di quegli anni fervidi nella Firenze rinascimentale. Le sue opere sono state rivalutate in quanto anticipatrici dell’impressionismo, dell’espressionismo, del cubismo. Ha lasciato questa terra tra il 31 dicembre 1556 e il primo gennaio 1557, in una data non certa, tra un anno e un altro. È stato un grande artista, forse, vissuto nell’epoca sbagliata, offuscato da giganti, che presero tutta la scena.