Uscivamo di corsa da scuola e correvamo a casa per accendere la radio ed ascoltare la trasmissione che cambiò per sempre il modo di comunicare nell’etere. Forse perché eravamo giovani, probabilmente per il fatto che rispondevano esattamente ai nostri gusti, Gianni Boncompagni e Renzo Arbore, ci presero per mano e ci traghettarono dall’adolescenza all’età adulta.
Giandomenico Boncompagni, in arte Gianni, nacque ad Arezzo il 13 maggio del 1932. Suo padre era un militare e quando Gianni aveva 18 anni, fu trasferito in Svezia. Dopo essersi diplomato all’Accademia svedese di grafica e fotografia, iniziò la sua carriera radiofonica e sposò un’aristocratica svedese. Il paese scandinavo negli anni cinquanta era anni luce avanti al nostro paese. A pensarci bene, e ascoltando la gente nei bar, non possiamo ancora considerarci un paese civile. In ogni caso, la moglie aristocratica di Gianni Boncompagni lo lasciò dopo avergli dato tre figlie. Lui ottenne la patria potestà. Nel 1964, Gianni Boncompagni decise di tornare in Italia. Forte della sua esperienza radiofonica in Svezia, partecipò ad un concorso in RAI, come programmatore di musica leggera. Boncompagni vinse il concorso e incontrò l’altra metà con la quale creò programmi, che sono stati di ispirazione a quelli arrivati in seguito. Nell’ottobre del 1965 andò in onda la prima puntata di Bandiera gialla: si trasmetteva dagli studi di via Asiago a Roma. Era un contest radiofonico, nel quale si sfidavano vari artisti con i brani pubblicati. Il pubblico in studio votava con delle bandiere gialle e il brano che vinceva la gara, veniva proclamato Disco giallo. Si può affermare che sia stato il programma antesignano di X-Factor. Tra il pubblico c’erano: Renato Zero, Giancarlo Magalli, Mita Medici, Loredana Bertè. Andò in onda fino al 1970, facendo conoscere nuovi artisti e creando un movimento musicale che avrebbe caratterizzato gli anni settanta e ottanta. Nel luglio del 1970, andò in onda la prima puntata di Alto gradimento. Era un programma che andava in onda senza un copione, un’improvvisazione radiofonica che si rifaceva al teatro di Aristofane. Qui arriviamo al nostro correre a casa, per ritrovare i personaggi che erano ormai nostri amici. Max Vinella, Patroclo, il Dottor Marsala, Scarpantibus e tanti altri, entrarono di diritto nel lessico di quei tempi. Era quell’immaginario, quella leggerezza, che, in qualche modo, depotenziava l’inizio degli anni settanta, caratterizzato dall’austerity dovuta alla chiusura del Canale di Suez. Quelle risate genuine ci facevano dimenticare gli anni di piombo, le pallottole che fischiavano a pochi metri da noi e che scandivano giorni difficili. Gianni Boncompagni e Renzo Arbore ebbero il merito di creare un contenitore che sarebbe potuto continuare all’infinito. Forse le cose, perché siano belle e immortali, devono avere necessariamente una fine: l’ultima puntata di Alto gradimento andò in onda il 30 settembre del 1976. Fu riproposta una seconda serie nel 1979, ma non ebbe lo stesso successo, il mondo era cambiato. Nel frattempo, Gianni Boncompagni approdò in televisione. Discoring era un programma destinato ai giovani, ai ragazzi che eravamo. Lanciò mode musicali e di abbigliamento: era un contenitore di idee. Con gli anni ottanta, iniziò il periodo, in cui sembrò che non ci fosse bisogno di lanciare mode: i prodotti arrivavano già confezionati, erano solo da consumare. Gianni Boncompagni passò dall’altra parte della telecamera e divenne autore e regista dei programmi che consacrarono Raffaella Carrà, con la quale ebbe una lunga relazione, nelle vesti di conduttrice. “Pronto Raffaella?” andò in onda dal 1983 al 1985. Seguì “Pronto chi gioca?” andato in onda fino al 1987. Gianni Boncompagni curò la regia di Domenica in, lo fece fino agli albori degli anni novanta. Nel 1991, lasciò la RAI e approdò in Fininvest, oggi Mediaset. Il programma “Non è la RAI” fu provocatorio e, soprattutto, un fenomeno di costume che lanciò giovanissime ragazze, come Ambra Angiolini, che all’epoca era minorenne. Dopo cinque anni di Non è la RAI, arrivò il momento di cambiare. Gianni Boncompagni collaborò al programma: Casa Castagna, con il compianto Alberto Castagna. Il 1997 vide il ritorno di Boncompagni in RAI. L’occasione fu Macao, una sorta di Non è la RAI come cavallo di ritorno. Il format era, pressappoco, lo stesso, con Alba Parietti nelle vesti di conduttrice. Negli ultimi anni, come a significare l’Uroboro della sua carriera, curò la regia di Bombay, trasmesso sulla 7. La sala regia era tappezzata di rose gialle. Le piccole bandiere gialle, che avevano caratterizzato il suo inizio, stavano chiudendo il cerchio ideale di ogni uomo. Gianni Boncompagni ci ha lasciato nell’aprile del 2017. È stato un conduttore radiofonico, un autore, un paroliere, un regista televisivo. Ha vissuto una vita piena e, personalmente, mi ha regalato intensi attimi di felicità della mia gioventù: il tempo in cui siamo felici e non sappiamo di esserlo.