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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Dacia Maraini, la narratrice delle donne

DiPierluigi Califano

Ott 29, 2022

Dacia Maraini può essere considerata colei che meglio ha narrato le donne nello scorso secolo. Il suo realismo, che si rifaceva a quello di Verga e Pirandello, conferiva alle sue opere quel carattere, a tratti documentaristico, che le rese uniche. Dacia Maraini è nata a Firenze nel novembre del 1936. Suo padre era l’orientalista Fosco, sua madre la pittrice Topazia Alliata, discendente di un antico casato siciliano. Suo nonno, Antonio Maraini, fu un deputato del Partito Nazionale Fascista, stretto collaboratore del gerarca Achille Starace. Dacia Maraini trascorse la sua infanzia in Giappone, dove venne internata, con la sua famiglia, nel campo di concentramento di Nagoyo. Nel 1946 vennero liberati e Dacia Maraini si rifugiò, per un po’ di tempo, in Sicilia, presso la tenuta dei nonni materni. L’esperienza di quel periodo fu traslata nel suo romanzo: Bagheria. Nel 1957, i suoi genitori si separarono e Dacia raggiunse il padre, che, nel frattempo, si era trasferito a Roma. L’arrivo nella capitale le diede la scossa vitale per iniziare quella, che sarebbe stata il suo lavoro e, soprattutto, la sua passione: scrivere. Nello stesso anno fondò la rivista letteraria “Tempo della letteratura”. Nel 1959 sposò Lucio Pozzi, un pittore milanese. Dopo quattro anni, nel 1963, si divise da suo marito. Nel 1962 pubblicò il suo primo romanzo: La vacanza. È la storia di Anna, che vive la sua adolescenza e i primi turbamenti, sullo sfondo di una vacanza sul litorale romano nel 1943, con il sottofondo dei bombardamenti, che sembrano dare un ritmo macabro alla storia. Nello stesso anno, iniziò la sua convivenza con Alberto Moravia. Strinse amicizia con Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, il circolo letterario della Roma degli anni sessanta, crocevia di menti brillanti, che produssero opere senza tempo. Nel 1963, pubblicò L’età del malessere, proseguendo con la narrazione di adolescenze difficili, segnate dalla guerra. Il romanzo pubblicato nel 1967, A memoria, è un’opera che indaga sui rapporti adulti, sul male di vivere, che, spesso, incrina le convivenze. Nel dicembre del 1969, Milano fu scossa dall’esplosione della bomba in piazza Fontana, presso la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Fu fermato e interrogato l’anarchico Giuseppe Pinelli, che cadde dal quarto piano della Questura, dove era stato interrogato dal commissario Luigi Calabresi. I fatti non furono chiari e Dacia Mariani, due anni dopo, sottoscrisse una lettera aperta contro il commissario Calabresi, che sarebbe stato ucciso l’anno successivo. Erano anni caldi, eversione di sinistra e di destra. Il bene e il male si confondevano e si sovrapponevano. Nel 1972, Dacia Maraini pubblicò: Memorie di una ladra. Fu una denuncia palese sulla condizione delle carceri e in particolar modo di quelle femminili. Dacia Maraini riuscì ancora una volta a narrare di donne forti, che reagivano a vincoli imposti dagli uomini. Nel 1975, con Donna in guerra, narrò la vicenda di una coppia alle prese con differenze profonde. Profetizzò, in qualche modo, la crisi della sinistra, facendo polemizzare un protagonista con Giacinto, metalmeccanico e militante del Partito Comunista. Nel frattempo, nel 1973, fondò il Teatro della Maddalena, cimentandosi in vari testi teatrali, tra i quali: Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un cliente. Gli anni ottanta videro Dacia Maraini ancora protagonista di impegno letterario e civile in difesa delle donne e degli ultimi. Nel 1984 pubblicò: Il treno per Helsinki: metafora del percorso della vita di una donna attraverso un viaggio fatto in treno alla ricerca di un antico amore e probabilmente di se stessa. Il desiderio di comprendere, se le sue scelte fossero state diverse, come sarebbe andata la sua vita. Alla fine degli anni ottanta, Dacia Maraini approdò in televisione. Con il programma: Raccontare Palermo, incontrò e fece conoscere i vari esponenti della cultura siciliana. Nel 1990, Dacia Maraini pubblicò il romanzo: La lunga vita di Marianna Ucrìa. Vinse il Premio Campiello, raccontando le sue radici nella Sicilia della metà del settecento. Narrò la storia di una donna, che, malgrado soggetta per quasi tutta la sua esistenza al volere degli uomini, prima suo padre, poi suo marito, impostole dalla famiglia, riesce a liberarsi dal giogo e  a riprendersi la sua vita. Gli anni novanta furono molto prolifici. Pubblicò: Bagheria nel 1993, Voci nel 1994, Un clandestino a bordo nel 1996, Dolce per sé nel 1997 ed infine Buio, una raccolta di racconti che le valse il Premio Strega nel 1999. Il nuovo millennio si aprì, per Dacia Maraini, con la direzione del Festival internazionale di Gioia Vecchio e la pubblicazione del romanzo: La nave per Kobe. L’autrice fece i conti con il suo passato di prigionia in Giappone: talvolta nella vita bisogna andare a ritroso e chiudere con un vissuto che ci ha segnato. Dacia Maraini ad oggi ha pubblicato 20 romanzi, decine di racconti e poesie. Ha scritto testi teatrali, saggi e sceneggiature. Ha raccontato storie di donne, con il crescendo esponenziale dell’età. Donne fragili e forti che hanno dovuto fare i conti con una società patriarcale. Se esistesse un sindacato femminile, Dacia Maraini ne sarebbe ai vertici. Il ruolo della donna, la sua importanza nella società l’ha gridato e continua a farlo con l’esperienza di mille vite vissute.