I Bizantini furono definitivamente sconfitti dai Longobardi di Rotari. Costoro erano una massa di 400 mila anime, che comprendeva tante popolazioni. Vi si contavano Sassoni, Svevi, Gepidi, gli Ostrogoti del Norico, regione in gran parte corrispondente all’odierna Austria. Di questa orda faceva parte anche un cospicuo numero di Avari e di Bulgari, popolazioni di origine turco–mongola, di Pannoni di ceppo illirico, di Sarmati che erano una popolazione di ceppo iranico, e persino popoli di stirpe non germanica, ma latina, che arrivavano dalla Pannonia, discendenti di genti italiche pervenute in quelle contrade in Età Imperiale, poi diventati barbari. Fra il 640 e il 644, durante il regno di Rotari, i Longobardi si mossero da Pisa ed annetterono tutta l’area litoranea ligure–tirrenica, inclusa “Carrara”. All’epoca non era facile muoversi per i sentieri montani e in alcuni paesi i bizantini rimasero nel lunigianese, in forma di sacche di contingenti militari. Tuttavia rimasero emarginati dalla nuova realtà politica e finirono per esserne inglobati. All’epoca di Liutprando, all’incirca nel 726, vennero imposte leggi iconoclastiche che vietavano il culto delle immagini della Madonna e dei Santi, ordinate dall’Imperatore Leone III Isaurico. Per questo motivo, i militari bizantini, insediati in Lunigiana, decisero di rimandare le insegne, cioè si arresero. Quale fu la ragione di tale gesto? Nel 476, Odoacre aveva deposto Romolo Augusto, che, all’epoca aveva circa 15 anni, ma, dopo aver ucciso suo padre Oreste s suo zio Paolo, concesse al ragazzo una vita di agiatezze, con una rendita vitalizia pari a quella di un senatore. A quel punto, tuttavia, Odoacre, decise di mettersi sotto la sovranità dell’imperatore bizantino Zenone, da cui aveva ricevuto le cosiddette “regalie”, cioè le insegne.
Da qui il casus belli citato che giustificò l’intervento militare bizantino in terra italica e da qui la resa dei bizantini in terra ligure, ufficializzata con la consegna delle loro insegne, che avevano pertanto un forte significato simbolico.
La presenza bizantina lasciò traccia, in terra apuana, in alcuni toponimi di chiara etimologia greca, tra i quali i già citati Filattiera e Filetto (da phylacterion = “posto di guardia”), nel bagnonese le località di Greciola e molto probabilmente di Iera (presumibilmente da ierà = “sacro”), nonché la frazione liccianese di Apella (forse da “apella”, il luogo in cui, nella società spartana, si tenevano le assemblee popolari), la frazione aullese di Burcione, nella bassa val di Magra, il borgo di Nicola (da Mycoria, “mica aurea”, miniera d’oro, scoperta allora, ma, in realtà, esauritasi velocemente, oggi frazione di Ortonovo), mentre in val di Vara c’è un “Monte dei Greci” e a Varese Ligure un quartiere Grecino (o Grexino).
Luni era stata un crogiolo anche di religioni. Con i Longobardi tutto questo sparì e la Lunigiana divenne interamente cristiana. Molto interessante, a questo proposito, un’epigrafe rinvenuta nella Chiesa di San Giorgio di Filattiera risalente al 752, stando alla quale, un certo “Leodegar idola fregit”, “spezzò gli idoli (pagani)”. Il nuovo ordine sociale dei Longobardi permetteva certamente di dormire senza il pugnale sotto il guanciale e anche in Lunigiana cominciavano a formarsi comunità e paesi di “arimanni”, cioè di “uomini liberi atti alle armi”. Mentre prima il popolino era separato dalla classe militarizzata, adesso era possibile un nuovo ordine sociale: crescevano i notabili e di pari passo anche la classe nobiliare lunigianese, che incluse negli anni futuri, uomini che furono gli eponimi del lunigianese, del carrarese e del massese, una nuova classe dirigente che sempre più, proclamerà schiettamente la propria origine longobarda in onore ai vincitori. Gli ultimi bizantini seguirono la tradizione: “si piegarono, ma non si spezzarono” e passarono al versante Longobardo, alcuni tra i notabili, altri tra i militari. Morti loro, di bizantino restò ben poco. Una dominazione militare per nulla integrata con il popolo. Se qualcuno di loro si sposò, i figli divennero fieramente Longobardi, perché tutti i lunigianesi erano fieri della loro origine longobarda.