Lourdes Ramirez è una “serva”: un’offesa, se associassimo questa parola alla figura di una donna al servizio di una persona o di una famiglia, e che, per antonomasia, svolge lavori umili, termine, oggi, usato con il solo valore spregiativo. Lourdes, invece, mi apre un mondo, in cui essere “serva” riveste un ruolo importante. Lourdes è una Doula.
La parola Doula proviene dal greco e significa letteralmente colei che serve la donna. È proprio da questa frase che parte il viaggio alla scoperta di questo mestiere, con Lourdes come guida.
Di donne che servono le donne, aveva già sentito parlare in Paraguay, suo paese di origine, ma grazie agli affetti che la circondavano non sentì, durante la gravidanza, la necessità di una presenza esterna che l’aiutasse e la supportasse.
La nascita di una bambina disabile fu la realtà, con la quale lei, il consorte e la famiglia ebbero a confrontarsi. Il progetto di rientrare in Italia insieme al marito, fiorentino di nascita, si fece pressante per avere un’assistenza sanitaria per la piccola. Con la seconda gravidanza, la decisione fu presa e partirono. Senza l’appoggio della famiglia, rimasta tutta in Paraguay, trovarsi in un paese, che non era il suo, fu un impatto forte. Quel che mi racconta è, prevalentemente, legato alla sfera emotiva, al desiderio di avere accanto a sé una figura, che incarnasse l’antica professione delle donne che aiutano altre donne, dopo il parto. Ne prese consapevolezza e contattò l’associazione Mondo Doula. “Una donna in gravidanza, pur vivendo un momento splendido, soffre spesso di solitudine, è emotivamente più fragile, è subissata da tante domande ed ha, soprattutto, necessità di essere ascoltata. Purtroppo viviamo in una società, in cui tutti parlano, parlano, parlano: ma chi ascolta?” Eh già. Ecco, allora, che la Doula si pone come un grande orecchio che ascolta e, quando necessario, conforta, si mette al “servizio” di un’altra donna che sta chiedendo un aiuto emotivo.
Lourdes si innamora del percorso compiuto: l’esperienza è stata talmente bella che in quel mondo ci rimane. Avendo una figlia disabile, ha provato sulla propria pelle cosa vuol dire non avere sostegno pratico, se non hai la famiglia vicino, e vuole dare il suo contributo: lavorare con le donne, per le donne. Da quella che necessitava di un orecchio per essere ascoltata, diventa lei stessa un orecchio per ascoltare e supportare.
Si forma nella scuola dell’associazione Mondo Doula, nata nel 2009 e diventata, nel 2017, associazione professionale, riconosciuta a giugno 2022, in un corso, che si tiene un fine settimana al mese per dieci mesi, e con un periodo di praticantato affiancati da una docente, che segue tutte le pratiche del tirocinio, negli ultimi tre mesi di gestazione e i successivi tre post-parto. Tesi ed esame pratico, e Lourdes diventa una Doula. Da quel momento farà da madre alla madre.
Ma cosa fa nello specifico una Doula: dà un aiuto pratico alle donne in gravidanza e alle puerpere. Come? “Nella nostra società il modello della mamma perfetta corrisponde a una wonder woman fra le mura domestiche, una super donna! Tutti, o perlomeno molti, ci hanno fatto credere che per essere buone madri sia necessario essere, sempre, impeccabili e soddisfare le esigenze della famiglia e che il sacrificio è una condizione normale. Talvolta, però, questa condizione può portare all’autodistruzione, in quanto le donne tendono a non risparmiarsi sia nelle energie fisiche, sia in quelle emotive”. Ed ecco che entra in campo la Doula, con un sostegno pratico, che è, solo ed esclusivamente, ciò che la neo mamma chiede. Può essere lasciarle il tempo di farsi una doccia, un sonnellino, un massaggio, prepararle un piatto caldo, oppure prendersi cura del neonato per lasciarle lo spazio di stare con gli altri figli, se ci sono. Mentre, durante il periodo della gravidanza, ciò che la gestante richiede, la maggior parte delle volte, è confrontarsi con una donna, che capisca i suoi timori di non essere, dopo il parto, all’altezza della situazione, oppure sentire la necessità di organizzare l’arrivo del nascituro, o per valutare le informazioni, affinché la gravidanza sia serena. Anche in questo, il ruolo delle Doule è importante: il loro compito è garantire l’aspetto pratico, e, dato che non sono figure sanitarie, talvolta, suggeriscono alle mamme l’ausilio di professioniste a cui si affiancano: ginecologhe, pediatre, ostetriche, psicologhe, tutte figure non necessariamente femminili. Una rete di aiuto per ricostituire quel tessuto sociale, che è andato perduto. Il loro contributo si estende non solo alla mamma, ma, anche ai nonni e al padre. “La domanda che, spesso, si fanno i babbi è come rendersi utili con la loro compagna. Renderli partecipi e consapevoli è un’esperienza bellissima, sensibilizzarli è fondamentale. Gli uomini riservano sorprese molto interessanti”. Anche per Lourdes ogni esperienza che fa è bellissima, lo evinco dalla risposta alla mia domanda su cosa riceve in cambio dalle “sue donne”. “Continuo a imparare, tanto, ad ascoltare e ascoltarmi e ad avere tanta pazienza. Il quotidiano non ci consente di vederci, veramente, per come siamo. Ritrovo in esse la mia storia, le mie gravidanze, le difficoltà e, dentro tutto ciò, mi posso specchiare. Il mio sogno è raccontare le storie delle mamme, le solitudini, i progetti, le speranze. L’altro sogno nasce dalla mia esperienza personale: voglio creare un’associazione con mamme di bambini con disabilità, con le quali confrontarmi e parlarne. La famiglia tende a nascondere, è un processo doloroso, è necessario rendere la situazione più facile”.
Dal suo racconto percepisco, con potenza, quanto, in questo mestiere, sia fondamentale, come dice Lourdes, “mettersi nelle scarpe degli altri“. Non ci sono regole per essere una Doula o schemi da seguire per arrivare all’obiettivo, non c’è un vademecum: l’importante è arrivare al cuore e le parole chiave sono empatia e ascolto. È proprio su quest’ultimo, che Lourdes torna nuovamente, riferendosi al periodo del Covid. Le Doule hanno avuto un ruolo importante di ascolto attivo, non in presenza: un servizio gratuito fornito in tutte le regioni d’Italia. Ancora una volta ribadisce: “L’ascolto è una cosa preziosa! Tutti parlano, ma deve pur esserci qualcuno che ascolta!”.